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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Un orto in diretta web 24 ore su 24, da Forlì l'azienda per insalata e finocchi "fai da te"

In molti hanno preso a coltivare in proprio gli ortaggi per avere alimenti sicuri, a chilometro zero e soprattutto a basso prezzo. E non solo in fazzoletti di terra ma anche sui balconi dei condomini

Una telecamera accesa 24 ore su 24 per osservare in diretta web la crescita delle piante da orto e imparare a curarle, un esperto online pronto a rispondere alle domande dei clienti e campi sperimentali dove si possono toccare con mano qualità e resa delle coltivazioni.  E’ “Orto mio” realtà forlivese che nel corso del tempo si è costruita una posizione di vera leadership nel settore delle piante da orto unendo l’arte agricola alla tecnologia più avanzata e registrando numeri importanti:  30 milioni di euro di fatturato nel 2015, 250 milioni di piante prodotte, oltre duecento dipendenti. 

L’azienda di via Zampeschi, di recente è stata scelta tra i fornitori della nuova edizione di “Masterchef”, il programma cult per gli appassionati di cucina, ed è anche tra gli sponsor della nuova mostra “Piero della Francesca, indagine su un mito” di fresco inaugurata ai musei del San Domenico. A guidare la solida crescita di “Orto mio”, marchio nato nel 1992, è Anna Chiara Mackintosh, 50 anni, origini scozzesi e accento romagnolo, insieme al marito Stefano Raffoni, forlivese di 54, affiancati dal figlio ventenne da poco entrato in azienda.

“La famiglia di mio padre è scozzese – racconta Anna Chiara – io sono arrivata in Romagna da adolescente, ho sposato un forlivese e, come si dice, ho messo radici”. E insieme alle radici della famiglia, la coppia ha messo anche le radici come impresa capendo in anticipo che la coltivazione dell’orto stava per diventare non più l’occupazione tipica degli anziani ma una tendenza diffusa in fasce d’età molto diverse e persino nelle metropoli.

“La famiglia di mio marito lavorava già nel settore della produzione delle piante da orto professionali. Noi abbiamo preso le tecniche colturali e le abbiamo trasferite nel mercato hobbistico”. Un mercato alimentato e rafforzato negli anni anche dal continuo susseguirsi di notizie e scandali alimentari: dalla mucca pazza al mercurio nel pesce e non ultimo dalla crisi economica.  Da qui la scelta di molti di coltivare in proprio gli alimenti per avere alimenti sicuri, a chilometro zero e soprattutto a basso prezzo. E non solo in fazzoletti di terra ma anche sui balconi dei condomini.

“La nostra fortuna è stata di puntare da subito sulla qualità del prodotto e di aver ‘vestito’ la pianta come non era stato fatto prima con la foto e i consigli su come coltivarla. E questo è il motivo per cui abbiamo avuto questo successo che ci dà tante soddisfazioni anche se costa una fatica enorme, il nostro è un lavoro in tempo reale, non si può fare stoccaggio: ogni mattina abbiamo una rete di 300 rivenditori che ci mandano gli ordini e il pomeriggio dobbiamo preparare le piante che la notte partono per la loro destinazione”.

L’azienda ha cominciato solo ora a investire sulla pubblicità e visibilità del marchio ad alti livelli preferendo invece lavorare per consolidare l’apprezzamento dei clienti sul campo e basato sul passa parola.  All’idea di ‘vestire’ le piante si sono aggiunte poi le scelte di creare un campo sperimentale ripreso 24 ore al giorno con immagini trasmesse sul sito e forti investimenti in tecnologia. “Abbiamo 35 ettari di serre che gestiamo con un occhio attento a contenere l’inquinamento e usando energie rinnovabili, le riscaldiamo con un circuito di acqua calda prodotta da biomasse e usiamo luci a led”. In azienda c’è anche un macchinario all’avanguardia (ne esistono 7 in tutto il mondo e due sono a Forlì): una trapiantatrice in grado di trapiantare 50 mila piantine all’ora prodotta dalla Urbinati di Santarcangelo con cui “Orto mio” collabora da molto tempo. “E’ stata proprio questa macchina a permettere all’azienda di fare il salto e realizzare i numeri di produzione di oggi. Quando abbiamo iniziato fatturavamo appena 350 milioni di vecchie di lire”.

Dopo tanto successo Orto mio ha deciso di riversare parte della sue risorse sul territorio partecipando al progetto la “Fabbrica del Sorriso”, la raccolta fondi promossa da “Mediafriends Onlus” destinata a sostenere la lotta contro i tumori infantili che vede tra i beneficiari un progetto congiunto dell’Istituto Oncologico Romagnolo (IOR) e l’Irst di Meldola e che è legato all’evento della mostra su Piero della Francesca.

“Ci è sembrato naturale contribuire a questo progetto, anche noi facciamo del benessere e della salute i nostri obiettivi evitando di usare trattamenti che impoveriscono le piante e ne eliminano i benefici - chiude Anna Chiara Mackintosh che aggiunge -. Vogliamo continuare a crescere e speriamo che l’amministrazione comunale ci aiuti a farlo alleggerendo la burocrazia che a volte rischia di rallentare progetti che invece devono essere conclusi in tempi brevi”.

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