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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Ha cresciuto tre generazioni, il pediatra Gabriele Belosi va in pensione: "Che emozione l'affetto delle famiglie"

L'INTERVISTA - Dal primo gennaio 2023 il dottor Gabriele Belosi andrà in pensione, dopo aver esercitato la professione per quasi quarant'anni

E' uno dei pediatri storici di Forlì, un punto di riferimento per tanti genitori e bambini. Una vita intera dedicata alla cura della salute dei più piccoli. Dal primo gennaio 2023 il dottor Gabriele Belosi andrà in pensione, dopo aver esercitato la professione per quasi quarant'anni. Laureato e specializzato a Bologna 42 anni fa, per 38 anni è stato uno dei "dottori dei bambini" forlivesi, una figura medica specializzata dell'Ausl locale che va ben oltre una visita medica. Quella del 30 dicembre è una data che Belosi ricorderà per sempre, perchè rappresenta l'ultimo giorno di ricevimento nel suo ambulatorio in via Andrea Costa. 

"E' un'attività che si è svolta attraverso tre generazioni, che si sono tra l'altro ripetute, perchè ho curato i figli dei miei primi pazienti - spiega Belosi -. C'è stata quindi una bellissima continuità, che mi ha dato tanta forza nel corso degli anni". Un rapporto tra generazioni sfociato anche in amicizie: "Questo lavoro consente di entrare dentro la famiglia - sottolinea il pediatra -. Siamo infatti partecipi di tutto quel che accade a 360 gradi, dalle gioie alle tragedie. I bambini sono delle "carte assorbenti" dei sentimenti che si respirano nell'ambito familiare, che manifestano poi con sintomi somatici dei malesseri e interiori".

C'è qualcosa di toccante che ricorda?
Purtroppo i bimbi che non ce l'hanno fatta. Sono pochissimi casi, ma che restano scolpiti nel cuore. Ho vissuto momenti dei loro ultimi istanti di vita che sono stati veramente difficili e incancellabili. Poi ci sono anche i casi di mamme che sono venute a mancare, privando piccole creature di un punto di riferimento importante, con ferite che si sono mantenute nel tempo. Ma ci sono stati anche momenti di gioia, come lauree, successi scolastici e sportivi. Sono stato fatto partecipe della vita delle famiglie e di questo sono orgoglioso.  

Quanti piccoli ha assistito in questi anni?
Sicuramente più di 2.500 pazienti.

Cosa sta provando in questi giorni?
Sono stato sommerso da un'ondata di affetto e stima che non avrei immaginato. Ho visto lacrime e abbracci. C'è chi si è presentato con una vecchia immagine, chi mi chiede una foto ricordo e chi ha portato un dono. E' un momento di una carica emozionale difficile da sostenere in senso positivo. Sapevo di essere voluto bene dalla gente, perchè nel corso di oltre trent'anni è stato possibile costruire un tipo di rapporto chiaro e sincero, ma vedere tutto questo affetto da parte di famiglie che si presentano nello studio con figli che hanno superato i 25 anni per portare un riconoscimento è stato veramente emozionante. 

Una professione che negli ultimi due anni è stata condizionata dall'epidemia da covid-19...
Sono stati anni difficilissimi. E' stato importante essere presente anche telefonicamente per dare un consiglio o anche semplicemente fare una chiacchierata. Per fortuna per i bimbi il covid-19 non è stata una catastrofe come lo è stato per gli anziani, ma l'angoscia è stata vissuta in tutte le famiglie e quel che è successo in seguito, col forzato isolamento, ha lasciato nelle nuove generazione dei segni abbastanza evidenti dal punto di vista psichico. Una generazione di bimbi che per mesi ha visto solo occhi e nasi, perdendosi il sorriso delle persone che incontravano per strada. 

Queste cicatrici come si possono rimarginare nel tempo?
Ci vuole una famiglia forte e solida. Come sempre accade nei periodi difficili, si riscopre il valore della famiglia, nucleo da cui si emendano tutte le difficoltà che la vita ci pone davanti. La miglior cura è vedere una famiglia unita, nella quale si respira affetto. Il compito del medico è invece quello di stare al loro fianco, diventando serbatoio delle ansie e delle preoccupazioni. Farle nostre e con un sorriso smussarle quando ovviamente questo è possibile. 

Come sono cambiate le esigenze dei bambini da quando ha iniziato ad esercitare la professione ad oggi?
E' cambiato molto. Il vero punto di rottura è stato l'intervento massivo della tecnologia. Abbiamo visto i bambini cercare una socialità finta, come ad esempio giocare con un coetaneo a tanti chilometri di distanza. Poteva sembrare una cosa meravigliosa, ma non vedersi negli occhi e non potersi toccare li ha privati di una cosa bellissima. E purtroppo questa strada continua. Si sta dando molta enfasi a tutto ciò che può viaggiare via etere a scapito dei rapporti umani. 

E' questa una quindi delle maggiori criticità nell'educazione di questa generazione dei giovani?
Secondo me sì. Ma anche l'attitudine delle famiglie a voler in qualche modo creare di se stesse un'immagine da postare sui social più comuni, utilizzando foto dei figli a loro insaputa. Non sono mai stato d'accordo col voler esibire sul web i bambini nei momenti familiari. C'è la tendenza a voler creare un'ologramma della famiglia perfetta felice, che vive in perfetta armonia anche se così non è. 

Oltre ai social, cosa c'è che non va?
La scuola sembra non essere più il luogo dove, se ci si attiene alle regole, si scoprono cultura e nozioni. C'è troppa ingerenza delle famiglie nel voler modificare i programmi. E poi il troppo iperattivismo dei bambini, anche a loro discapito e al di la delle loro ispirazioni. 

Cambiando argomento, che consiglio vuole dare a chi vuole intraprendere questa professione?
Quella del pediatria in passato era una professione relegata all'universo femminile. Ho notato invece la compartecipazione anche dei padri, che vogliono essere presenti e che vogliono prendersi cura del proprio pargolo. E' una cosa che mi ha fatto molto piacere. Personalmente in questi anni di esperienza ho tratto soddisfazioni ed emozioni di vita incredibili. Consiglio quindi di vivere con umanità e stupore il viaggio che accompagnerà quel bimbo che vedremo per la prima volta quando pesera tre chili, standogli quindi vicino con entusiasmo. Essere partecipi ed artefici del percorso di crescita riempie il cuore di soddisfazione. E non bisogna dimenticare poi che i bimbi, anche alla fine di una giornata terribile, un sorriso ce lo strappano sempre. 

Lascerà l'ufficio vuoto?
No, ci sono già due nuove dottoresse. C'è continuità. Si tratta di ragazze in gamba, entusiaste della loro professione. 

La segnalazione: il ringraziamento di una famiglia

Ora cosa farà?
Dedicherò del tempo a me stesso e ai miei interessi. Sono molto frastornato in questo periodo. Non so cosa farò da grande (sorride, ndr). 

Il pediatra è una figura che rimane nel cuore...
Lo sa che è vero? Bisogna anche giocare cinque minuti con l'automobile o la bambola che portano i bimbi. Veniamo considerati come il dottore che non fa paura, e questo è una grande soddisfazione. 

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