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Cronaca

Meteo, cappotti in armadio. L'esperto: "L'inverno? Probabilmente anticiclonico e mite"

Cappotti e piumini possono restare ancora nell'armadio. Le temperature continueranno a restare al di sopra della media stagionale.

Cappotti e piumini possono restare ancora nell'armadio. Le temperature continueranno a restare al di sopra della media stagionale. Temporanee diminuzioni si potranno verificare in occasione di transiti perturbati, ma nel complesso il trend termico sarà indirizzato verso valori ancora oltre quelli attesi per il periodo. Le giornate fredde e tipicamente autunnali saranno brevi e ristretti al massimo ad un paio di giorni. Pierluigi Randi, meteorologo/previsore di MeteoCenter.it/Meteoromagna.com, fa il punto sulla situazione meteorologica in Emilia Romagna, fornendo le prime proiezioni per l'inverno in arrivo.

Oltre 21 gradi per le massime e quasi 14 per le minime: sono le medie delle temperature degli ultimi dieci giorni. Più che autunno sembra primavera. Pierluigi Randi, cosa sta succedendo in atmosfera?
In effetti i valori termici occorsi in Emilia Romagna (ma non solo) negli ultimi dieci giorni sarebbero più consoni alla prima decade di settembre o se vogliamo alla prima decade di giugno, e quindi sono da considerarsi quasi estivi. C'è da dire che fine ottobre ed inizio novembre non sono nuovi a fasi caratterizzate da tempo assai mite, ma nel caso di quest'anno si sta "esagerando", con anomalie termiche di temperatura media anche di 4/5°C. La causa di tutto ciò è da ricercarsi in una anomala (per il periodo stagionale) espansione verso nord della fascia anticiclonica subtropicale, la quale pilota verso la nostra regione masse d'aria calda o dal nord Africa o dal Mediterraneo occidentale; del resto la maggiore invadenza di anticicloni subtropicali, anche in periodi non proprio consoni, è cosa oramai consueta, ed è figlia dell'attuale contesto climatico.

Ma per la nostra regione subentra un fattore "aggiuntivo" legato all'orografia: il vento di libeccio detto anche colloquialmente "garbino". Si tratta di un vento caldo e secco di caduta dai rilievi appenninici allorquando una depressione al suolo, meglio se profonda, si innesca sul golfo ligure e viaggia attraverso la Pianura Padana, La depressione richiama masse d'aria calda ed umida dal Mediterraneo occidentale; tuttavia le correnti da sud ovest, attraverso la Toscana, devono prima o poi affrontare l'arco appenninico. In una prima fase la massa d'aria è costretta a salire rapidamente (versante toscano) condensando in nubi e precipitazioni l'elevata quantità di umidità specifica che contiene dopo aver sorvolato il Mar Tirreno. Ma in un secondo tempo le correnti, dopo aver superato le cime appenniniche, si riversano a valle verso la pianura romagnola; tale discesa comporta moti discendenti che determinano un riscaldamento della massa d'aria per compressione adiabatica e nel contempo essa diviene molto più secca.

Ecco quindi che questo particolare vento giunge a noi come caldo e secco (effetto fohn appenninico) nonostante l'aria in origine sia calda ed umida, ma è proprio l'effetto di "caduta" dai rilievi che la rende assai secca. Infatti il "fohn", nel nostro caso "il garbino", è un cosiddetto vento di caduta. Pertanto l'aria, già calda in origine, subisce un ulteriore riscaldamento ad opera dell'effetto "fohn". Ecco quindi che si spiegano i 24/26°C raggiunti la scorsa domenica in vaste zone della regione.

Nel medio termine, ci sarà ancora una prevalenza di correnti miti?
Il flusso in quota di correnti atlantiche più o meno ondulate, che sono quelle che pilotano le perturbazioni oceaniche, nei prossimi 8-10 giorni tenderà ad abbassarsi un poco di latitudine, pertanto avremo periodi di tempo instabile o a tratti perturbato, alternati a periodi di tempo buono con temperature sempre superiori alla norma del periodo, anche se le anomalie non dovrebbero essere così pesanti come quelle dei giorni scorsi. Temporanee diminuzioni si avranno in corrispondenza dei periodi perturbati, e nel complesso il trend termico sarà indirizzato verso valori ancora sopra la norma, ma un pò più vicini alle temperature tipiche della prima decade di novembre.

Le precipitazioni risulteranno nella media?
Dopo un mese di ottobre alquanto piovoso su tutta la regione (superati i 100 mm mensili su vaste zone di pianura e costiere), il mese di novembre (climatologicamente il più piovoso dell'anno sulla quasi totalità della regione) è iniziato con precipitazioni scarse, nonostante il passaggio di alcune perturbazioni, a causa del prevalere dei venti di libeccio. A partire da martedì avremo un miglioramento dopo il debole fronte transitato lunedì, e fino a venerdì, torneranno alta pressione e temperature assai miti per il periodo (massime superiori a 20°C). Poi probabile peggioramento tra sabato e lunedì col ritorno delle piogge ed un moderato calo termico. Una successiva fase instabile potrebbe aversi all'incirca a metà mese. In ogni caso sotto il profilo delle precipitazioni il 2013 vede un andamento caratterizzato da accumuli in linea o anche superiori alle medie di riferimento, pertanto l'annata è considerarsi, almeno per questo indicatore, buona, dopo le pesanti siccità 2012-2011-2009-2008.

Sembra strano, ma tra meno di un mese inizia l'inverno meteorologico. Sul web impazza una sorta di "toto-inverno", con le prime proiezioni degli esperti. Lei cosa ci può annunciare?
Gli scenari che si possono ipotizzare per il prossimo inverno sono ancora oggi definibili, per restare in ambito meteorologico, "nebulosi". Infatti alcuni indicatori (o per meglio dire predittori) portano nella direzione di un inverno sostanzialmente anticiclonico (quindi governato da prevalenti alte pressioni) e mite (specialmente in quota, per le pianure occorre tenere conto delle inversioni termiche) interrotto solo saltuariamente da fasi fredde di tipo continentale ad interessare essenzialmente il comparto adriatico ed il sud e con piovosità complessivamente scarsa.  Altri "predictors" vanno in direzione quasi opposta, ovvero una stagione simile a quella 2009-2010, che non fu particolarmente fredda ma con elevata piovosità e numerose nevicate anche sulle pianure e costa. Personalmente tendo a dare maggior credito alla prima ipotesi, in attesa di essere puntualmente smentito da madre natura come è giusto che sia.

Alcuni "slittano" la fase più cruda dell'inverno nella terza parte della stagione, mentre cancellano i sogni di un bianco Natale poichè protetto dalla campana dell'anticiclone delle Azzore. Qual è la sua opinione a riguardo?
Ripartendo dalla risposta precedente, e dando per verosimile il primo scenario ipotizzato, potrebbe in effetti essere proprio così: ovvero una partenza "fredda" tra fine novembre ed inizio dicembre, una lunga fase tranquilla nella fase centrale della stagione governata dalle alte pressioni subtropicali (Azzorre), ed un risveglio dei rigori invernali nella parte finale. Ma in queste circostanze tendo ad essere sempre assai prudente, nel senso che si può tracciare un andamento stagionale medio su base trimestrale, ma già discriminare i singoli mesi o peggio ancora decadi mensili aumenta sensibilmente il margine di errore, che peraltro è elevato già in partenza.

E' un dato di fatto, non esistono più le mezze stagione e sono sempre più frequenti fenomeni estremi. Quanto incide su tutto ciò il riscaldamento globale?
Incide molto, soprattutto per quanto concerne il contesto relativo alle precipitazioni intense. Infatti è ampiamente dimostrabile e dimostrato che un aumento della temperatura media è potenzialmente legato a fenomeni precipitativi più intensi; ciò perchè più aumentiamo la temperatura più l'atmosfera è in grado d contenere vapore acqueo e nel contempo di "trattenere" l'acqua che può essere presente in un certo volume di aria; e ciò è confermato fisicamente dall'equazione di Clausius-Clapeyron, la quale dice che per ogni aumento della temperatura di 1°C l'atmosfera aumenta la propria capacità di trattenere acqua del 7%. Ed è quello che sta avvenendo anche nel bacino del Mediterraneo, con temperature dell'aria più alte ma anche temperature superficiali del mare più elevate; due elementi che all'unisono contribuiscono a determinare precipitazioni più intense, specie nel periodo autunnale.

Peraltro i maggiori e più autorevoli centri di ricerca sui cambiamento climatici, pongono l'area Mediterranea come "hot spot" (area molto sensibile) e sostanzialmente lo stiamo già sperimentando, con proiezioni future che vedono una complessiva diminuzione della piovosità nell'area mediterranea, ma con lunghi periodi siccotosi alternati a brevi periodi con precipitazioni molto intense. Qualche prova già ce l'abbiamo anche in casa nostra: negli ultimi 20 anni abbiamo avuto almeno 10 casi di siccità primaverile-estiva (a volte anche invernale) molto severa, ma nello stesso tempo anche le due estati più piovose dal dopoguerra (1995 e 2002); e non dimentichiamo ad esempio i 100 millimetri in meno di un'ora a Rimini dello scorso giugno (mai successo prima). Sono le facce di una stessa medaglia. Insomma dovremo abituarci a questo "trend", con fenomeni cosiddetti "estremi", sia lato termico che precipitativo, sempre più frequenti.

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