rotate-mobile
Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Molducci, i farmacisti: "Troppe ricette sospette per farmaci pesanti". I medici: "Lui si autogestiva"

E' quanto è emerso durante la seconda udienza del processo per la morte del medico di Campiano Danilo Molducci, deceduto a 67 anni il 28 maggio del 2021, per la quale sono imputati con l'accusa di omicidio pluriaggravato il figlio del medico stesso e la badante

Il dottor Danilo Molducci era un medico "di grande esperienza" e fondamentalmente, per le sue terapie, "si autogestiva". E' quanto è emerso durante la seconda udienza del processo per la morte del medico di Campiano Danilo Molducci, deceduto a 67 anni il 28 maggio del 2021, per la quale sono imputati con l'accusa di omicidio pluriaggravato il figlio del medico stesso, il 40enne Stefano Molducci (difeso dall'avvocatessa Claudia Battaglia), e la badante 52enne romena Elena Vasi Susma (difesa dall'avvocato Antonio Giacomini), entrambi presenti nell'aula di Corte d'Assise del Tribunale di Ravenna questa mattina.

Per l'accusa, infatti, il figlio Stefano, residente a Terra del Sole, avrebbe premeditato l'intossicazione del padre - già affetto da pregresse patologie - con un sovradosaggio dei farmaci che il 67enne doveva assumere. Il tutto con l'aiuto della colf, che avrebbe - sempre secondo l'ipotesi accusatoria - prima acquistato le medicine anche attraverso ricette contraffatte (durante la prima udienza è emerso che, al momento della morte di Molducci, la donna era già indagata proprio per questo motivo), poi le avrebbe somministrate alla vittima. Il possibile movente delineato dall'accusa è di tipo economico. Secondo l'ipotesi investigativa, il figlio avrebbe cioè voluto impedire che il padre ritirasse le deleghe bancarie dopo avere scoperto cospicui prelievi (tanto che, giusto poco tempo prima di morire, il 67enne aveva ingaggiato un investigatore privato di Trento per fare luce su eventuali ammanchi e aveva contattato un legale per fare causa al figlio).

Omicidio Molducci, sentiti medici e farmacisti (foto Massimo Argnani)

La denuncia presentata dai farmacisti: "Troppe ricette e una grafia sospetta"

Nell'udienza di oggi la Corte, presieduta da Michele Leoni (giudice a latere Antonella Guidomei), ha ascoltato le testimonianze di diversi medici che avevano avuto in cura Molducci e di farmacisti relativamente a vari medicinali di cui il dottore di Campiano faceva uso. La prima a sedere al banco dei teste è stata Giorgia Borghi, farmacista ed ex direttrice della farmacia comunale 1 di Ravenna (quella di via Berlinguer). La farmacista, spiega al pubblico ministero Angela Scorza, nel 2021 si era rivolta al direttore della farmacia comunale 8 (Molducci si riforniva di medicine in entrambe le farmacie) dopo aver notato, a partire dalla primavera 2020, "una mole di ricette altissima e contenente prescrizioni per tantissimi farmaci anche pesanti, come Diazepalm, Toradol, antidolorifici e benzodiazepine, che possono essere d'abuso, anche 5-6 scatole per ogni medicinale e anche 7-8 ricette ogni due giorni, sia alla farmacia 1 che alla 8" intestate e a firma del dottor Molducci.

Ma queste ricette, oltre alla quantità sospetta - "non capivamo come mai venissero prescritte così tante medicine per una sola persona, nonostante fossero valide perché Molducci era ancora iscritto all'Ordine dei medici" -, hanno fatto dubitare i farmacisti anche per un altro motivo: "All'inizio avevano una certa calligrafia, dopo un po' è cambiata - riferisce Borghi - Chiedemmo spiegazioni alla donna che ritirava le medicine per il dottor Molducci, che credo fosse la badante, e lei disse che lui era molto malato e non riusciva a tenere la penna in mano, quindi compilava lei le ricette al posto suo. Però la firma era del medico, quindi noi non potevamo rifiutarci di dargli i medicinali. Però a gennaio 2021 abbiamo sporto denuncia, in quanto abbiamo anche notato che la mole di farmaci prescritti continuava a crescere. Da quel momento, dopo l'esposto, le richieste di medicine si sono interrotte quasi subito".

Il secondo teste, Francesco Cattoli, è un collega della Borghi, farmacista fino a gennaio 2020 alla farmacia comunale 1 e poi alla 8. "Ho informato i miei direttori delle anomalie che avevamo notato nelle ricette, ero stupito dalla quantità dei medicinali prescritti e per la frequenza con cui venivano richiesti, spesso anche durante il turno notturno, non era consona per una sola persona - dice il farmacista - Inoltre le ricette non avevano una scrittura lineare e presentavano imprecisioni o correzioni. Quando ho visto che la cosa andava avanti mi sono insospettito".

I medici di Molducci: "Lui si autogestiva sulle medicine da prendere"

E' poi il turno dei medici di base che negli ultimi anni hanno avuto in cura Molducci. La prima a parlare è Elena Placci, che ha assistito il dottore di Campiano dal 2016 fino ad aprile 2021 (un mese prima della morte dello stesso). Spiega che non sa perché Molducci avesse deciso di cambiare medico di famiglia. "Lui si autogestiva, mi chiava per farmi delle richieste di farmaci o prescrizioni ambulatoriali - dice la dottoressa - Mi telefonò poco dopo che avevamo interrotto il rapporto (quindi poco prima di morire, ndr) per chiedermi qualcosa a proposito di un catetere vescicale: gli risposi che doveva chiamare il suo nuovo medico, lui se non ricordo male sembrava sorpreso, forse non sapeva del cambio. Comunque solitamente mi chiedeva di prescrivergli farmaci per colesterolo, protezioni gastriche, non gli ho mai prescritto benzodiazepine o psicofarmaci nè sapevo che li assumesse".

Anche la dottoressa, spiega, notò anomalie nella quantità di farmaci richiesti e nella calligrafia delle ricette compilate dallo stesso medico, che "in alcuni casi era diversa". Inoltre, "poco prima di cambiare medico mi telefonò per chiedermi di fargli una richiesta per l'inserimento di un catetere venoso a domicilio per fare una terapia infusiva, che però non gli era mai stata prescritta. Per cui gli dissi di no, perché questi accessi a domicilio si fanno solo per malati oncologici o terminali. Avevano fatto una richiesta anche privatamente, ma gliel'avevano negata. Di questa cosa ne parlai anche con il figlio Stefano, che poi mi chiamò a giugno 2021 per chiedermi se fossi stata disponibile a testimoniare a suo favore riguardo al fatto che il padre facesse uso di farmaci stupefacenti di sua iniziativa. Io risposi di non aver mai prescritto farmaci di quel genere a suo padre, mentre ricordo che presentai per il mio paziente una domanda di invalidità".

"So che spesso faceva accessi in pronto soccorso per ulcera, embolia polmonare, dispnea", spiega poi la dottoressa. "Ricorda un ricovero per overdose da benzodiazepina, un'intossicazione acuta da psicofarmaci e un ricovero per astinenza dagli stessi psicofarmaci?", domanda l'avvocatessa di Stefano Molducci. Ma il medico non ricorda. Il presidente della Corte fa alcune domande di precisazione sullo stato psichico del 67enne che, secondo la dottoressa, "parlava impastato, ma come aveva sempre fatto", e sulle medicine da lei prescritte: "Sapendo che era un paziente critico con un sacco di patologie e che faceva tanti accessi in pronto soccorso, prima di prescrivergli un farmaco si informava leggendo la sua cartella sanitaria o no?", chiede Leoni. Ma la dottoressa dice che per una ripetizione di ricette era una procedura non necessaria.

Il medico: "Il figlio mi chiese l'autopsia per tutelare la badante indagata per falsificazione di ricette"

Un mese prima della morte, come detto, Molducci aveva cambiato medico di base rivolgendosi a Daniela Lorenzi, che lo ha avuto in cura per l'ultimo mese di vita. "Il figlio Stefano mi disse che il padre aveva cambiato medico perché aveva avuto un contrasto con il medico precedente sulla prescrizione di determinati farmaci - riferisce aggiungendo poi un dettaglio importante - Il giorno della morte del padre, Stefano venne a chiedermi il certificato di morte e di eseguire un riscontro autoptico per stabilire la causa della morte del padre, a suo dire per tutelare se stesso e la badante perché c'era la possibilità che ci fossero delle contestazioni da parte della compagna del 67enne, in quanto la badante era già indagata per ricette false (dopo la denuncia dei due farmacisti appunto, ndr) e, visto che il padre abusava di farmaci, voleva tutelarla". Inizialmente, comunque, "l'autopsia non venne autorizzata dal medico legale perché non c'erano elementi sufficienti, ma quando apprese della denuncia in corso cambiò idea e la autorizzò".

La dottoressa Lorenzi precisa anche che lei "non ha mai incontrato Danilo Molducci, dal momento che era allettato, nè gli ha mai prescritto farmaci in quel mese, mentre gli aveva prescritto una gastroscopia per i problemi di stomaco, un esame delle urine perché aveva problemi col catetere, una tac per una pregressa embolia polmonare e una richiesta per l'intervento a una spalla. Sembrava lucido comunque, a parte il male alla spalla non mi disse che faceva fatica a scrivere o a muovere mani o braccia". Eppure, quando l'avvocato Battaglia le mostra in aula un referto del pronto soccorso in merito a un ricovero per epigastralgia, dice: "I farmaci che Molducci aveva preso su sua iniziativa per questo disturbo non sono corretti: ha assunto medicine per prevenire l'epigastralgia, non per curarla". Su domanda del presidente della Corte, poi, spiega che Molducci presentava un D-Dimero (test che viene utilizzato per rilevare o meno la presenza di un coagulo inappropriato, un trombo, ndr) con un livello molto alto, "in un paziente obeso e con le sue patologie era un segnale d'allarme per l'embolia, ma va valutato insieme ad altri sintomi. Comunque in questi casi serve un angiotac", conferma quanto richiesto da Leoni.

La ex collega di ambulatorio: "Casa sua era un porto di mare, dispensava farmaci a familiari e amici con troppa facilità"

Infine è il turno di Desiderata Farneti, ex collega ed ex medico di base di Molducci per qualche anno fino al 2015. "Conoscevo Molducci fin dal 1988 quando facevo la formatrice farmaceutica, poi dal 2009 ho condiviso con lui l'attività nell'ambulatorio di Campiano fino al 2015, quando sono stata trasferita a Cervia. Conoscevo tutta la sua famiglia, tanto che suo figlio mi informò della morte del padre via Whatsapp. "Devo darti una brutta notizia - mi scrisse il giorno dopo il decesso - mio padre è morto, probabilmente di embolia polmonare". Il giorno prima del funerale mi ribadì la causa di morte e mi disse che stavano aspettando i risultati dell'autopsia".

La dottoressa parla poi di Molducci sia in qualità di suo paziente che di collega: "Tra noi medici diciamo sempre che 'non c'è peggior paziente di un collega'. Lui aveva una grande esperienza, era stimatissimo e molto più avanti di me, per cui io non potevo imporgli esami, terapie o ricoveri, ma dovevo rispettare la sua superiorità - asserisce la dottoressa Farneti - Più di tanto quindi non potevo suggerirgli, io facevo quello che mi chiedeva, anche per la madre, anche per la prescrizione delle benzodiazepine". E sull'uso eccessivo ammette: "Era evidente che ne facesse, sia di benzodiazepine che di Contramal, un oppioide, e di Tramadolo (un analgesico, ndr), da lui era pieno di scatole e bottiglie di farmaci vuote". Non solo: "Casa sua era un porto di mare per pazienti, amici e famigliari: lui era sempre disponibile, anche troppo, e troppe erano le richieste che riceveva, era in ambulatorio anche fino alle 4 di notte. Glielo dissi anche come medico, "ne fai un uso eccessivo"".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Omicidio Molducci, i farmacisti: "Troppe ricette sospette per farmaci pesanti". I medici: "Lui si autogestiva"

ForlìToday è in caricamento