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Sabato, 23 Settembre 2023
Cronaca

Agricoltore decapitato, il fratello torna davanti ai giudice: fissata l'udienza del riesame

E' importante rimarcare che, in questa fase, sia il gip del tribunale di Forlì che il giudice del Riesame valutano, oltre al quadro indiziario, soprattutto i requisiti della custodia cautelare

Per Daniele Severi, l'unico indiziato del delitto del fratello Franco, l'agricoltore 53enne di Civitella di Romagna trovato morto decapitato il 22 giugno scorso tra i rovi nei pressi del casolare di Ca' Seggio dove viveva, ci sarà ufficialmente il riesame dell'arresto operato dai Carabinieri e convalidato dal gip di Forlì Giorgio Di Giorgio. La data dell'udienza che discuterà la richiesta di scarcerazione dell'indagato è quella del primo agosto. A presentare la richiesta erano stati gli avvocati Massimiliano Pompignoli e Maria Antonietta Corsetti, che tutelano il 63enne accusato di "omicidio volontario, con l'aggravante della premeditazione", e "occultamento di cadavere". E' importante rimarcare che, in questa fase, sia il gip del tribunale di Forlì che il giudice del Riesame valutano, oltre al quadro indiziario, soprattutto i requisiti della custodia cautelare, vale a dire la possibilità di reiterazione del reato, l'inquinamento delle prove e il rischio di fuga.

Le indagini

Quella di Franco Severi è un'orribile morte avvolta nel mistero. Le indagini sono coordinate dal procuratore capo Maria Teresa Cameli e dal sostituto procuratore Federica Messina. A trovare il corpo senza vita di Severi è stato un amico, che nella serata di mercoledì 22 giugno ha dato l'allarme ai soccorritori. Era andato a casa sua in quanto da tempo non rispondeva al telefono e non dava segnali di presenza. L'ultima attività su WhatsApp del suo cellulare è avvenuta intorno alle 19-20 del giorno precedente della scomparsa, martedì. L'inchiesta ha avuto un'accelerata dopo i sopralluoghi effettuati dai Carabinieri del Ris, affiancati dai colleghi del comando provinciale e della Compagnia di Meldola (guidati dal comandante Rossella Capuano e dal luogotenente Gino Lifrieri), che avevano perquisito l'abitazione di Daniele Severi a Meldola e l'auto, una "Fiat Panda" grigia, poi posta sotto sequestro.

Sulle scarpe dell'uomo e sulla vettura sarebbero state trovate delle tracce ematiche. Altre impronte erano state repertate nei pressi del podere della vittima. I detective hanno inoltre acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza di un'area di servizio lungo la Bidentina, che avevano immortalato il passaggio di una vettura simile a quella in uso a Daniele Severi in un orario compatibile con la morte della vittima, tuttavia le immagini non sono così definite e non permettono di individuare la targa. La morte che potrebbe essere avvenuta tra la sera del 21 giugno e la mattina seguente. Nell'abitazione di Franco Severi non sono stati trovati segni di colluttazione.

Trovato cadavere senza testa, i rilievi

Il contesto famigliare

Franco Severi martedì 21 giugno era vivo. Cristiano Zambelli, barista di Civitella, è l'ultima persona che ha visto l'agricoltore di 53 anni. Come ha dichiarato ai microfoni della trasmissione di Rai Uno, "Estate in diretta", "Franco era tranquilissimo e normalissimo e non ho notato nulla di strano". Il 53enne era un cliente abituale di Zambelli e martedì mattina, qualche ore prima della sua brutale fine, tra le 9 e le 10, si è presentato al bancone per un caffè.

Fin dall'inizio le indagini si erano indirizzate nell'ambito della famiglia. Grande lavoratore, persona solitaria, Franco Severi ha 6 fratelli, tra i quali vi erano dissidi. In particolare però, il contrasto maggiore – anche di natura legale - era proprio col fratello Daniele. La sorella Anna in un post su Facebook aveva parlato di una “cronaca di una morte annunciata, nessuno ci ha ascoltato” e ha ricordato come l'agricoltore 53enne avesse accudito la madre fino alla morte di quest'ultima, avvenuta lo scorso anno. L'uomo, da quel momento, viveva solo nell'azienda agricola di via Ca' Seggio. Sia il fratello Romano che la sorella Anna in diverse interviste si sono detti conventi che l'assassino sia stato il fratello Daniele, dato i pregressi di contrasti col resto della famiglia.

Il giallo della testa mancante

Caratteristica macabra di questo delitto è il fatto che il cadavere di Severi sia stato scoperto decapitato e la testa per ora non ritrovata. Un'azione, la decapitazione, prima di tutto per niente facile dato che parliamo di un uomo alto, robusto e muscoloso, del peso intorno a un quintale. L'esame autoptico è stato affidato all'anatomopatologa Donatella Fedeli di Bologna per la Procura di Forlì, mentre cinque fratelli della vittima (tutti tranne Daniele) - assistiti dagli avvocati Massimiliano Starni e Massimo Mambelli del Foro di Forlì - hanno nominato due esperti: il medico legale Dario Raniero, dell'Università di Verona, e il dottor Franco Bombardini. L'autopsia ha accertato un taglio netto e nessun'altra ferita sul corpo. In casa e sul luogo del delitto non sono state trovate tracce ematiche di dimensioni tali che siano compatibili con una decapitazione avvenuta nell'immediatezza del fatto.

Per questo si ritiene che l'omicidio sia avvenuto altrove e il corpo senza testa riportato nella boscaglia vicino a casa sua in un secondo momento. Dato il peso del cadavere, uno dei sospetti è che l'omicida abbia avuto un complice per trasportare e disfarsi del corpo di Franco Severi. Perché poi un'azione così invasiva come la complessa decapitazione di un corpo già senza vita? C'è chi ipotizza un'azione di sfregio, di odio profondo nei confronti della vittima. Ma potrebbe essere anche un modo per nascondere degli indizi sulla morte che forse potrebbero ricondurre alla mano omicida. Un modo, insomma, per farli sparire senza la difficoltà di far sparire un corpo intero della stazza di un quintale.

I sospetti su un'arma

Le indagini si erano focalizzate anche su una pistola "abbatti-buoi", utilizzata per la macellazione dei buoi, trovata in via Maglianella, sotto un ponte stradale, nascosta dalla vegetazione a circa sei metri dalla strada, in un'area che si trova a 20 chilometri dal casolare di Franco Severi, ma nei pressi di un capannone del fratello Daniele. L'arma è stata esaminata dai carabinieri del Ris di Parma, ma non sarebbe utilizzata per uccidere il 53enne.

Dal momento del fermo cosa è accaduto

Daniele Severi non si è mai sottratto alle domande degli investigatori prima e del giudice poi in sede di udienza di convalida. Una piccola traccia del sangue della vittima è stata trovata sulle scarpe di Daniele, ma nella versione della difesa, tuttavia, quel sangue non è databile, per cui potrebbe essere anche una vecchia macchia, sebbene il proprietario dell'indumento ha detto di non sapere, né ricordare quando il sangue del fratello possa essere sgocciolato sulla sue scarpe, forse un vecchio litigio. La difesa ha fatto valere inoltre poi il fatto che nella macchina, una Fiat Panda, di Daniele Severi, non ci sia alcuna traccia ematica riferita al fratello. La Procura ha rilevato che l'auto era stata recentemente lavata. Infine c'è un'altra traccia di sangue: un guanto sporco del sangue di Franco nel vano motore della stessa Panda. Una seconda traccia ematica sospetta specialmente perché trovata nella macchina. Anche in questo caso la difesa ha obiettato che non ci sono elementi per sostenere che quel guanto sia stato indossato da Daniele. In tutto questo bisogna tenere conto che - non correndo buon sangue tra i due fratelli - l'ultima volta che si sarebbero visti di persona, secondo quando sostiene Daniele, era diversi mesi fa, a febbraio-marzo.

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