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Cronaca

"Il 'Miglio bianco' diventi patrimonio dell'Unesco: è l'unicità artistica di Forlì"

Ne è convinto l'assessore alla Cultura Valerio Melandri che per 'Miglio Bianco' intende il viale della Libertà, o viale della stazione come tutti lo conoscono a Forlì

Il “Miglio Bianco” è una varietà artistica unica al mondo  e per questo meritevole di essere candidato a Patrimonio dell’Umanità dell'Unesco. Ne è convinto l'assessore alla Cultura Valerio Melandri che per 'Miglio Bianco' intende il viale della Libertà, o viale della stazione come tutti lo conoscono a Forlì. Un concentrato di architettura razionalista del Ventennio fascista che per Melandri “rappresenta un unicum nel panorama urbanistico mondiale e per questo stiamo ipotizzando, dopo che sarà finita la ristrutturazione dell’intero viale, di candidarlo all'Unesco. In un chilometro o poco più, è infatti racchiusa una ricchissima varietà di stili architettonici ed artistici impossibile da trovare in altre città”. 

Per Melandri “il vero valore è che quel chilometro (il cosiddetto Miglio bianco) è una specie di catalogo di tutti gli stili architettonici del ventennio o poco più. Per vedere una completezza simile, per esempio, a Roma, bisognerebbe fare più o meno 50 chilometri e percorrerla in lungo e in largo, saltando da un quartiere e all’altro (dall’Eur al Foro Italico, dalla Città Universitaria al Palazzo Piacentini)”, mentre “a Forlì, stili diversi si affacciano l’uno a fianco all’altro in poche centinaia di metri, creando una commistione e una stratificazione che rende Forlì unica al mondo”. 

Per l'assessore, nel lanciare l'idea della candidatura, il proposito è “valorizzare e non rinnegare quello che abbiamo: nessuno mette in discussione che il contesto storico di riferimento vada sempre giudicato: è cosa nota che qualunque “potere” faccia politica anche attraverso uno stile architettonico. Di certo, però, la basilica di San Pietro a Roma o i Musei Vaticani non valgono di meno solo perché ne iniziò la costruzione Giulio II, il cosiddetto “Papa terribile”. Anche il Barocco rappresentava una politica spesso feroce e ingiusta, tesa verso un assolutismo che voleva esprimere il proprio potere con tutto il fasto possibile. Non per questo, però, l’architettura barocca è da scartare”.

“Quello che dobbiamo fare è costruire progetti per valorizzare l’arte e architettura volgarmente chiamata “fascista”, per troppo tempo non valorizzata e posta in secondo piano perché associata al regime sotto cui è fiorita. Siamo tutti antifascisti e siamo tutti post-fascisti (ci mancherebbe!). Ma soprattutto siamo tutti pro-Forlì”.

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