Paura del futuro, incubi e solitudine: “Alluvione, prosegue il supporto psicologico, la preoccupazione è aumentata”
Sono circa 700 le persone che si sono rivolte al servizio dell’Ausl. La psicologa: “Tra i sintomi più frequenti disturbi del sonno, incubi, terrori notturni e insonnia"
I drammatici eventi alluvionali del 16 maggio che hanno investito numerosi quartieri della città, hanno prodotto danni materiali nella vita delle persone - che in molti casi hanno perso casa e lavoro - ma anche ferite immateriali, invisibili all’esterno, ma altrettanto dirompenti, nella sfera emotiva. Sin dai primi giorni dell’emergenza è stato attivato il servizio di supporto psicologico per fare a fronte alle conseguenze di un evento che lascia dietro a sé, oltre al fango, la paura. Come spiega Antonella Liverani, psicologa dell’Ausl Romagna, che dall’inizio dell’emergenza ha seguito passo passo la situazione e il suo evolversi.
Dottoressa Liverani, quali sono stati i servizi di supporto e di accompagnamento psicologico messi in campo per le persone colpite dall’alluvione?
“Data l'immediata percezione della drammaticità della situazione, è stato attivato un board regionale ad hoc, con la presenza dell'Ausl Romagna e di altre aziende sanitarie regionali e di associazioni che fanno capo alla Protezione civile, sia nazionale che regionale, per attivare e coordinare tutte le attività di primo soccorso psicologico. L’assistenza è stata costantemente coadiuvata dal direttore di distretto, Francesco Sintoni, in stretta collaborazione con la Direzione generale, con il direttore delle Attività socio sanitarie della Romagna, con i direttori delle diverse unità operative, con gli operatori socio-sanitari e gli educatori locali, le amministrazioni, il volontariato, con i comitati di quartiere e la popolazione. La portata dell'evento ha prodotto conseguenze sulla salute psicologica delle persone, in termini di stress acuto e di reazioni emotive intense come risposta al trauma, di tipo sia individuale che collettivo. Gli interventi fatti nella fase acuta sono stati di stretta prossimità, grazie a professionisti formati sull'emergenza che si sono recati negli hub di accoglienza delle persone evacuate, nelle scuole, nei quartieri colpiti, negli uffici del Comune, nei centri di distribuzione dei beni primari, ma anche direttamente nelle case, per cogliere e accogliere i bisogni dei cittadini”.
Con quale modalità?
“Sono stati aperti due ambulatori di supporto psicologico per l'emergenza, uno nel quartiere Romiti, in stretta connessione con il Nucleo di cure primarie, e uno in via Colombo. Nell'immediato è stata anche attivata una linea telefonica a cui le persone potevano fare riferimento sia chiamando sia per richiedere un accesso diretto agli ambulatori”.
A oggi quali sono i servizi presenti sul territorio?
“E’ attivo un servizio di assistenza telefonica, al numero 331 7487610 dal lunedì al venerdì dalle 12 alle 15, ed è presente l’ambulatorio di via Colombo al quale si accede su appuntamento, prenotando allo stesso numero. C’è poi il punto aperto presso il Nucleo di cure primarie nel quartiere Romiti su appuntamento”.
Quante persone si sono rivolte al servizio dal mese di maggio a oggi?
“Considerando la continua fluttuazione dei numeri, ancora in evoluzione, le persone raggiunte dagli interventi di assistenza per il territorio di Forlì sono circa 700. In molti casi si tratta di adulti che richiedono aiuto per la presa in carico dei figli, spesso adolescenti, fino alla popolazione più anziana”.
Ci sono delle categorie di persone più fragili di altre?
“Parlare di fragilità, in una condizione come quella generata dall’alluvione, significa toccare dei temi che riguardano tutta la popolazione: dal bambino che ha perso la propria stanza, i giocattoli, lo zaino della scuola, i libri, i vestiti, all’adolescente ancora una volta privato delle possibilità di aggregazione e di confronto con gli amici, fino all'adulto che ha perso la casa, a volte il lavoro o l’auto. Per terminare con l'anziano, che ha visto svanire i ricordi e i sacrifici di una vita. Riuscire a dare un valore ad ognuna di queste perdite è pressoché impossibile”.
Quali sono le paure e le domande più frequenti che vi vengono rivolte?
“Tra i sentimenti dominanti ci sono certamente la paura, la preoccupazione per il futuro e il dubbio di poter tornare alla normalità. Ma c’è anche tanta rabbia e frustrazione per la mancanza di mezzi concreti che permettano alle persone di riavere una quotidianità fatta di stabilità, prevedibilità e autonomia”.
Che tipo di conseguenze, dal punto di vista psicologico, ha lasciato l'alluvione nella sfera emotiva delle persone?
“I sintomi più riscontrati, come in caso di reattività allo stress post traumatico, sono quelli che riguardano disturbi del sonno, incubi, terrori notturni o insonnia. Una elevata reattività e vigilanza di fronte alle perturbazioni climatiche, difficoltà dell’attenzione e di concentrazione nelle attività quotidiane, presenza di immagini intrusive, ricordi dell’evento traumatico, irrequietezza, irritabilità e reazioni di tipo psico-somatico come cefalee, disturbi gastro-enterici e muscolari. Spesso le persone hanno difficoltà a ritornare nei luoghi o a incontrare persone che rievocano l’alluvione, con stati ansioso-depressivi insorti a seguito dell’evento”.
Come è cambiato, a tre mesi di distanza, l'approccio emotivo rispetto agli eventi di maggio? Si può parlare di un miglioramento della situazione e di un superamento del trauma subito?
“Parlare di un superamento del trauma subito è un obiettivo purtroppo ancora lontano: la speranza è riposta nella possibilità che le persone riescano a trarre dalle risorse messe in campo strumenti che permettano di affrontare nel modo più resiliente possibile una fase di crisi per molti ancora viva”.
Quali sono i sentimenti prevalenti rispetto alla fase iniziale e come sono cambiate le necessità e le richieste oggi.
“Oggi riscontriamo gli stessi sentimenti della fase acuta, ovvero molta preoccupazione, che in alcuni casi sono andati anche aumentando. Quello che nel tempo è cambiato è il "senso di comunità": se all'inizio dell'emergenza la popolazione si è attivata per aiutare i cittadini colpiti dall’alluvione, ottenendo anche un ampio interesse e un riconoscimento da parte dei media, durante l’estate le forze messe in campo si sono ridotte, e questo ha generato sentimenti di solitudine e di abbandono”.
Chi ha perso casa, attività e le cose di una vita, fatica a immaginare il futuro. Quale messaggio può aiutare a ritrovare uno spiraglio di speranza?
“Vorremmo che ogni cittadino riuscisse a sentire a e vivere un processo evolutivo che gli permetta di superare i sentimenti negativi per dare vita a un movimento di ricostruzione di una normale condizione materiale, abitativa e di salute, sia da un punto di vista individuale che collettivo”.