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Il lutto

Il 66esimo "Trieste" la portò in Italia per salvarle la vita: addio a Nazifa, la 20enne dal cuore d'oro

Giovedì il cuore di Nazifa si è spento per sempre. La ragazza è deceduta dopo un trapianto di polmoni avvenuto nei giorni scorsi all'ospedale di Padova

I militari del 66esimo Reggimento 'Trieste' di Forlì si attivarano per salvarle la vita. Era il luglio del 2008 e Nazifa Noor Ahmad aveva appena 7 anni. In particolare soffriva di una grave forma di linfoma di Hodgkin cervico-toracico, guarendo dopo circa due anni di cure alle quali si sottopose all'ospedale Sant'Orsola di Bologna. Ma la sua vita era legata ad un filo che si sarebbe potuto spezzare da un momento all'altro. Giovedì il cuore di Nazifa si è spento per sempre. La ragazza è deceduta dopo un trapianto di polmoni avvenuto nei giorni scorsi all'ospedale di Padova. Nei prossimi giorni verrà fissata la data del funerale. "L'Italia mi ha dato la possibilità di andare a scuola, di poter capire le varie culture, oltre alla mia, e non ero a conoscenza della parità di genere - raccontava Nazifa, raccontando in un video della Croce Rossa l'attestato d'onore di Alfiere della Repubblica per il suo impegno nel volontariato -. Mi ha dato la possibilità di conoscere me stessa e di capire quale potessero essere le mie capacità come donna, come persona e cosa potevo fare per le altre persone che mi hanno aiutato. Penso che tutti nel nostro piccolo dovremmo aiutare gli altri senza aspettarci nulla in cambio". 

La storia

La fiamma della speranza si era accesa nel 2008, quando i militari della Brigata Friuli impegnati nella missione di pace in Afghanistan le diedero la possibilità di vivere una vita normale, mandandola in Italia per curarsi. Nazifa, all'epoca aveva 7 anni. Viveva in un villaggio nei pressi di Herat e combatteva contro una grave forma di linfoma toracico-cervicale, il linfoma di Hodgkin. Il comando della Brigata aeromobile 'Friuli', i militari del 66esimo Reggimento 'Trieste' di Forlì e la Regione Emilia Romagna si attivarano per farla arrivare in Italia, dove giunte con un C-130 dell'Aeronautica Militare. Ospitata poi dall'ex comandante della Polizia Municipale di Bagnacavallo e responsabile della Protezione civile della Bassa Romagna, Roberto Faccani, Nazifa, iniziò un lungo ciclo di cure, tra chemiotrapia e vari interventi, venendo ricoverata e curata nel reparto oncologico del Sant'Orsola. Dopo circa due anni l'inizio di una nuova vita. "Io e mia moglie, quando l'abbiamo vista, ci siamo guardati negli occhi e ci siamo legati in questa avventura - raccontava Faccani in una video della Croce Rossa - E' stata molto lunga, perchè Nazifa è stata ricoverata tantissime volte e non è stata facile. Nel letto, con gli occhi chiusi, e attaccata alle flebo. Solo la determinazione. Quando ha aperto gli occhi ho capito che ce l'aveva fatta". 

Una vita da volontaria

Nazifa ha frequentato il liceo scientifico di Lugo ed era volontaria, come il padre adottivo, della Croce Rossa di Lugo, oltre ad aver svolto il ruolo di interprete nei centri di accoglienza per i migranti, tanto che nel 2018 Nazifa è stata insignita dal presidente Sergio Mattarella dell'attestato d'onore di Alfiere della Repubblica per il suo impegno nel volontariato. "L’impegno con la Croce Rossa è nato perché volevo ricambiare l'affetto e il bene che ho ricevuto in tutti questi anni - aveva spiegato Nazifa durante una seduta del consiglio comunale di Bagnacavallo - Quello che faccio nella Croce Rossa non è nulla di che, però ho notato che anche soltanto la compagnia, la presenza di una persona che sa parlare la tua stessa lingua ha cambiato un po’ il modo di vedere delle persone che accogliamo". "Cerca di fare qualcosa per alleviare le sofferenze delle persone che hanno sostegno", diceva Faccani.

Il dolore del tutore

Raccontava Nazifa nel 2016 in un video della Croce Rossa: "Sono stata accolta nella famiglia di Roberto (Faccani, ndr) dove ho conosciuto le sue tre figlie con le quali sono molto legata e che considero delle sorelle". "E' un momento molto difficile e noi della famiglia facciamo fatica a parlare ed esprimere i sentimenti che proviamo per questa grave perdita - sono le parole di Faccani rilasciate a RavennaToday -. Nazifa era con noi da 14 anni e io e la mia famiglia l’abbiamo seguita sempre in ogni suo passo, sia per la cura della malattia, sia per l’inserimento nella vita sociale. Si sentiva perfettamente italiana, romagnola e bagnacavallese. A 7 anni imparò la nostra lingua in 4 mesi. Era legata a tutti e amata da tutti. Gli amici e i compagni di scuola sono increduli di quanto accaduto e negli ultimi mesi l’hanno sempre seguita e sostenuta. Ha dato alla collettività il meglio di se e resterà nei ricordi di molti. Aveva mille aspettative. Il destino ce l'ha impedito. Non è possibile morire a 20 anni in una Rianimazione".

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