Per Daniele Severi fissato il processo in Corte d'Assise: è accusato di omicidio premeditato, stalking e occultamento di cadavere
Daniele Severi è stato rinviato a giudizio con l'accusa di aver ucciso il fratello Franco. E' quanto ha deciso il giudice per l'udienza preliminare (gup) Massimo De Paoli nel primo pomeriggio di oggi
Daniele Severi è stato rinviato a giudizio con l'accusa di aver ucciso il fratello Franco. E' quanto ha deciso il giudice per l'udienza preliminare (gup) Massimo De Paoli nel primo pomeriggio di oggi, lunedì, dopo un'udienza durata circa 6 ore. Il conducente di ambulanze in pensione, 64 anni, dovrà comparire così davanti alla Corte d'Assise del Tribunale di Forlì. La decisione arriva a poco meno di un anno di distanza dall'efferato delitto, avvenuto a Civitella lo scorso 22 giugno nel podere di via Monte di Sotto 116 (zona Seggio), con la morte e decapitazione dell'agricoltore di Civitella Franco Severi.
A chiedere il rinvio a giudizio sono stati la pm Federica Messina e i legali degli altri 5 fratelli, gli avvocati Max Starni e Massimo Mambelli. La difesa di Daniele Severi, invece - rappresentata dagli avvocati Massimiliano Pompignoli e Maria Antonietta Corsetti - ha chiesto il non luogo a procedere, sostenendo che le indagini non hanno identificato il reale assassino del civitellese e che Daniele rappresenterebbe solo il più facile dei capri espiatori.
Tutto quello che sappiamo finora sull'omicidio
Da un punto di vista tecnico, l'udienza si è aperta con la lettura della decisione della Corte d'Appello di Bologna che ha rigettato l'stanza di ricusazione del giudice De Paoli. A sollevare la questione giuridica era stata, nel corso dell'udienza precedente, la difesa dell'imputato che si era avvalsa di un diritto previsto dalla legge nel caso in cui il giudice che sta valutando il caso si sia già espresso con sentenza di colpevolezza, sullo stesso imputato, anche se in vicende totalmente diverse, per altri episodi e altri capi di accusa. Il gup De Paoli, infatti, si era espresso in passato su una delle tante vertenze penali precedenti che vedono contrapposti Daniele e gli altri fratelli, divisi da anni di liti famigliari. La decisione della Corte d'Appello ha permesso così al gup De Paoli di procedere nella valutazione della vicenda giudiziaria.
I capi di accusa
Con il rinvio a giudizio, la palla passa ora alla Corte d'Assise di Forlì, un collegio di 8 giudici (due togati e sei popolari) che dovrà setacciare punto per punto tutte le accuse. La prima udienza è stata fissata per il 21 settembre prossimo. Daniele Severi è accusato, in particolare di omicidio volontario e premeditato per aver ucciso "verosimilmente attingendolo con colpi di arma da fuoco al capo e/o al collo, cui seguivano la decapitazione (al cadavere veniva amputato l'estremo encefalico e il collo) e il trascinamento in un dirupo scosceso adiacente all'abitazione della vittima". Diverse le aggravanti contestate, tra cui la crudeltà.
Per la Procura la premeditazione sarebbe provata dal giorno dell'omicidio, avvenuto martedì 21 giugno, con Daniele Severi, secondo il capo di imputazione, "consapevole del fatto che l'unica visita che abitualmente riceveva a casa il fratello fosse quella della sorella Annamaria ogni lunedì, dunque potendo confidare nel considerevole lasso di tempo di una settimana prima che la donna potesse avvedersi del cadavere". Il movente invece viene identificato nei "profondi dissidi tra le parti, anche di natura economica, connesse alla gestione del podere di famiglia, acuitisi dopo la morte del padre".
Daniele Severi dovrà rispondere anche di occultamento di cadavere, reato che scatta anche quando manca una sola parte anatomica del corpo, con la testa amputata "con sega elettrica o fendente", ipotizza la Procura. Altro capo d'accusa per Daniele Severi è lo stalking nei confronti del fratello, perché - secondo il capo di imputazione - lo avrebbe minacciato alcune volte di tagliargli la testa con una motosega e l'avrebbe fatto oggetto di dispetti, litigi e visite non desiderate, anche notturne, tanto che la vittima negli ultimi mesi prima della morte avrebbe stravolto le sue abitudini di vita, mettendo il letto in cucina e adibendo così un'unica camera ad alloggio per tutte le sue esigenze, "murando" anche una porta con il frigorifero. Franco Severi aveva inoltre chiuso la strada con una sbarra munita di lucchetti (più volte vandalizzati) e fototrappola, poi danneggiata e durante le indagini reperita a casa dello stesso fratello Daniele. Contestata, infine anche la detenzione illegale di una canna da fucile semi-automatico, poi abbandonata in via Maglianella.