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Cronaca

Missione umanitaria dell'Ausl di Forlì in Ghana per formare fisioterapisti

Nella loro opera di “addestramento”, i tre specialisti hanno svolto una didattica esclusivamente pratica, confrontandosi con gli studenti e con alcuni fisioterapisti locali

La riabilitazione, in Ghana, muove i suoi primi passi grazie alla missione umanitaria cui hanno partecipato come volontari anche il dottor Germano Pestelli, direttore dell’U.O. di Medicina Riabilitativa dell’Ausl di Forlì, e la fisioterapista Monica Castellucci, della stessa unità. Grazie all’intervento dei due professionisti forlivesi, accompagnati dalla fisioterapista Elena Boccaletti di Prato, sono stati, infatti, formati i primi fisioterapisti locali e si sono poste le basi per progettare una scuola di fisioterapia presso il St. Joseph Hospital di Koforidua.

Nella loro opera di “addestramento”, i tre specialisti hanno svolto una didattica esclusivamente pratica, confrontandosi con gli studenti e con alcuni fisioterapisti locali; inoltre, hanno cercato di progettare una diversa organizzazione della riabilitazione sia a livello territoriale sia per i pazienti ricoverati, di rivedere tempi e luoghi di trattamento, nonché di valutare una gestione delle persone in base a problemi anche sociali e logistici. «L’esperienza è stata assolutamente gratificante – commenta il dott. Pestelli – sia umanamente che professionalmente».

Pienamente raggiunto, quindi, lo scopo della missione, patrocinata dalla SIMFER (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione) e gestita dall’AFMAL (Associazione Fatebenefratelli per i malati Lontani) che si proponeva di formare 15 giovani ghanesi all’attività di riabilitazione in un ospedale prettamente ortopedico, il St. Joseph Hospital di Koforidua, appunto. In Ghana, d’altronde, la riabilitazione è, di fatto inesistente. Pur esistendo una scuola per fisioterapisti ad Accra, non vi sono fisiatri o almeno medici specialisti in riabilitazione, e allo stesso St. Joseph Hospital «è l’ortopedico che prescrive genericamente “fisioterapia” o tutt’al più “massaggi, mobilizzazioni e infrarossi”», come racconta il dott. Pestelli. «Il concetto di presa in carico è di là da venire – spiega – non a caso, la gestione del trattamento spesso supera di poco i 10 minuti per massaggio e mobilizzazione, davvero un po’ poco per una ripresa ottimale e guidata di lesioni gravi. Tutto questo accade perché non vi è stata negli anni alcuna formazione specifica sul personale sanitario addetto».

Eppure, sono molti i pazienti - nei quali per altro si riscontra «una forte volontà di recuperare e tornare ad una vita partecipata» - che necessiterebbero di questo tipo di cure. «Al St. Joseph Hospital, le patologie più frequenti sono quelle traumatiche secondarie ad incidenti stradali o sul lavoro – rivela il dott. Pestelli – Si vedono veri e propri sconquassi ossei provocati prevalentemente dall’impatto delle auto contro i pedoni che camminano lungo le strade. Incidenti di questo tipo sono molto frequenti, in quanto il parco macchine è vecchio, la segnaletica stradale aleatoria, e la vita in molte città e paesi si svolge prevalentemente nella strada principale». Le problematiche maggiori sono quindi le fratture esposte e le relative complicanze. «Le metodiche usate sono prevalentemente interventi con placca e viti o fissatori esterni – prosegue il direttore – mentre la complicanza più frequente è la relativa infezione. La riduzione delle fratture è ottenuta grazie alla buona manualità dei chirurghi ortopedici locali, con professionisti stranieri impegnati, invece, in interventi d’elezione oltre che a seguire qualche fratturato». Al St. Joseph Hospital di Koforidua, infatti, i medici autoctoni sono coadiuvati da colleghi cubani, olandesi, e inglesi, che si alternano a rotazione più o meno continua.

Il buon esito della missione è testimoniato anche dalla proposta del governo locale all’AFMAL di progettare una scuola di fisioterapia presso il St. Joseph Hospital. «Se andrà a buon fine – rivela il dott. Pestelli – un gruppo di docenti italiani si recherà a far lezioni in Ghana presso una Scuola Universitaria di Fisioterapia. Lo scopo è immettere in un territorio che ne ha assolutamente bisogno un buon numero di persone che gestiscano la riabilitazione, migliorando la qualità della vita dei cittadini ghanesi, e nel contempo favoriscano lo sviluppo del welfare nel loro paese».

 

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