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Cronaca Meldola

Dal dramma dell'omicidio-suicidio la speranza per altre persone: firmato il prelievo degli organi

Una famiglia che si è frantumata una mattina qualsiasi con un omicidio e suicidio, quest'ultimo un tentativo che ha ridotto in fin di vita il padre, Francesco Giacchini

L'iter legale procede come da copione obbligato in questi casi. Anche se tutti gli aspetti sono ormai chiari, anzi chiarissimi. Sabato mattina si è tenuta l'udienza di convalida per l'arresto di Francesco Giacchini, lui ovviamente era assente, legato solo ad flebile filo di vita in un letto della Rianimazione dell'ospedale Bufalini di Cesena. Il giudice De Paoli ha convalidato il provvedimento e, considerate le condizioni disperate dell'omicida, non ha disposto alcuna misura di custodia cautelare. E sempre sabato mattina un altro adempimento di rito: l'autopsia sul corpo della 44enne uccisa, figlia di Giacchini. Anche qui nessuna sorpresa: è stato estratto dal suo cranio il proiettile che l'ha uccisa.

Papà Francesco e mamma Severina erano legatissimi ad Elisa. Era la loro “bambina”. Una famiglia unita e per bene, che si è frantumata una mattina qualsiasi con un omicidio e suicidio, quest'ultimo un tentativo che ha ridotto in fin di vita il padre. Francesco Giacchini, pensionato 73enne, non ce la faceva più a reggere il peso delle sofferenze maturate nel corso degli anni per la figlia 44enne, disabile fin dalla nascita. E così giovedì ha preso la pistola di piccolo calibro regolarmente detenuta, uccidendola, per poi puntare l'arma contro di se e fare fuoco

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Anche sabato è rimasto ricoverato in prognosi riservata nel reparto di Rianimazione dell'ospedale “Maurizio Bufalini” di Cesena. E' in condizioni disperate ed è tenuto in vita dai macchinari. Ha un proiettile conficcato nel cranio. La diagnosi di morte cerebrale sulla carta non gli dà scampo. L'unica vera novità in questa triste vicenda è che da tanta morte potrebbe nascere la speranza di vita per altre persone. La moglie di Francesco Giacchini, infatti, ha dato l'autorizzazione al prelievo degli organi. 

Per il resto il quadro investigativo per i Carabinieri della Compagnia di Meldola, con le indagini del capitano Filippo Cini e del luogotenente Gino Lifrieri, è chiaro e non presenta alcun lato oscuro: un delitto dettato dal dolore dovuto allo stato di disabilità totale della figlia tanto amata sin dalla nascita, oltre alla consapevolezza di non riuscire più ad assisterla come nel passato.

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