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Cronaca

Partono missionari per la Germania con il loro tre figli: l'avventura di Max e Patrizia

Due anni fa, Max e Patrizia danno la disponibilità ad andare laddove si manifesterà il bisogno, anche in Africa o Asia. A febbraio, i responsabili nazionali dell’associazione propongono la Germania

“Mala tempora” avrebbero detto i latini a proposito del periodo di crisi attuale, che induce sempre più italiani a emigrare all’estero, come nei primi anni del ‘900, alla ricerca di un lavoro e di migliori condizioni di vita. Parrebbe il caso dei coniugi forlivesi Ezio Massimo Arrigoni e Patrizia Venturi, in procinto di emigrare in Germania. Con loro anche i tre figli naturali generati in 11 anni di matrimonio.

“Sì, è vero – dichiara Max Arrigoni – stiamo per partire per Colonia, in Renania, ma non per cercare fortuna, quanto per una precisa scelta di vita: noi andiamo in Germania come missionari”. Affittato l’appartamento familiare di via La Greca ancora soggetto a mutuo, il 3 gennaio prossimo Max e Patrizia si trasferiranno nella “Locomotiva d’Europa” per iniziare una vita di servizio ai tanti “cristi” che risiedono nella grande città tedesca. La coppia ha sempre tenuto uno stile virtuoso, fatto di lavoro quotidiano ma anche di tanto impegno nel sociale, com’è tipico della Comunità Papa Giovanni XXIII, l’associazione ecclesiale fondata nel 1968 dal sacerdote riminese don Oreste Benzi. E’ una condotta coerente, d’accordo, che però ancora non li ha mai soddisfatti appieno. Nel loro cuore c’è una parola precisa: missione. “Avverto le tue perplessità sul nostro gesto – dichiara Max Arrigoni, classe 1971 - e proverò a spiegarmi. Tutti noi cristiani abbiamo una vocazione a servire il prossimo che ci sta accanto. Le modalità per fare questo sono molteplici: basta stare in ascolto del Signore che ti parla. La nostra risposta alla chiamata missionaria è stata un'adesione completa al progetto di Gesù su di noi, confermata dal carisma di servizio della Papa Giovanni XXIII”.

Due anni fa, Max e Patrizia danno la disponibilità ad andare laddove si manifesterà il bisogno, anche in Africa o Asia. A febbraio, i responsabili nazionali dell’associazione propongono la Germania. Il vescovo di Colonia, grande estimatore dello stile di servizio e di condivisione enunciato da don Benzi, vuole affidare ad una famiglia della Papa Giovanni la casa di accoglienza per ragazze madri che sta per aprire in Diocesi. “Missione” viene dal latino “missio”, che significa “invio”: un missionario parte per andare a servire gli altri. “Accanto alla povertà materiale – insegna don Oreste - cresce prepotentemente quella spirituale, la disperazione per una vita priva di significati e di relazioni. In Europa hanno deciso di recidere ogni legame con il Dio cristiano, anche quello culturale. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: non ci sono più riferimenti, il caos è ovunque”.

A novembre, i coniugi Arrigoni si sono recati a Colonia per un sopralluogo, incontrando anche il vescovo ausiliario monsignor Ansgar Puff. Il colloquio dissipa ogni dubbio: “Il nostro cammino nella Papa Giovanni ci chiama in Germania, partiamo con entusiasmo”. Una volta rientrati a Forlì, Max lascia il lavoro di pubblicitario e Patrizia quello di assistente in uno studio dentistico. Gli amici della “papagio” stanno già allestendo il camioncino che trasporterà a Colonia i loro effetti personali: “Niente mobili né arredi, solo vestiti, libri e le nostre biciclette”. A Colonia, Max e Patrizia vivranno della retta mensile prestabilita dalla Papa Giovanni per i propri aderenti. Non è una gran cifra, ma consente di campare dignitosamente. “Andiamo in missione - conclude Max - per condividere la vita con gli ultimi, i piccoli, coloro che, come dice Papa Francesco, vivono nelle periferie”. Pare proprio che nell’opulenta Germania ce ne sia un gran bisogno

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