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Cronaca

Nei penitenziari arriva la guida ai diritti dei detenuti. Ma nel carcere di Forlì la capienza è rispettata

Dieci delegazioni, con 12 consiglieri regionali, hanno consegnato a tutti i detenuti della regione, un vademecum sulle misure alternative

Dieci delegazioni istituzionali, per un totale di oltre 60 persone: 12 consiglieri regionali, rappresentanti delle Camere penali, dell’Osservatorio carcere e delle associazioni del terzo settore attive in ambito carcerario. I cancelli dei dieci istituti penali dell’Emilia-Romagna, da Piacenza a Rimini, che si aprono. L'incontro dei componenti di ciascuna delegazione con i vertici amministrativi e della polizia penitenziaria. La consegna ai detenuti del vademecum “Codice ristretto”. Questa la sintesi dell'iniziativa svolatasi questa mattina su iniziativa di Roberto Cavalieri, garante regionale dei detenuti, e Federico Alessandro Amico, presidente della commissione Parità e diritti, promossa dall'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, sotto l'egida della presidente Emma Petitti.

"Codice Ristretto -spiega il garante regionale delle persone sottoposte a misure limitative o restrittive della libertà personale, Roberto Cavalieri- è una guida sui diritti, di facile lettura, per facilitare il detenuto nell'accesso alle cosiddette misure alternative al carcere. Con la distribuzione di questo vademecum sui diritti, vogliamo tendere la mano ai tanti detenuti che non hanno gli strumenti e i mezzi per informarsi su quelle che sono le misure alternative al carcere, rinunciando conseguentemente a un diritto”. Abbiamo pensato, aggiunge, “a un glossario che racchiuda tutte quelle che sono le possibilità che un detenuto ha rispetto al carcere, a partire dalle cosiddette misure alternative, ma anche rispetto alle differenti tipologie di permessi e al lavoro esterno, con una parte dedicata a chi ha problemi collegati alle dipendenze”. Cavalieri affronta poi il tema del sovraffollamento nelle carceri: “In questo modo cerchiamo di intervenire anche su un’altra problematica, particolarmente sentita fra i detenuti: quella del sovraffollamento. I dati dicono che le presenze negli istituti della regione (tralasciando la casa lavoro di Castelfranco) non dovrebbero eccedere le 2.789 unità, mentre siamo già a 3.238 (quasi il 20 per cento in più)”. Inoltre, conclude, “con questa carta vogliamo valorizzare anche quelle reti territoriali che si occupano dei percorsi all’esterno rivolti ai detenuti”.

“La Regione Emilia-Romagna deve essere protagonista in questo processo che guarda alle tutele dei più deboli: diventa quindi fondamentale fornire ai detenuti strumenti utili a informarsi su quelle che sono le misure alternative al carcere, per favorire l’esercizio di un diritto”, sottolinea la presidente dell’Assemblea legislativa, Emma Petitti. Solo attraverso percorsi che mirano alla rieducazione, aggiunge, “possiamo pensare di contribuire in modo efficace a risolvere una condizione, come quella del sovraffollamento, che mina soprattutto la dignità e la qualità di vita di chi si trova in carcere”.

Sul vademecum per l’Osservatorio carcere della Camera penale di Bologna interviene Stefania Pettinacci: “È con soddisfazione che presentiamo questa pubblicazione, uno strumento di agile comprensione nella complessa materia dell’ordinamento penitenziario. Spesso le persone detenute si orientano a fatica: le misure alternative alla detenzione, come pure l’accesso ai permessi, presuppongono titoli di reato, entità delle pene inflitte, quantum di pena ancora da scontare e condizioni soggettive molto diversi tra di loro. Avere contezza da subito di quali prospettive possono accompagnare il periodo di detenzione aiuta chi è detenuto a coltivare, laddove è possibile, un progetto, e comunque ad affrontare questa fase con chiarezza. Un’informazione preliminare corretta può essere un contributo anche per il lavoro degli operatori interni ed esterni al carcere, chiamati a dare risposte a chi ha comunque diritto a un efficace trattamento penitenziario”.

Le misure alternative alla detenzione (l’affidamento in prova ai servizi sociali, la detenzione domiciliare, la semilibertà e la liberazione anticipata) sono provvedimenti restrittivi della libertà personale e incidono sulla fase esecutiva della pena. La loro funzione è quella di dare concretezza all’aspetto della rieducazione.

I numeri su misure alternative e su sovraffollamento nelle carceri in regione

Nei dieci istituti di pena dell’Emilia-Romagna (dati del ministero della Giustizia aggiornati al 30 giugno 2022) sono presenti 3.315 detenuti (su una capienza regolamentare di 3.007 unità): fra questi si contano 1.584 stranieri (principalmente marocchini, 362, tunisini, 253, albanesi, 207, nigeriani, 155, e romeni, 118), 139 donne e 61 detenuti in semilibertà. Si rileva poi che sui 3.315 detenuti 405 sono in attesa di giudizio, 371 non hanno ancora avuto condanne definitive (182 appellanti, 142 ricorrenti e 47 con a carico più fatti); i condannati definitivi sono invece 2.484, mentre gli internati in case lavoro e colonie agricole arrivano a 55. Non risultano, invece, detenute madri con figli al seguito.

Sulla capienza emergono situazioni più complesse a Bologna, con 761 presenze rispetto alle 502 consentite, a Reggio Emilia, 344 su 293, a Ferrara, 337 su 244, a Modena, 400 su 369, a Parma, 690 su 655, a Rimini, 142 su 109, e a Ravenna, 78 su 55, capienza invece rispettata a Forlì, 141 su 146, Piacenza, 345 su 416, e nella casa lavoro di Castelfranco Emilia, nel modenese, 77 su 218. In regione, poi, la detenzione domiciliare riguarda 930 persone, tra cui 77 donne (di cui 30 straniere) e 471 stranieri.

Per motivi organizzativi, la delegazione, composta dal consigliere regionale Massimo Bulbi e Luca Donelli delle Camere penali, incontrerà la direzione del carcere di Forlì lunedì 18 luglio alle ore 10.

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