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Cronaca

"Plastica nell'acqua, nei cibi e nel sangue, la scienza studia gli effetti su salute e ambiente"

Il parere di Maria Sighicelli, esperta di Enea, sul tema delle microplastiche. Il Comune di Forlì compra piatti e lavastoviglie per le scuole per ridurre l'uso della plastica usa e getta

Sono presenti ovunque: nel mare, nell’aria che respiriamo, nell’acqua che beviamo, nei cibi, ma anche negli organi umani, nel sangue e persino nella placenta. Sono le microplastiche - termine coniato nel 2004 - particelle piccolissime di dimensioni inferiori ai 5 millimetri e fino a un micron, divenute negli ultimi anni oggetto di studi scientifici per valutarne gli effetti sulla salute e sull’ambiente. Un tema decisamente attuale, al quale anche la trasmissione Presa Diretta, su Raitre, ha dedicato un approfondimento nella puntata di lunedì scorso.

“Un tema più che emergente - conferma Maria Sighicelli del Laboratorio di Biodiversità e Servizi ecosistemici dell’Enea - sul quale si concentra l’attenzione della comunità scientifica per valutare l’impatto che può avere sull’ecosistema e sull’organismo. Si tratta di una valutazione a 360 gradi che tiene conto anche dell’interazione con altri agenti inquinanti, per capire quali siano le concentrazioni oltre le quali si può parlare di effetti ecotossicologici”.

Una valutazione che arriva nel corso del seminario di presentazione del progetto Blue Lakes per il monitoraggio delle microplastiche nelle acque dolci di laghi e fiumi che interesserà anche la diga di Ridracoli, svoltosi nel salone comunale. “Si è passati dalla produzione di un milione e mezzo di tonnellate degli anni ’50 ai 400 milioni del 2019 - ha detto Sighicelli - non c’è quindi da stupirsi se, lasciata nell’ambiente e trattata come rifiuto, la plastica ha creato un problema. La notevole produzione e la longevità dei materiali plastici, unite a una gestione non sempre efficiente, ha portato a una continua dispersione nell’ambiente”. 

Scuola: piatti, lavastoviglie e borracce al posto dell'usa e getta

Una tematica stringente anche a livello locale che ha visto l’Amministrazione intervenire da tempo con azioni e buone pratiche, a partire dalle scuole. “Le microplastiche sono difficili da quantificare e impossibili da rimuovere - ha detto l’assessore all’Ambiente, Giuseppe Petetta - e suscitano preoccupazione anche per la salute pubblica. Come Comune siamo intervenuti per limitarne la diffusione con l’acquisto di piatti e lavastoviglie per le scuole primarie e dell’infanzia, sostituendo così prodotti usa e getta. Ma anche con l’acquisto di borracce per gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, e abbiamo installato i distributori dell’acqua per i dipendenti pubblici e le casine dell’acqua sul territorio. Un aiuto importante arriva dalla raccolta differenziata, con il sistema porta a porta integrato che consente un alto tasso di recupero della plastica”.

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