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Cronaca

Mostra su "Dante e fascismo", circa 5000 presenze: "Solo il 10% erano forlivesi. Sindaco e assessore assenti"

"Il pubblico ha verificato come tutto il percorso, il titolo di ogni sezione espositiva fossero ampiamente motivati, perché documentati, escludendo in assoluto ogni, anche solo minima, affermazione gratuita"

Una settimana fa si è chiusa a Forlì la mostra “La Fortuna di Dante nel Ventennio”, che ha guardato al culto di Dante durante il Fascismo come figura dell'italianità. Dal 15 maggio al 22 agosto hanno visitato la mostra temporanea circa 5000 persone, di cui circa 820 gratuiti (studenti e altre categorie). Tra questi ultimi si segnalano oltre 455 sanitari per i quali era stato riservato l’ingresso omaggio. Secondo gli organizzatori solo il 10% degli ingressi è stato di forlivesi. “Significativa anche la presenza di visitatori e comitive dall’estero: tedeschi (22 maggio), scozzesi (23 giugno), polacchi (2 luglio), spagnoli (11 luglio), francesi (18 luglio), austriaci (23 luglio)”, spiegano gli organizzatori Franco D'Emilio e Francesco Minutillo.

Gli organizzatori commentano: “Il pubblico ha compreso il valore storico, scientifico del nostro lavoro, soprattutto ha verificato come tutto il percorso, il titolo di ogni sezione espositiva fossero ampiamente motivati, perché documentati, escludendo in assoluto ogni, anche solo minima, affermazione gratuita e collegando l’esposizione delle opere direttamente alla narrazione del percorso, senza forzature o sterili esibizionismi. Tutto è stato pertinente, vero e consequenziale, come sin dall’inizio doveva essere ed è stato nei nostri auspici”.

Non mancano le punte polemiche: “Di questo ci è stato dato atto anche da alcuni esponenti della cultura cittadina appartenenti a quel mondo di sinistra che - a differenza di molti altri “compagni” che si sono trovati spiazzati di fronte ad un’iniziativa proveniente “da destra” ed hanno preferito fuggire al confronto -  hanno visitato con occhio attento, curioso e critico la mostra. Quello che abbiamo realizzato lo abbiamo voluto per la nostra città, per Forlì, per il suo centro storico, sempre più abbandonato per disservizi e cessata attività, quindi condannato ad un transitorio, mutevole “mordi e fuggi” dalla periferia verso il cuore della città”. 

E concludono: “Unica grande assente: l’amministrazione comunale di Forlì. Non si è visto il sindaco e nessuno della giunta, tanto meno l’evanescente assessore alla cultura. E’ vero che per nostra scelta 'La Fortuna di Dante nel Ventennio' è stata interamente di iniziativa privata senza alcun patrocinio pubblico ed è altrettanto vero che per tale ragione non sono stati emanati inviti ufficiali alle autorità. Tuttavia, la mostra è stata un’importante espressione della vita sociale, culturale di Forlì, ha vivacizzato la vita cittadina, ha segnato le celebrazioni dantesche. Dunque, ci si sarebbe aspettati una visita in forma privata  o, magari, in veste ufficiosa. Forse la partecipazione agli eventi culturali da parte degli amministratori forlivesi risulta conveniente solo quando garantisce personali vetrine di pubblico autocompiacimento con tanti lustrini onorifici e qualche nastrino da tagliare?”.
 

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