rotate-mobile
Storie

Dalla Germania alla Puglia, 1700 chilometri sulle orme del padre internato: tappa a Forlì per il viaggio di Pasquale

La storia di Pasquale Caputo, 73enne: ha deciso di ripercorrere a piedi in solitaria il cammino che suo padre Francesco, soldato italiano, fece dalla Germania verso la madrepatria dopo essere stato catturato e deportato nei campi di prigionia tedeschi

Sul retro della maglia che indossa per la sua attraversata c'è una scritta che recita: "Non c'è in un'intera vita cosa più importante da fare che chinarsi perchè un altro, cingendoti il collo, possa rialzarsi". La storia di Pasquale Caputo, 73enne della provincia di Barletta, è di quelle che arrivano dritte al cuore. Perchè ha deciso di ripercorrere a piedi in solitaria il cammino che suo padre Francesco, soldato italiano, fece dalla Germania verso la Madre Patria dopo essere stato catturato e deportato nei campi di prigionia tedeschi, nei pressi di Monaco di Baviera. Una viaggio di 1.700 chilometri nella memoria del padre, un'esplorazione interiore e tante storie da vivere. Pasquale ha fatto tappa a Forlì, ospitato da mercoledì a venerdì nella caserma "De Gennaro" di Forlì. Accolto dal colonnello Marco Licari, comandante del 66esimo Reggimento Fanteria Aeromobile "Trieste", ha ricaricato le batterie prima di rimettersi in cammino, ripreso dopo la cerimonia dell'alzabandiera, con l'obiettivo di arrivare a Barletta il 27 luglio, proprio come fece papà Francesco 77 anni fa. 

"Sulle orme di mio padre"

Il viaggio in solitaria del 73enne ha un nome, "Sulle orme di mio padre", ed è stato organizzato nei minimi dettagli dall’associazione "Barletta Sportiva", di cui Caputo fa parte. "Si tratta dello stesso percorso che mio padre fece del 1945 quando trovò la libertà grazie all'intervento dei soldati americani - esordisce -. Mi parlò di questo lungo viaggio una volta sola, in una notte dell'inverno del 1956, quello della grande nevicata in Puglia, alla presenza di un mio zio materno che era reduce dai Balcani. Avevo all'epoca 7 anni. Papà era orfano di padre ed era analfabeta non avendo frequentato la scuola. Non gli chiesi mai ragguagli o informazioni di questa esperienza, anche perchè non era in grado di fornire ulteriori particolari".

Ma Pasquale quel racconto lo segnò profondamente. Quelle parole di 66 anni fa gli hanno cambiato la vita. Per scavare a fondo ha così deciso di avventurarsi in quel viaggio che ha segnato la salvezza del padre. "Con l'aiuto dell'associazione "Barletta Sportiva" sono riuscito ad organizzarlo e renderlo concreto. La partenza dai dintorni di Monaco di Baviera è avvenuta l'8 maggio, "una data significativa - spiega il 73enne -, perchè in Germania rappresenta la giornata della liberazione e l'apertura dei campi di prigionia. Dai fogli matricolari risulta infatti che mio padre venne liberato dagli americani proprio l'8 maggio. E con lui centinaia e centinaia di internati militari italiani. Tornò a casa a piedi, in quanto non vi erano troppi mezzi a disposizione perchè gli americani non si aspettavano così tanti prigionieri". 

Il cammino

Attraverso i documenti ottenuti dall'esercito tedesco e dalla Croce Rossa internazionale Caputo ha scoperto che il padre era stato prigioniero nei campi di Moosburg, Memmingen e Kaufbeuren. "Li ho visitati tutti e tre, poi da Kaufbeuren è iniziato il cammino verso Barletta - racconta -. Una trentina di chilometri al giorno, con una tappa importante quella di Bolzano, perchè li ci furono tante famiglie che accolsero i deportati ammalati ed affamati, dando loro aiuto. Altro momento significativo l'ho vissuto a Pescantina, dove ho visitato la ferrovia dove c'è il monumento dedicato agli internati militari italiani". L'obiettivo è arrivare a Barletta il 27 luglio, proprio quando giunse a casa papà Francesco. Caputo è tenuto costantemente attraverso dispositivi di telemedicina, che sono stati messi a disposizione da Aress Puglia. E il meteo al momento è stato favorevole: "Piogge e temporali si sono presentati solo di notte e il caldo non mi spaventa". 

La missione

Ad ogni tappa - ne sono previste 68 - il 73enne viene accolto da associazioni o amministrazioni comunali. Inizialmente Caputo voleva percorrere il cammino "in totale anonimato, perchè lo consideravo inizialmente un mio percorso. Ma i miei amici mi hanno fatto comprendere che in quelle migliaia di chilometri c'erano le storie di tutti gli ex deportati. Quindi il mio si è trasformato in un messaggio di pace e di fratellanza tra i popoli. E' la storia di mio padre dal punto di vista emotivo, ma anche degli internati militari, che misero le basi per la pace, rifiutandosi di aderire ai disegni di Hitler e Mussolini, alla Gestapo, alle Ss o alla Wehrmacht in cambio di benefici". Caputo ha alle spalle esperienza sportive sulle lunghe distanze con 25 maratone disputate da quando è andato in pensione, "ma non voglio passare per un fenomeno. Sono grato di poter comunicare questo percorso".

Un viaggio che avviene nel bel mezzo del conflitto russo-ucraino: "La guerra è sempre sporca. Mi sono commosso dall'accoglienza che ho trovato in persone ucraine ospitate in un albergo e che mi hanno offerto da mangiare. E' stata una cosa che è arrivata dritta al cuore". Questa esperienza avrà un seguito: "Non sarà disperso nulla, dalle immagini alle emozioni che sto accumulando, vedendo tanta generosità dalle persone che incontro per strada. Magari scriverò qualcosa in futuro con l'aiuto di chi sta collaborando a questa iniziativa oppure farò degli incontri". 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Dalla Germania alla Puglia, 1700 chilometri sulle orme del padre internato: tappa a Forlì per il viaggio di Pasquale

ForlìToday è in caricamento