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Cronaca

Omicidio Severi, il fratello risponde alle domande del giudice. E spunta anche un guanto sporco del sangue della vittima

Daniele Severi è stato fermato per la morte del fratello Franco Severi, ritrovato decapitato nella boscaglia vicino a casa sua a Ca' Seggio di Civitella, la sera dello scorso 22 giugno

Non si è sottratto alle domande del giudice, il gip Giorgio Di Giorgio, anche se l'interrogatorio è durato complessivamente poco, appena un quarto d'ora. D'altra parte il giudice aveva già nel fascicolo i verbali del lungo e teso interrogatorio - durato 9 ore venerdì scorso - e si è riservato di comunicare nel pomeriggio l'esito dell'udienza. Si è tenuta lunedì mattina in tribunale a Forlì l'udienza per la convalida del fermo a carico di Daniele Severi, 63 anni, dipendente dell'Ausl praticamente in pensione (sta smaltendo le ultime ferie prima del pensionamento). Presenti gli avvocati della difesa Massimiliano Pompignoli e Maria Antonietta Corsetti, oltre al pm titolare delle indagini Federica Messina. La difesa ha chiesto la scarcerazione per carenza di indizi, mentre dalla Procura è arrivata la richiesta opposta.

Le tesi della difesa

Daniele Severi è stato fermato per la morte del fratello Franco Severi, ritrovato decapitato nella boscaglia vicino a casa sua a Ca' Seggio di Civitella, la sera dello scorso 22 giugno. E' accusato di omicidio volontario, con l'aggravante della premeditazione, e occultamento di cadavere. Nell'interrogatorio, pur dando la sua versione sulle questioni poste dagli inquirenti, non aveva reso una confessione. La stessa linea è stata tenuta lunedì mattina, dove l'indagato ha risposto alle domande poste dal giudice, non avvalendosi della facoltà di non rispondere. Ma nelle risposte rese al gip Di Giorgio c'è stata  tutt'altro che una confessione.

Agricoltore decapitato, fermato il fratello: l'uscita dalla caserma dei Carabinieri

Le tracce di sangue sono l'indizio principale. I carabinieri del Ris hanno confermato la presenza di una piccola traccia del sangue della vittima, il fratello Franco di dieci anni più giovane, sulle scarpe di Daniele, sequestrate durante la perquisizione della sua casa a Meldola. Nella versione della difesa, tuttavia, quel sangue non è databile, per cui potrebbe essere anche una vecchia macchia, sebbene il proprietario dell'indumento ha detto di non sapere, né ricordare quando il sangue del fratello possa essere sgocciolato sulla sue scarpe. La difesa fa valere poi il fatto che nella macchina, una Fiat Panda, di Daniele Severi, non ci sia alcuna traccia ematica riferita al fratello. La Procura, però, rileva che l'auto è stata recentemente lavata. Infine c'è un'altra  traccia di sangue: un guanto sporco del sangue di Franco nel vano motore della stessa Panda. Anche in questo caso la difesa obietta che non ci sono elementi per sostenere che quel guanto sia stato indossato dal fratello. In tutto questo bisogna tenere conto che - non correndo buon sangue tra i due fratelli - l'ultima volta che si sarebbero visti di persona, secondo quando sostiene Daniele, era diversi mesi fa, a febbraio-marzo.

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Le indagini

Le indagini sono coordinate dal procuratore capo Maria Teresa Cameli e dal sostituto procuratore Federica Messina. A trovare il corpo senza vita di Severi è stato un amico, che nella serata di mercoledì 22 giugno ha dato l'allarme ai soccorritori. Era andato a casa sua in quanto da tempo non rispondeva al telefono e non dava segnali di presenza. L'ultima attività su WhatsApp del suo cellulare è avvenuta intorno alle 19-20 del giorno precedente della scomparsa, martedì. L'indagine ha avuto un'accelerata dopo i sopralluoghi effettuati dai Carabinieri del Ris, affiancati dai colleghi del comando provinciale e della Compagnia di Meldola (guidati dal comandante Rossella Capuano e dal luogotenente Gino Lifrieri), che avevano perquisito l'abitazione di Daniele Severi a Meldola e l'auto, una "Fiat Panda" grigia, poi posta sotto sequestro.

Sulle scarpe dell'uomo e sulla vettura sarebbero state trovate delle tracce ematiche. Altre impronte erano state repertate nei pressi del podere della vittima. I detective hanno inoltre acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza di un'area di servizio lungo la Bidentina, che avevano immortalato il passaggio di una vettura simile a quella in uso a Daniele Severi in un orario compatibile con la morte della vittima, tuttavia le immagini non sono così definite e non permettono di individuare la targa. La morte che potrebbe essere avvenuta tra martedì sera e mercoledì mattina. Nell'abitazione di Franco Severi non sono stati trovati segni di colluttazione.

Trovato cadavere senza testa, i rilievi

Il contesto famigliare

 Franco Severi martedì 21 giugno era vivo. Cristiano Zambelli, barista di Civitella, è l'ultima persona che ha visto l'agricoltore di 53 anni. Come ha dichiarato ai microfoni della trasmissione di Rai Uno, "Estate in diretta", "Franco era tranquilissimo e normalissimo e non ho notato nulla di strano". Il 53enne era un cliente abituale di Zambelli e martedì mattina, qualche ore prima della sua brutale fine, tra le 9 e le 10, si è presentato al bancone per un caffè.

Fin dall'inizio le indagini si erano indirizzate nell'ambito della famiglia. Grande lavoratore, persona solitaria, Franco Severi ha 6 fratelli, tra i quali vi erano dissidi. In particolare però, il contrasto maggiore – anche di natura legale - era proprio col fratello Daniele. La sorella Anna in un post su Facebook aveva parlato di una “cronaca di una morte annunciata, nessuno ci ha ascoltato” e ha ricordato come l'agricoltore 53enne avesse accudito la madre fino alla morte di quest'ultima, avvenuta lo scorso anno. L'uomo, da quel momento, viveva solo nell'azienda agricola di via Ca' Seggio. Sia il fratello Romano che la sorella Anna in diverse interviste si sono detti conventi che l'assassino sia stato il fratello Daniele, dato i pregressi di contrasti col resto della famiglia.

Il giallo della testa mancante

Caratteristica macabra di questo delitto è il fatto che il cadavere di Severi sia stato scoperto decapitato e la testa per ora non ritrovata. Un'azione, la decapitazione, prima di tutto per niente facile dato che parliamo di un uomo alto, robusto e muscoloso, del peso intorno a un quintale. L'esame autoptico è stato affidato all'anatomopatologa Donatella Fedeli di Bologna per la Procura di Forlì, mentre cinque fratelli della vittima (tutti tranne Daniele) - assistiti dagli avvocati Massimiliano Starni e Massimo Mambelli del Foro di Forlì - hanno nominato due esperti: il medico legale Dario Raniero, dell'Università di Verona, e il dottor Franco Bombardini. L'autopsia ha accertato un taglio netto e nessun'altra ferita sul corpo. In casa e sul luogo del delitto non sono state trovate tracce ematiche di dimensioni tali che siano compatibili con una decapitazione avvenuta nell'immediatezza del fatto.

Per questo si ritiene che l'omicidio sia avvenuto altrove e il corpo senza testa riportato nella boscaglia vicino a casa sua in un secondo momento. Dato il peso del cadavere, uno dei sospetti è che l'omicida abbia avuto un complice per trasportare e disfarsi del corpo di Franco Severi. Perché poi un'azione così invasiva come la complessa decapitazione di un corpo già senza vita? C'è chi ipotizza un'azione di sfregio, di odio profondo nei confronti della vittima. Ma potrebbe essere anche un modo per nascondere degli indizi sulla morte che forse potrebbero ricondurre alla mano omicida. Un modo, insomma, per farli sparire senza la difficoltà di far sparire un corpo intero della stazza di un quintale.

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