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Cronaca

L'ultimo saluto ad Alberto Conti: "Chiamato a sè da Cristo riciclatore". Il figlio: "Ha sempre cercato giustizia e uguaglianza"

Il funerale è stata l'occasione per tanti di dare l'ultimo saluto ad un militante che è stato per decenni il punto di riferimento  del civismo ambientalista forlivese. 

Alberto Conti è stato chiamato a sé da “Cristo riciclatore”: è questa l'immagine che ha usato don Marino Tozzi nella sua omelia funebre per ricordare la figura pubblica di ambientalista di Conti, morto a 70 anni, la notte di Natale, a causa del Covid contratto una decina di giorni prima. Il funerale, mercoledì pomeriggio nella chiesa di Santa Reparata a Terra del Sole, è stata l'occasione per tanti di dare l'ultimo saluto ad un militante che è stato per decenni il punto di riferimento  del civismo ambientalista forlivese. 

Il parroco nell'omelia ha preso a prestito una delle battaglie più care di Conti, quella per il riciclo dei rifiuti, per il quale si era battuto negli ultimi anni con la creazione di Alea. Così don Marino: “Gesu vuole recuperare tutto, tutto è prezioso per lui. Alberto credeva molto nell'uso buono delle cose create, credeva nel principio dell'economia riciclabile, cioé che nulla vada perduto ma che tutto rientri nel cerchio dell'utilità. Questo vale anche nel campo spirituale: Gesù è venuto per recuperare tutto quello che viene dall'uomo, anche quello che fa l'uomo disprezzando le legge di Dio, riutilizza anche il peccato”. Ed ancora: “Utilizzando questo termine dei giorni nostri “Cristo è riciclatore: il nostro male lo sa trasformare in bene”. Quindi l'invito a “imitare i suoi buoni esempi”. 

L'ultimo addio ad Alberto Conti


Dall'altare un ricordo anche dal figlio: “Mio padre era una persona amata e stimata da chi ha avuto modo di conoscerlo, ma anche rispettata e stimata da chi aveva opinioni diverse dalla sua. La sua passione più grande era la sua amata bicicletta, dove andava ovunque. Era onesto, ha sempre seguito le sue idee per perseguire giustizia e uguaglianza. Ma a volte le sue grandi qualità potevano essere difetti: la sua grande tenacia e caparbietà potevano diventare testardaggine”.

E quindi l'addio di un compagno di battaglie civiche, che rimarca “la sua testardaggine, quella di uno che ha sempre studiato e lo faceva 24 ore su 24, senza mai trascurato la famiglia”. Ed ancora: “Sapeva dialogare rispettando il prossimo . Le sue battaglie le ha fatte perché il nipote del suo nipote possa vivere in un mondo più vivibile, noi li chiamiamo posteri. Combatteva per persone che non conosceva. E' importante raccogliere quel testimone, non spendere parole per lui e continuare la sua opera”.

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