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Cronaca

Morte di Zlata, al via il processo d'Appello al marito violento: super-perizia sul colpo alla testa per cui morì la giovane madre

Zlata Zahariuk era una giovane mamma ucraina di 32 anni. Secondo le accuse, subiva vessazioni dal marito che si protraevano da anni. La donna venne trovata a letto senza vita, a fianco del marito

E' iniziato alla Corte d'Appello di Bologna il processo di secondo grado nei confronti di Oleksandr Zahariuk, 38 anni, ritenuto il responsabile della morte di sua moglie  Zlata Zahariuk, avvenuta a Forlì il 7 luglio 2019 nella loro casa di via Pantoli. Il decesso avvenne in un quadro di violenze domestiche prolungato, che la donna non volle mai denunciare per non spezzare la famiglia dove cresceva suo figlio. Dopo la condanna a 16 anni di reclusione che il giudice Di Giorgio comminò lo scorso 22 ottobre in Tribunale a Forlì (con la scelta del rito abbreviato l'imputato aveva beneficiato della riduzione di un terzo della pena), ora spetta alla Corte d'Appello di Bologna rivalutare il caso, su ricorso della difesa dell'imputato. La prima udienza, che si è tenuta venerdì scorso, è stata subito decisiva: la Corte, infatti, ha disposto una super-perizia. Il 30 settembre si terrà la nuova udienza per il conferimento degli incarichi ai professionisti che dovranno gettare nuova luce sul caso.

Zlata Zahariuk era una giovane mamma ucraina di 32 anni. Secondo le accuse, subiva vessazioni dal marito che si protraevano da anni. La donna venne trovata a letto senza vita, a fianco del marito Oleksandr. Quando arrivò il 118, tuttavia, non c'era più niente da fare. Sul corpo c'erano ferite ed ecchimosi, ma niente che potesse far pensare ad un colpo mortale inferto nell'immediatezza. Tuttavia, la causa della morte, secondo l'accusa, era da addebitare ad un colpo alla testa di qualche giorno prima, inferto nell'ambito di maltrattamenti che andavano avanti da anni, ben noti ad amici e parenti, ma mai formalizzati all'autorità giudiziaria come denuncia. A detta dei conoscenti che l'avevano invitata più volte a denunciare il compagno, lei rispondeva sempre che il loro bambino doveva crescere anche con la presenza del padre. Tuttavia la vittima avrebbe raccolto fotografie dei pesteggi subiti di volta in volta nel corso del tempo.

Le indagini: le foto delle violenze e quel colpo alla testa

Il soggetto quando stava per essere eseguito l'arresto in Italia riuscì a fuggire in Ucraina e attualmente si trova latitante nel Paese dell'ex Europa. Oleksandr Zahariuk è stato condannato a 16 anni per il reato di maltrattamenti aggravati dalla morte della vittima. Oltre alla pena detentiva, per la sentenza di primo grado deve corrispondere anche ad una provvisionale da 100mila euro a favore del figlio e di 60mila euro a favore della madre della giovane deceduta, assieme ad altre pene accessorie. La decisione di primo grado è ora al vaglio dei giudici di Appello che fin dalla prima udienza hanno fissato l'interrogativo a cui dovranno rispondere gli esperti, sia quelli del tribunale che i consulenti della difesa e della parte civile: vale a dire se quell'ematoma subdurale che avrebbe causato la morte sia da addebitare ad uno episodio recente di violenza, tra i tanti subiti dalla ragazza, o se invece avesse natura cronica e quindi non legabile sufficientemente nel rapporto causa-effetto alle violenze inferte dal marito. Prima della morte la donna lamentava un forte mal di testa, nonché avrebbe presentato ripetuti episodi di vomito che nella sua solitudine vennero sottovalutati da tutti. A circostanziare i contorni di quella e tante altre liti e aggressioni sono state poi le dichiarazioni rese dalle decine di testimoni, dalle amiche ai conoscenti, ai vicini di casa, gli insegnanti del figlio minore, l’anziana donna dove Zlata prestava servizio come badante, tutte concordanti sui maltrattamenti che tutti percepivano intorno alla giovane madre.

La mobilitazione dei cittadini

La morte di Zlata Zahariuk è stato un caso giudiziario che rischiava di finire nel dimenticatoio, ma che è stato tenuto tenacemente all'attenzione dell'opinione pubblica grazie all'impegno dei vicini di casa di Zlata di via Monari - dove la donna aveva abitato fino a qualche giorno prima della morte -, che hanno creato anche una pagina Facebook 'Chiediamo giustizia per Zlata' e manifestato con uno striscione steso davanti al tribunale ad ogni udienza, compresa quella della sentenza di primo grado.  In aula a tenere il ruolo dell'accusa è stata il pm Federica Messina della Procura di Forlì, che al termine dell'arringa finale aveva chiesto una condanna a 15 anni. Il giudice Di Giorgio è poi andato oltre la richiesta della Procura, definendo una condanna a 16 anni. 

La difesa, rappresentata dagli avvocati Gianluca Barravecchia e Erica Ferrini, ha sempre respinto completamente le ipotesi dell'accusa, sostenendo che non sia stato dimostrato il nesso tra il marito e le eventuali percosse che avrebbero provocato le ferite, e ha fatto riferimento invece alla fragilità della giovane e alla sua debilitazione fisica causata da un presunto abuso di alcolici. Sono parti civili la madre e la sorella di Zlata. I famigliari sono rappresentati dagli avvocati Giuseppina Castronovo, mentre l'avvocato Elena Toni rappresenta i Servizi sociali del Comune di Forlì, tutori del figlio minore della coppia. Sulla vicenda c'era già stato un provvedimento giudiziario nei confronti di un forlivese, compagno della madre dell'imputato, accusato del reato di favoreggiamento per aver condotto  Oleksandr Zahariuk a prendere il bus che lo avrebbe poi riportato in Ucraina, poco prima dell'arresto. La pena nel suo caso è stata di 180 ore di lavori sociali con l'istituto della "messa alla prova".

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