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Cronaca

Parco commerciale, il disappunto di Legambiente: "Il piano urbanistico va ridefinito"

Legambiente Forlì-Cesena, attraverso il presidente Francesco Occhipinti, esprime così la propria contrarietà al nuovo insediamento commerciale nei pressi del casello autostradale di Forlì

"Agire con atti precisi, a cominciare dalla rapida ridefinizione del Piano Commerciale e del Piano Urbanistico Comunale". Legambiente Forlì-Cesena, attraverso il presidente Francesco Occhipinti, esprime così la propria contrarietà al nuovo insediamento commerciale nei pressi del casello autostradale di Forlì. Per Occhipinti, la previsione urbanistica contenuta nel poc commerciale del 2017 rappresenta "una scelta scellerata, incurante del consumo di suolo e che svuoterà ancora di più il centro cittadino di negozi ed attività commerciali" e che non ha avuto "nessun rispetto per la tutela del territorio tant’è che anzichè in verticale gli edifici, previsti ad un piano, si svilupperanno in orizzontale coprendo quasi tutta l’area a disposizione".

"Se c’è una cosa di cui a Forlì non si sente il bisogno sono proprio le nuove attività commerciali di medie dimensioni che non creeranno nessun nuovo posto di lavoro calcolando che altre dovranno chiudere i battenti per sempre - prosegue Occhipinti -. Il Comune di Forlì si contraddistingue ancora una volta con operazioni contrarie all’obiettivo di consumo zero di suolo e che aumenteranno  le emissioni di Co2". Il presidente di Legambiente attacca poi l'amministrazione Zattini: "La scusa addotta è sempre la stessa: “abbiamo le mani legate dalle scelte della precedente Giunta”. Un ritornello ormai trito e ritrito perché chi governa ha sempre la piena  responsabilità di operare le scelte da compiere anche, se necessario,  ritornando indietro rispetto a quelle effettuate in precedenza. Oramai siamo abituati, da parte di questa Amministrazione, a dichiarazioni di un segno del tipo: “è necessario aggiornare gli strumenti urbanistici e commerciali vigenti” ma poi assistiamo a decisioni concrete del tutto opposte". Se proprio voleva il bene della città e il suo miglioramento in chiave ambientale questa amministrazione doveva e poteva trasferire quelle superfici a destinazione commerciale in una delle tante aree produttive oramai dismesse e dove abbondano capannoni vuoti da tempo, evitando così nuovo cemento e nuovo consumo di suolo".

"Dichiarare lo stato di emergenza climatica assume un significato ben più che simbolico - chiosa Occhipinti -. Si tratta di una vera e propria dichiarazione di colpevolezza con la quale viene riconosciuta una sciagurata condotta collettiva nel passato. Sono errori, questi, che potremmo pagare molto cari, a meno che non si inverta fin da subito la rotta attraverso la realizzazione di concrete azioni da parte di tutti noi. Le amministrazioni locali sono chiamate a rispondere con la stessa forza e tempestività, attraverso politiche pervasive che promuovano il rispetto dell'ambiente, la riduzione dell'inquinamento, nonché una maggior resilienza agli effetti negativi dei cambiamenti climatici. Chiediamo quindi all'Amministrazione Comunale di agire con atti precisi, a cominciare dalla rapida ridefinizione del Piano Commerciale e del Piano Urbanistico Comunale, per cambiare le politiche ambientali e territoriali della città e di smetterla di sfuggire alle proprie responsabilità".

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