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Cronaca

Cadavere senza testa, nuovo giorno del giudizio per Daniele Severi: si decide sulla scarcerazione

Si è tenuta lunedì mattina, a Bologna, l'udienza per valutare la richiesta di scarcerazione di Daniele Severi, avanzata dalla difesa

Si è tenuta lunedì mattina, a Bologna, l'udienza per valutare la richiesta di scarcerazione di Daniele Severi, avanzata dalla difesa rappresentata dai legali Massimiliano Pompignoli e Maria Antonietta Corsetti. Il Tribunale del Riesame, infatti, ha dovuto valutare in secondo grado se ci sono i presupposti per mantenere in carcere l'unico indiziato del delitto di Franco Severi, l'agricoltore 53enne di Civitella di Romagna trovato morto decapitato il 22 giugno scorso tra i rovi nei pressi del suo casolare di Ca' Seggio. La misura cautelare in primo grado era stata era stata decisa dal giudice per le indagini preliminari di Forlì Giorgio Di Giorgio, dopo la convalida dell'arresto operato l'8 luglio scorso. Da allora, da quasi in mese, il fratello 63enne della vittima, accusato di omicidio volontario, con l'aggravante della premeditazione e occultamento di cadavere, si trova nel carcere della Rocca. Il Tribunale del Riesame (giudice Sarli relatore)  ha dovuto quindi riconsiderare il fascicolo di accusa per verificare l'eventuale sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e i requisiti della custodia cautelare, vale a dire la possibilità di reiterazione del reato, l'inquinamento delle prove e il rischio di fuga. 

Al termine dell'udienza il Tribunale si è riservato la decisione, che sarà comunicata in uno o due giorni. La difesa ha fatto valere essenzialmente tre punti: il fatto che la Procura avrebbe indagato a senso unico solo nei confronti del fratello - il sospetto numero uno dato i lunghi trascorsi di liti e rancori con la vittima -, che gli indizi sarebbero scarsi ed infine presentando al tribunale un verbale dei Carabinieri dei Ris di Parma in cui emerge, dagli accertamenti scientifici, che la cosiddetta pistola "abbatti-buoi", considerata l'arma del delitto, non ha alcuna traccia di Dna di Daniele Severi. La pistola venne ritrovata due giorni prima dell'arresto, il 6 luglio, e non era stata ancora analizzata quando l'8 luglio scorso scattarono le manette. Nella richiesta della Procura di Forlì di mantenere la custodia in carcere non sarebbero emersi altri elementi significativi di indagine che aggiornano il quadro da quando è scattato l'arresto.

Le indagini

Quella di Franco Severi è un'orribile morte avvolta nel mistero. Le indagini sono coordinate dal procuratore capo Maria Teresa Cameli e dal sostituto procuratore Federica Messina. A trovare il corpo senza vita di Severi è stato un amico, che nella serata di mercoledì 22 giugno ha dato l'allarme ai soccorritori. Era andato a casa sua in quanto da tempo non rispondeva al telefono e non dava segnali di presenza. L'ultima attività su WhatsApp del suo cellulare è avvenuta intorno alle 19-20 del giorno precedente del ritrovamento, martedì. L'inchiesta ha avuto un'accelerata dopo i sopralluoghi effettuati dai Carabinieri del Ris, affiancati dai colleghi del comando provinciale e della Compagnia di Meldola (guidati dal capitano Rossella Capuano, comandante di Compagnia, e dal capitano Gino Lifrieri, alla guida del Nucleo Operativo e Radiomobile), che avevano perquisito l'abitazione di Daniele Severi a Meldola e l'auto, una "Fiat Panda" grigia, poi posta sotto sequestro.

La morte che potrebbe essere avvenuta tra la sera del 21 giugno e la mattina seguente. Nell'abitazione di Franco Severi non sono stati trovati segni di colluttazione. Sulle scarpe di Daniele Severi sono state  trovate piccole tracce ematiche della vittima (che per la difesa però non sono databili). Altro sangue della vittima è stato trovato su dei guanti nel cofano della stessa auto (ma qui le indagini scientifiche non hanno rinvenuto Dna dell'indagato nella parte interna, dove cioè si indossano). I detective hanno inoltre acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza di un'area di servizio lungo la Bidentina, che avevano immortalato il passaggio di una vettura simile a quella in uso a Daniele Severi in un orario compatibile con la morte della vittima, tuttavia le immagini non sono così definite e non permettono di individuare la targa.

Trovato cadavere senza testa, i rilievi

Le indagini si sono focalizzate anche su una pistola "abbatti-buoi", uno strumento di scarsa precisione, utilizzata per lo stordimento e l'uccisione degli animali da allevamento ai fini della macellazione, trovata in via Maglianella, sotto un ponte stradale, nascosta dalla vegetazione a circa sei metri dalla strada, in un'area che si trova a 20 chilometri dal casolare di Franco Severi, ma nei pressi di un'attrezzaia in uso a Daniele, dove lo stesso accudisce i suoi cani. L'arma è stata esaminata dai carabinieri del Ris di Parma, ma le indagini scientifiche hanno appurato che non sarebbe utilizzata per uccidere il 53enne. Stesso discorso per una canna di fucile - una parte di arma in sé non in grado di provocare lesioni - che era assieme nella scatola alla pistola "abbatti-buoi".

Il contesto famigliare

Franco Severi martedì 21 giugno era vivo. Un barista di Civitella è l'ultima persona che ha visto l'agricoltore di 53 anni. Fin dall'inizio le indagini si sono indirizzate nell'ambito della famiglia. Grande lavoratore, persona solitaria, Franco Severi ha 6 fratelli, tra i quali vi erano dissidi. In particolare però, il contrasto maggiore – anche di natura legale - era proprio col fratello Daniele. La sorella Anna in un post su Facebook ha parlato di una “cronaca di una morte annunciata, nessuno ci ha ascoltato” e ha ricordato come l'agricoltore 53enne avesse accudito la madre fino alla morte di quest'ultima, avvenuta lo scorso anno. L'uomo, da quel momento, viveva solo nell'azienda agricola di via Ca' Seggio. Sia il fratello Romano che la sorella Anna in diverse interviste si sono detti convinti che l'assassino sia stato il fratello Daniele, dato i pregressi di contrasti col resto della famiglia.

Il giallo della testa mancante

Caratteristica macabra di questo delitto è il fatto che il cadavere di Severi sia stato scoperto decapitato e la testa non è stata ritrovata nonostante le ampie ricerche. Un'azione, la decapitazione, prima di tutto per niente facile dato che parliamo di un uomo alto, robusto e muscoloso, del peso intorno a un quintale. L'esame autoptico è stato affidato all'anatomopatologa Donatella Fedeli di Bologna per la Procura di Forlì, mentre cinque fratelli della vittima (tutti tranne Daniele) - assistiti dagli avvocati Massimiliano Starni e Massimo Mambelli del Foro di Forlì - hanno nominato due esperti: il medico legale Dario Raniero, dell'Università di Verona, e il dottor Franco Bombardini. L'autopsia ha accertato un taglio abbastanza netto e nessun'altra ferita sul corpo. In casa e sul luogo del delitto non sono state trovate tracce ematiche di dimensioni tali che siano compatibili con una decapitazione avvenuta nell'immediatezza del fatto.

Per questo si ritiene che l'omicidio sia avvenuto altrove e il corpo senza testa riportato nella boscaglia vicino a casa sua in un secondo momento. Dato il peso del cadavere, uno dei sospetti è che l'omicida abbia avuto un complice per trasportare e disfarsi del corpo di Franco Severi. Perché poi un'azione così invasiva come la complessa decapitazione di un corpo già senza vita? C'è chi ipotizza un'azione di sfregio, di odio profondo nei confronti della vittima. Ma potrebbe essere anche un modo per nascondere degli indizi sulla morte che forse potrebbero ricondurre alla mano omicida. Un modo, insomma, per farli sparire senza la difficoltà di far sparire un corpo intero della stazza di un quintale. Ed effettivamente, senza la parte anatomica, ad ora non è possibile identificare una causa di morte.

Dal momento del fermo cosa è accaduto

Daniele Severi non si è mai sottratto alle domande degli investigatori prima e del giudice poi in sede di udienza di convalida. Una piccola traccia del sangue della vittima è stata trovata sulle scarpe di Daniele, ma nella versione della difesa, quel sangue non è databile, per cui potrebbe essere anche una vecchia macchia, sebbene il proprietario dell'indumento ha detto di non sapere, né ricordare quando il sangue del fratello possa essere sgocciolato sulla sue scarpe. Secondo la difesa i due non si vedevano da febbraio-marzo.

La difesa ha fatto valere inoltre poi il fatto che nella macchina, una Fiat Panda, di Daniele Severi, non ci sia alcuna traccia ematica riferita al fratello. La Procura ha rilevato però che l'auto era stata recentemente lavata. Infine c'è un'altra traccia di sangue: un guanto sporco del sangue di Franco nel vano motore della stessa Panda. Una seconda traccia ematica sospetta specialmente perché trovata nella macchina. Anche in questo caso la difesa ha obiettato che non ci sono elementi per sostenere che quel guanto sia stato indossato da Daniele. La difesa, inoltre, ritiene che il ritrovamento della pistola abbatti-buoi - dati anche qui gli esiti delle indagini scientifiche - non sia a questo punto rilevante ai fini delle indagini.

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