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Cronaca

Omicidio Severi, sotto tutte le unghie della vittima c'è del sangue. Un disperato tentativo di difesa? Nuove analisi dei Ris

 Ma le tracce ematiche potrebbe essere della stessa vittima, magari con le unghie che si sono sporcate - nel corpo già senza vita - nell'atto della decapitazione

Nessuna analisi degli indumenti, come era previsto inizialmente, nei laboratori del Ris di Parma, ma un'analisi a quanto sembra ben più pregnante: sotto le unghie di Franco Severi, l'agricoltore 53enne di Civitella di Romagna trovato morto decapitato il 22 giugno scorso a Ca' Seggio, c'è del sangue umano. Sangue sotto tutte e 10 le unghie delle mani. Ed ora bisogna capire di chi è. Per rispondere a questa domanda è stato svolto a Parma, martedì mattina, un accertamento irripetibile, alla presenza dei periti di tutte le parti, sia accusa che difesa. Il sangue sotto le unghie è uno dei più classici segnali di un ultimo, disperato, tentativo di difesa di fronte al rischio della vita.

L'essere umano, di fronte alla morte, tira fuori letteralmente gli artigli se non ha altro strumento di difesa. Ma le tracce ematiche potrebbe essere della stessa vittima, magari con le unghie che si sono sporcate - nel corpo già senza vita - nell'atto della decapitazione e del successivo dissanguamento. Ma se è di qualcun altro, potrebbe essere allora ben più di un tenue indizio per identificare l'assassino. Analoga verifica è stata fatta su altri 11 tamponi relativi a prelievi di sostanza ematica effettuati sul corpo di Franco Severi. Anche in questo caso si cerca di capire se in giro per il suo corpo ci sia del sangue estraneo al suo.

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Arrivate le motivazioni del Riesame

Daniele Severi è tuttora in carcere, arrestato l'8 luglio scorso. Il quadro indiziario è stato valutato come sufficiente per mantenere la custodia cautelare e pertanto l'uomo accusato dell'omicidio del fratello è stato mantenuto in cella per la decisione del Tribunale del Riesame (presidente Criscuolo) lo scorso 3 agosto. I legali Massimiliano Pompignoli e Maria Antonietta Corsetti hanno ricevuto le motivazioni del Riesame e stanno valutando se ricorrere in terzo grado, quello in Cassazione,e tornare quindi a chiedere l'eliminazione della misura cautelare.

Il fratello 63enne della vittima è accusato di omicidio volontario, con l'aggravante della premeditazione e occultamento di cadavere (quest'ultima accusa scatta anche quando mancano singole parti anatomiche del cadavere). Tuttavia bisogna ricordarsi che i giudizi finora espressi sono relativi alle esigenze di custodia, vale a dire mantenere in carcere l'accusato, e non si tratta dell'anticipazione del processo vero e proprio. Vengono quindi valutati la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e i requisiti della custodia cautelare, vale a dire la possibilità di reiterazione del reato, l'inquinamento delle prove e il rischio di fuga. 

Le indagini

Quella di Franco Severi è un'orribile morte avvolta nel mistero. Le indagini sono coordinate dal procuratore capo Maria Teresa Cameli e dal sostituto procuratore Federica Messina. A trovare il corpo senza vita di Severi è stato un amico, che nella serata di mercoledì 22 giugno ha dato l'allarme ai soccorritori. Era andato a casa sua in quanto da tempo non rispondeva al telefono e non dava segnali di presenza. L'ultima attività su WhatsApp del suo cellulare è avvenuta intorno alle 19-20 del giorno precedente del ritrovamento, martedì. L'inchiesta ha avuto un'accelerata dopo i sopralluoghi effettuati dai Carabinieri del Ris, affiancati dai colleghi del comando provinciale e della Compagnia di Meldola (guidati dal capitano Rossella Capuano, comandante di Compagnia, e dal capitano Gino Lifrieri, alla guida del Nucleo Operativo e Radiomobile), che avevano perquisito l'abitazione di Daniele Severi a Meldola e l'auto, una "Fiat Panda" grigia, poi posta sotto sequestro.

Franco Severi martedì 21 giugno era vivo: un barista di Civitella è l'ultima persona che ha visto in vita l'agricoltore di 53 anni, oltre all'assassino o gli assassini. La morte potrebbe essere avvenuta tra la sera del 21 giugno e la mattina seguente. Nell'abitazione di Franco Severi non sono stati trovati segni di colluttazione, nè tracce di sangue, il telefono era presente in casa. Sulle scarpe di Daniele Severi è stata trovata una piccola traccia ematica della vittima (che per la difesa però non sono databili). Altro sangue della vittima è stato trovato su dei guanti nel cofano della stessa auto (ma qui le indagini scientifiche non hanno rinvenuto Dna dell'indagato nella parte interna, dove cioè si indossano). La "Panda" no presenterebbe altre tracce di sangue, ma ma Procura obietta che la vettura è stata lavata di recente. I detective hanno inoltre acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza di un'area di servizio lungo la Bidentina, che avevano immortalato il passaggio di una vettura simile a quella in uso a Daniele Severi in un orario compatibile con la morte della vittima, tuttavia le immagini non sono così definite e non permettono di individuare la targa.

Trovato cadavere senza testa, i rilievi

Le indagini si sono focalizzate anche su una pistola "abbatti-buoi", uno strumento di scarsa precisione, utilizzata per lo stordimento e l'uccisione degli animali da allevamento ai fini della macellazione, trovata in via Maglianella, sotto un ponte stradale, nascosta dalla vegetazione a circa sei metri dalla strada, in un'area che si trova a 20 chilometri dal casolare di Franco Severi, ma nei pressi di un'attrezzaia in uso a Daniele, dove lo stesso accudisce i suoi cani. I carabinieri hanno trovato l'oggetto poco dopo aver tracciato un movimento di Daniele Severi in quella zona. L'indagato ha ammesso di essersi disfatto di quella pistola poco prima, ma di non averla usata. Assieme alla pistola anche una canna di fucile (una parte di un'arma), con la matricola di un arma di proprietà di Severi ma ufficialmente venduta tempo prima.  Entrambi gli oggetti sono stati esaminati dai carabinieri del Ris di Parma, ma le indagini scientifiche hanno appurato che non sarebbero stati utilizzati da Daniele SeveriSono quindi questi, essenzialmente, gli elementi in mano all'accusa.

Il contesto famigliare

Fin dall'inizio le indagini si sono indirizzate nell'ambito della famiglia. Grande lavoratore, persona solitaria, Franco Severi ha 6 fratelli, tra i quali vi erano dissidi. In particolare però, il contrasto maggiore – anche di natura legale - era proprio col fratello Daniele. La sorella Anna in un post su Facebook ha parlato di una “cronaca di una morte annunciata, nessuno ci ha ascoltato” e ha ricordato come l'agricoltore 53enne avesse accudito la madre fino alla morte di quest'ultima, avvenuta lo scorso anno. L'uomo, da quel momento, viveva solo nell'azienda agricola di via Ca' Seggio. Sia il fratello Romano che la sorella Anna in diverse interviste si sono detti convinti che l'assassino sia stato il fratello Daniele, dato i pregressi di contrasti col resto della famiglia.

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Il giallo della testa mancante

Caratteristica macabra di questo delitto è il fatto che il cadavere di Severi sia stato scoperto decapitato e la testa non sia stata ritrovata nonostante le ampie ricerche. Un'azione, la decapitazione, prima di tutto per niente facile dato che parliamo di un uomo alto, robusto e muscoloso, del peso intorno a un quintale. L'esame autoptico è stato affidato all'anatomopatologa Donatella Fedeli di Bologna per la Procura di Forlì, mentre cinque fratelli della vittima (tutti tranne Daniele) - assistiti dagli avvocati Max Starni e Massimo Mambelli del Foro di Forlì - hanno nominato due esperti: il medico legale Dario Raniero, dell'Università di Verona, e il dottor Franco Bombardini. L'autopsia ha accertato un taglio abbastanza netto e nessun'altra ferita sul corpo. In casa e sul luogo del ritrovamento del corpo non sono state trovate tracce ematiche di dimensioni tali che siano compatibili con una decapitazione avvenuta nell'immediatezza del fatto.

Per questo si ritiene che l'omicidio sia avvenuto altrove e il corpo senza testa riportato nella boscaglia vicino a casa sua in un secondo momento. Dato il peso del cadavere, uno dei sospetti è che l'omicida abbia avuto un complice per trasportare e disfarsi del corpo di Franco Severi. Perché poi un'azione così invasiva come la complessa decapitazione di un corpo già senza vita? C'è chi ipotizza un'azione di sfregio, di odio profondo nei confronti della vittima. Ma potrebbe essere più probabilmente un modo per nascondere degli indizi sulla morte che forse potrebbero ricondurre alla mano o all'arma omicida. Un modo, insomma, per far sparire degli indizi compromettenti, senza la difficoltà di far sparire un corpo intero della stazza di un quintale. Ed effettivamente, senza la parte anatomica, ad ora non è possibile identificare una causa chiara di morte. Il corpo è stato ritrovato inoltre nudo, con un boxer costume da bagno blu e due paia di slip attorcigliati alla caviglia, arrivati fin qui forse per il trascinamento del corpo.

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Le tesi della difesa

Daniele Severi, difeso dagli avvocati Massimiliano Pompignoli e Maria Antonietta Corsetti, non si è mai sottratto alle domande degli investigatori prima e dei giudici, interrogato nell'udienza di convalida del fermo, avvenuto l'8 luglio scorso, e poi il 1 agosto nell'udienza di Riesame, che ha riconfermato l'esigenza di mantenere l'indagato in carcere. Una piccola traccia del sangue della vittima è stata trovata sulle scarpe di Daniele, ma nella versione della difesa, quel sangue non è databile, per cui potrebbe essere anche una vecchia macchia, sebbene il proprietario dell'indumento ha detto di non sapere, né ricordare quando il sangue del fratello possa essere sgocciolato sulla sue scarpe. Secondo la difesa i due non si vedevano da febbraio-marzo.

La difesa ha fatto valere inoltre poi il fatto che nella macchina, una Fiat Panda, di Daniele Severi, non ci sia alcuna traccia ematica riferita al fratello. La Procura ha rilevato però che l'auto era stata recentemente lavata. Infine c'è l'altra traccia di sangue: un guanto sporco del sangue di Franco nel vano motore della stessa Panda. Una seconda traccia ematica sospetta specialmente perché trovata nella macchina di Daniele. Anche in questo caso la difesa ha obiettato che non ci sono elementi per sostenere che quel guanto sia stato indossato da Daniele, dato che i Ris dei carabinieri non hanno trovato materiale di Dna dell'indagato nella parte interna, dove si indossano i guanti. Per Severi l'assassino avrebbe messo lì quei guanti, per "incastrarlo". La difesa, inoltre, ritiene che il ritrovamento della pistola abbatti-buoi - dati anche qui gli esiti delle indagini scientifiche - non sia a questo punto rilevante ai fini delle indagini.

Per la difesa Daniele si sarebbe sbarazzato di quella vecchia pistola e della canna di fucile temendo di essere "incastrato" da qualcuno. La sua tesi difensiva ricorrente, infatti, è che ci sia qualcuno intenzionato a far ricadere su di lui la responsabilità del delitto, consapevole le vecchie ruggini col fratello lo rendono facilmente l' "indiziato numero 1". Di questo avrebbe accusato velatamente anche gli investigatori. Gli avvocati della difesa, sul punto, rilevano che la Procura finora ha effettuato indagini nella sola direzione di Daniele Severi, evitando di esplorare altre piste e di cercare altre persone con motivi per uccidere Franco Severi.

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