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Lunedì, 2 Ottobre 2023
Cronaca

Nuovo carcere, sbloccata la vicenda giudiziaria, ma le incognite sono ancora tante. Si partì con l'iter 20 anni fa

Una decisione presa dal Consiglio di Stato il 15 dicembre scorso e pubblicata circa un mese fa, il 10 maggio, sembra poter far ripartire l'iter per la costruzione di quella che è la più grande "eterna incompiuta" di Forlì

Una decisione presa dal Consiglio di Stato il 15 dicembre scorso e pubblicata circa un mese fa, il 10 maggio, sembra poter far ripartire l'iter per la costruzione di quella che è la più grande "eterna incompiuta" di Forlì: il nuovo carcere al Quattro. L'ultima data spesa per il completamento del nuovo carcere era quattro anni fa, quando venne fissata a fine del 2022. Ma ovviamente per quella data non si è vista neanche una ruspa in funzione. Precedenti date di conclusione dei lavori erano state fissate, nel tempo, nel 2019 e 2012.

Ora, però, c'è lo sblocco della vicenda giudiziaria che stava tenendo bloccato il cantiere, esattamente a 20 anni dall'inizio dell'iter e a costruzione parzialmente avvenuta e poi interrotta. La prima pratica relativa al maxi-progetto del carcere del Quattro negli archivi del Comune risale al 2003. L'attuale carcere della Rocca, risalente in una sua parte all'Ottocento, è una struttura vetusta per la sua funzione penitenziaria e perché l'area della Rocca di Ravaldino e la sua relativa cittadella, incastonata nel centro storico e nel campus universitario, meriterebbe una valorizzazione culturale ora impossibile.

L'ultimo bando per il primo stralcio del nuovo penitenziario di Forlì, per 34,6 milioni di euro, fu emesso dal Provveditorato alle Opere Pubbliche di Lombardia ed Emilia-Romagna del Ministero delle Infrastrutture nel 2018. A tenere bloccato l'avanzamento è stata nel 2019 l'impugnazione dell'aggiudicazione della gara ad un raggruppamento temporaneo di imprese da parte di un altro partecipante alla gara, per via di una procedura all'epoca in corso  di "concordato preventivo" ai sensi della legge fallimentare, che coinvolgeva una delle imprese del raggruppamento vincente. L'impresa ricorrente la spuntò in primo grado, davanti al Tar dell'Emilia-Romagna, già nen 2020, mentre la quinta sezione del Consiglio di Stato, in appello, ha ribaltato la sentenza amministrativa, non prima di aver posto una serie di quesiti generali all'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, che ha orientato la decisione finale dei giudici amministrativi investiti del caso. Per cui è stato ora definito, con un iter giudiziario durato circa 4 anni, chi è l'appaltatore che deve procedere coi lavori.

Le incognite sono, però, ancora molte: l'importo dei lavori è stato deciso nel 2018, prima del Covid, della crisi di inflazione dovuta alla penuria di materie prime, anche in edilizia e ai rincari dei costi energetici. Inoltre lo stanziamento statale è fermo da diversi ed è da vedere se è immediatamente riallocabile, senza considerare che insiste in un'area a ridosso di quella alluvionata un mese fa. Ci saranno, insomma, altri passaggi burocratici prima di vedere effettivamente degli operai al lavoro.

Il progetto del nuovo carcere per 255 detenuti, situato nella frazione Quattro, in un fazzoletto di campagna tra la Cava, i Romiti e San Varano, è stato permesso da una variante urbanistica del 2003 con una conferenza dei servizi 'lampo' (durò appena un paio di mesi l'iter di localizzazione), presieduta dall'allora Procuratore della Repubblica. Trovata la localizzazione nell'ambito del piano regolatore, il Comune non è stato più parte della partita. Anzi, essendo un'opera pubblica coperta di fatto dal segreto, per via della sua destinazione a carcere, è di fatto un'isola fuori dal controllo degli enti locali e in mano completamente al Ministero della Giustizia e al Provveditorato alle Opere Pubbliche. 

Tuttavia si tratta solo di una prima tappa: il progetto è in due lotti, il primo è relativo alla palazzina destinata a servizi e uffici, mentre altro lotto separato è il blocco destinato alla detenzione. Il bando di gara, risalente alla fine del 2018, era partito dopo il "recupero" dei fondi che nel frattempo erano andati ad altri scopi, come spiegato dall'allora sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone, necessari per il blocco penitenziario, con uno stanziamento di 34,6 milioni di euro. A seguire la vicenda del bando, criticato anche a livello politico per alcuni requisiti tecnici, era stato il deputato forlivese Marco Di Maio. La struttura nel 2016 fu anche oggetto di una visita del sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore, ma senza alcun esito apprezzabile. Dagli archivi spunta anche una data di apertura, prevista dall'allora ministro della Giustizia Angelino Alfano nel dicembre 2012

Il Comune, da parte sua ha già messo nel piano triennale degli investimenti 4 milioni di euro per la viabilità di accesso. Si tratta di fondi per una strada di 300 metri e relative rotonde che dovrebbe unire l'ingresso del nuovo carcere al futuro tratto di tangenziale da San Varano a Villanova, la cosiddetta Tangenziale Ovest.

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