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Cronaca

Gli occhi degli amanti dell'arte tornano puntati su Forlì: come sarà la grande mostra sull'Art Deco

"Art Deco" , due parole corte e semplici, identificative di un periodo storico - quello degli anni '20 - che nell'immaginario collettivo già portano con sé atmosfere piacevoli, voglia di vita, modernità

UN GUSTO, NON UNO STILE – Dal momento che l'Art Deco attraversa diverse discipline, e finisce per ritrovarsi non solo nelle arti decorative, ma anche nella moda, negli arredi, finanche nei manifesti pubblicitari, l'Art Deco è prima di tutto un gusto che ha attraversato un'epoca, e proprio questo sarà lo scopo della mostra: ricostruire il gusto estetico degli anni '20 nelle sue contraddizioni dal momento che si scontrava un'idea di bellezza elitaria e che contemporaneamente si faceva seriale e “democratica”. Per esempio una sezione sarà dedicata alla sculture di animali in vetro, marmo e bronzo, una specie di zoo di suppellettili che denota una rappresentazione della natura non più simbolica, ma semplicemente di abbellimento delle abitazioni borghesi. Insomma, una mostra “glamour” - senza per questo togliere con questo termine la scentificità del percorso storico e artistico che il comitato organizzatore ha voluto impostare. D'altra parte si va dai gessi delle decorazioni dei grattacieli newyorchesi ad una ricostruzione di una stanza del Vittoriale di D'Annunzio, da tutta una sezione dedicata all'orientalismo agli allestimenti dei transatlantici di inizio Novecento. La mostra strizza l'occhio al grande pubblico, allestendo lo spettacolo della bellezza moderna e d'un tempo contemporaneamente, quella che ancora oggi ci fa sognare e che nell'immaginario collettivo rimane imbattuta nella sua cura dei dettagli.

Ma tra le 400 opere in esposizione non manca certo l'arte e la creatività dell'epoca: dagli artisti delle Biennale di Monza e della Triennale di Milano alle opere di Gio Ponti. Lo sguardo della mostra indugia poi anche su eccellenze locali come le opere di Tito Chini alle terme di Castrocaro, quelle di Florestano Di Fausto a Predappio, e un collegamento con  il museo delle ceramiche di Faenza che in contemporanea allestisce un focus sull'art deco nella ceramica e in Romagna. 

LA SFIDA DI FORLI' – L'esposizione sull'Art Deco verrà inaugurata sabato 11 febbraio dal Ministro della Difesa Roberta Pinotti. Gli occhi sono già puntati su Forlì, perché ormai esiste un vasto pubblico non solo di esperti del settore che in questo periodo dell'anno va a curiosare e attende di vedere “che cosa combina quest'anno Forlì”. “Con la mostra dello scorso anno sul mito di Piero della Francesca Forlì ha dato un contributo determinante alla critica relativa alle influenze di Piero nell'arte”, ricorda Brunelli. E d'altra parte Forlì, non avendo alle spalle una storica tradizione come le grandi città d'arte italiane, deve puntare su questo, avventurarsi su terreni inesplorati, sondare legami e accostamenti, scommettere prima di tutto su un punto di vista frutto di lunghe discussioni in seno al comitato scientifico, mostre “uniche”. “Se un argomento viene trattato da Forlì sostanzialmente per una decina d'anni nessuno lo tratta più”, sintetizza Brunelli. Dopo 12 anni di mostre si può considerare una tradizione che non è solo simbolica: è un “credito di affidabilità” che permette la volta dopo di portare a Forlì pezzi unici e difficili da ottenere, riconosciuto anche dal fatto che ormai le grandi mostre forlivesi sono oggetto di abituali visite dei direttori del maggiori musei del mondo.

IL PERCORSO DELLA MOSTRA - “Art Deco – Gli anni ruggenti in Italia” come per le mostre precedenti sarà una mostra molto attenta ai dettagli, basti solo pensare che il colore di sfondo degli allestimenti è stato scelto dopo oltre trenta prove. Le opere a sono il meglio della produzione di quel periodo e il filo logico dell'itinerario artistico si conclude facendo affacciare un altro vero “sogno italiano”, il design. Il tutto percorrendo un sentiero necessariamente “ristretto”, per non aprire alla babele di contaminazioni che ha subito e causato l'art deco.  In mostra opere di Leopoldo Metlicovitz (sua la litografia della Turadot scelta per una locandina illustrativa della mostra) , Gio Ponti, Alfredo Ravasco, Libero Andreotti, Alberto Martini, Casorati  e tanti altri. L'esposizione si snoda tra sezioni intitolate, tra gli altri, alla “Nuova Venere”, “Il viaggio”, “Le origini”, “Moda”, “Gli interni”, “Orientalismo”.


 

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