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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Al via il Conclave. "Quando il futuro Papa mi cacciò via (ma sarà lui?)"

Dicono tutti che il favorito sia Scola. L'Arcivescovo di Milano avrebbe già, secondo le "truppe cammellate" dei vaticanisti, un bel numero di voti a suo favore. Io lo dico subito, vaticanista non sono e parlo da 'fedele semplice' ma curioso

Dicono tutti che il favorito sia Scola. L'Arcivescovo di Milano avrebbe già, secondo le "truppe cammellate" dei vaticanisti, un bel numero di voti a suo favore. Io lo dico subito, vaticanista non sono e parlo da 'fedele semplice' ma curioso, da sempre, di questo mondo. Io mi son fatto l'idea che la contrapposizione fra il cardinale ambrosiano e quello brasiliano di San Paolo, cioè Pedro Odilo Scherer, sia cosa buona appunto per i vaticanisti e perciò ad alto tasso di cortina fumogena.

Il brasiliano sponsorizzato dalla Curia: Scherer. Come si fa a credere che sia seria e spendibile una candidatura, parlo del paulista dalle origini tedesche, che viene sponsorizzata dall'ala dura e pura di quella 'Curia' che tutti dicono di voler riformare perché causa dei mali passati e presenti della Chiesa? Dunque Scherer servirà probabilmente a tentare di bloccare l'affermarsi di Scola.

Il curriculum di Scola. Il nostro, infatti, ha un curriculum perfetto e molti nemici in the Vatican City. Alto 183 cm, robusto e biondo come uno svedese, è figlio di un camionista di fede socialista. Fine teologo 'ratzingeriano' nonché prediletto di Benedetto XVI che l'endorsement su di lui lo fece un anno fa, trasferendolo dalla gloriosa, ma stretta, Venezia, alla Diocesi più grande del mondo. Scola è anche uomo di governo. Lo possono dire i veneziani, ma ancor di più alcuni della Lateranense, l'Università del Papa di cui fu Magnifico Rettore, che ne conobbero l'ira terribile ed agghiacciante.

Unico neo: un ghiacciolo. Capitò che chiamasse nel suo studio qualche cattedratico "disobbediente" che, facendo per sedersi, veniva gelato con un: "Chi le ha detto di accomodarsi? Si alzi, esca e non si presenti mai più in Ateneo!". Un Bertone qualunque con lui avrebbe avuto vita brevissima: anzi, non ci sarebbe stato alcun Bertone e, nel caso, non si sarebbe sognato di fare ciò che si è visto sotto Ratzinger. Ha un limite, grosso, grosso e cifra che lo differenzia da Benedetto XVI: il linguaggio. Dove il "Papa Emerito" brillava per chiarezza espositiva anche nei passaggi più complessi delle vette teologiche, il nostro è, invece, cervellotico, professorale, dispersivo. Insomma, un ghiacciolo incomprensibile.

E mi caccio dalla sala. Capitò anche a me di ascoltare l'allora Magnifico Rettore, ad un convegno liturgico. Alle tre del pomeriggio in un'aula semi buia e piena di attempati prelati in piena digestione, egli spaziava fra visioni ermeneutiche, spazi pneumatici e neologismi comprensibili forse solo ai suoi colleghi d'ateneo. Dopo una buona mezz'ora di discorso sulla pregnanza di senso dei segni liturgici, a me scappò di commentare, a voce evidentemente non troppo bassa, col mio vicino: "Fra poco qui, più che di mondo dei segni, si dovrà constatare quello dei sogni". Scrosciò immediata, nelle file circostanti un'incontenibile risata, che il papabile Scola per nulla gradì al punto che c'invitò, con lo stesso stile che sopra si raccontava, ad uscire dalla sala.

E se fosse Dolan? Al momento, dunque, non so dire se potrò raccontare, un giorno, a mio figlio di essere stato cacciato fuori dal Papa, ma, se sarà lui, gli auguro lunga vita. Se non sarà, me ne basta uno qualunque (magari Dolan?) che, però, si dia, come unica missione, quella stessa che gli darà Cristo volendolo suo Vicario: "Va e conferma i tuoi fratelli nella Fede" cioè annuncia il Vangelo in armonia con la bimillenaria Tradizione della Chiesa".


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