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Cronaca

Da 28 anni viveva prigioniera del suo corpo: addio alla guerriera Patty, un ictus se l'è portata via

Aveva passato quasi trent'anni della sua vita completamente immobile e impossibilitata a parlare, a causa di un aneurisma che l'aveva colpita quando aveva 36 anni

Aveva passato quasi trent'anni della sua vita completamente immobile e impossibilitata a parlare, a causa di un aneurisma che l'aveva colpita quando aveva 36 anni. Ma ora Patrizia Donati ha smesso di lottare: un improvviso ictus se l'è portata via a 64 anni. Lascia il marito Claudio e i due figli Erica e Thomas, ma soprattutto un'intera comunità, quella forlivese, che le voleva bene. Comunicava attraverso gli occhi, quegli stessi occhi che in questi 28 anni hanno avuto tante storie da raccontare. Patrizia aveva una gran voglia di vivere, e spesso era protagonista di incontri con studenti e famiglie a cui trasmetteva il suo coraggio e la sua speranza.

"Ore di lutto per noi del Club. Poco fa è salita in cielo Patrizia Donati, la nostra cara Patty. La mia avventura con l’inguaribile voglia di vivere è iniziata con Mario Melazzini e con lei. Fu la prima persona colpita da una grave disabilità che incontrai e che raccontai tanti anni fa nel libro l'inguaribile voglia di vivere. Siamo rimasti vicini, amici, praticamente 15 anni. L'altro giorno ci aveva mandato un messaggio, a me e a Marco, che ora mi fa piangere e rimpiangere" sono le prime parole nel ricordo di Massimo Pandolfi, presidente del club "L'inguaribile voglia di vivere" di cui Patrizia faceva parte 

"Rimpiangere il fatto di non averle potuto dare l’ultimo saluto. Aveva 62 anni Patrizia, dall'8 marzo 1993, festa della donna, viveva prigioniera del suo corpo. Doveva fare un picnic con la sua famiglia quel giorno, con suo marito e i suoi figli. Un ictus l'ha fermata.  In questi 28 anni abbondanti, immobile nel suo letto, capace di parlare solo attraverso il battito degli occhi, ha fatto tanto. Per tanti. A me ha insegnato  forse un po' tutto. Con i suoi occhi. Con il suo silenzio. Diciamo che mi ha fatto capire un po' meglio cos'è la vita" ricorda ancora Pandolfi 

“Vivo perché Qualcuno mi ama” era la sciarpa che per 28 anni ha troneggiato sopra il suo letto. Mai un capello fuori posto, la sua tenacia, la sua testardaggine, il suo stupore, la sua curiosità  su tutto ciò che capitava fuori dalla sua camera, diciamo la sua inguaribile voglia di vivere, hanno fatto scuola. Lezione. Amabile lezione. Ciao Patty, continua a darci un occhio da lassù"

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