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Cronaca

Al San Domenico l'Ottocento, Brunelli: "Non è arte minore e lo dimostreremo senza retorica"

La nuova esposizione in partenza dal 9 febbraio “Ottocento – L'arte dell'Italia tra Hayez e Segantini” avrà circa duecento opere coprirà circa 70 anni di arte italiana

“L'ottocento italiano non ha prodotto arte minore, con la prossima mostra al San Domenico rivaluteremo questo periodo, uscendo dalla retorica”: è la sintesi di Gianfranco Brunelli, curatore delle grandi mostre per la Fondazione Cassa dei Risparmi per presentare la nuova esposizione in partenza dal 9 febbraio “Ottocento – L'arte dell'Italia tra Hayez e Segantini”, che con circa duecento opere coprirà circa 70 anni di arte italiana, il ventennio precedente all'Unità d'Italia e i 50 anni successivi. La seconda metà dell'Ottocento, quella del “Fatta l'Italia, bisogna fare gli italiani” è stata poi presto liquidata come un periodo retorico, finto nella sua narrazione artistica. Il Risorgimento è così identificato “in un'età che poi non si è poi realizzata compiutamente... sembra il racconto dell'età attuale”, ammicca Brunelli. Ma 'scremando' la retorica che pure c'è stata, è un periodo che vale la pena raccontare e ancora una volta a prendersi questo incarico è una grande mostra forlivese, la quattordicesima per l'esattezza.

“La grandi mostre a Forlì sono un 'sistema' prima di tutto – spiega sempre Brunelli -. Se Forlì, una città senza tradizioni di questo tipo, voleva provare a stare in questo campionato non poteva far altro che puntare sull'originalità e sulla qualità, il 'metodo' è stato l'elemento significativo: valorizzare il locale senza localismo, affiancare alla grande mostra collaborazioni per eventi collaterali, le guide come partner”, elenca. E il 'sistema grandi mostre' ha portato in città dal 2005 circa 1,2 milioni di visitatori e 4.000 opere in mostra, “l'equivalente di due grandi musei” chiosa Brunelli. Il legame con la scuola quest'anno prenderà poi la forma di un concorso regionale destinato alla rete dei licei artistici. Inutile dire che le mostre sono anche opportunità di lavoro destinate in gran parte a laureati in discipline umanistiche, circa una cinquantina sono gli addetti che lavorano presso i fornitori a cui la Fondazione esternalizza certi servizi come per esempio guardiania e book shop.

Qual è la sfida della mostra  “Ottocento – L'arte dell'Italia tra Hayez e Segantini”, che si terrà dal 9 febbraio al 16 giugno 2019? “C'è un ottocento di capolavori da scoprire, superando una critica vecchia che lo indicava come un periodo povero per l'arte italiana”, descrive il curatore. Come sempre in passato, l'esposizione del San Domenico (che quest'anno non utilizzerà l'attigua ex chiesa del San Giacomo) non darà un semplice spaccato artistico di un momento storico, ma seguirà un percorso che conduce il visitatore ad una riflessione. Queste le sezioni in successione: Il mito dell’Italia. La pittura di storia; la figura e l’immagine dei protagonisti: la cultura e la politica; la pittura in presa diretta. Nascita di una Nazione; il linguaggio della realtà. L’arte e la denuncia sociale; l’intatta bellezza del paesaggio italiano; nuovi sentimenti, nuove visioni. La società ritratta; la donna protagonista mondana; 1911: dalla Mostra del Ritratto alle nuove sperimentazioni; la ricerca della luce: Michetti, Pellizza da Volpedo, Segantini; l’architettura e il rinnovamento urbanistico (sezione virtuale).

Le opere di Hayez saranno 10, una sorta di mostra nella mostra. Immagini spesso scenografiche che hanno un colpo d'occhio da cinema (“Questa è Hollywood”, scherza Brunelli presentando le opere). Parlando dell'Italia che si stava costruendo non può mancare Dante Alighieri, con la sua monumentale statua di  circa due metri di altezza di Vincenzo Vela. E per la prima volta esce per essere visto dal pubblico l'opera 'Cesare Borgia a Capua' di Gaetano Previati, nel patrimonio della ex Cassa dei Risparmi di Forlì, ora Collezione Intesa San Paolo. L'opera di quasi 6 metri sarà anche restaurata per l'occasione. Non mancheranno quadri di grandi dimensioni tanto che per contenerli anche il refettorio del San Domenico farà parte a pieno titolo della mostra. Ed ancora: si passerà per le immagini dei grandi italiani, immancabili Garibaldi e Mazzini. Compresi tra Hayez e Segantini a Forlì saranno presenti, nella loro più importante produzione, pittori come Induno, Faruffini, Maccari, Fontanesi, Grosso, Costa, Fattori, Signorini, Cabianca, Ciseri, Corcos, Michetti, Lojacono, Mancini, Favretto, Previati, Longoni, Mobelli, Nomellini, Tito, Sartorio, De Nittis, Pellizza da Volpedo, Boccioni, Balla; e sclutori come Vela, Cecioni, Monteverde, Gemito, Canonica, Bistolfi e Medardo Rosso.

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