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Tra fede e speranza, pellegrini a Medjugorje per invocare la pace: il viaggio del nostro collaboratore

Fra i 47 pellegrini, quasi tutti cesenati aderenti al percorso di preghiera che si tiene il 2 del mese nella chiesa di Diegaro, c’era anche una manciata di forlivesi

Pellegrini a Medjugorje per invocare la pace. Anche in Romagna sono sempre più numerosi i gruppi di preghiera che, dopo due anni di sosta forzata a causa della pandemia, hanno ripreso i viaggi della fede verso il santuario bosniaco, teatro dal 25 giugno 1981 delle presunte apparizioni della “Gospa”, la Madre di Cristo, a sei ragazzi del luogo. Uno degli ultimi in ordine di tempo a puntare la barra verso Medjugorje, che in lingua croata significa “località fra i monti”, è stato il gruppo “All’Ombra dell’Altissimo” di Diegaro, coordinato da Carlina Riceputi e Gianpaolo Rossi. Fra i 47 pellegrini, quasi tutti cesenati aderenti al percorso di preghiera che si tiene il 2 del mese nella chiesa di Diegaro, c’era anche una manciata di forlivesi, una madre col figlio 17enne da San Marino e i due sacerdoti don Firmin Adamon e don Giuseppe Chittilappilly, africano del Benin il primo e indiano del Kerala il secondo, impegnati pastoralmente a San Domenico di Cesena e alla Casa della Carità di Bertinoro.

Pellegrini a Medjugorje per invocare la pace (foto di Piero Ghetti)

“Ho conosciuto Medjugorjie nei primi anni ’80 grazie al sacerdote forlivese don Piero Boscherini – comunica Carlina Riceputi, capofila del pellegrinaggio – e ci sono andata un’infinità di volte, accompagnando spesso dei gruppi. Trovo che sia un’oasi di pace in cui il pellegrino (almeno due milioni l’anno da tutto il mondo, n.d.r.) può dedicarsi alla preghiera nel santuario dedicato a San Giacomo o al cospetto della statua del Cristo Risorto, oppure salire sul Podbrdo, la collina delle apparizioni, o addirittura sul Krizevac, il Monte della Croce, che sovrasta la cittadina”. Entrambi i sacerdoti aggregati al pellegrinaggio mettono in risalto le lunghe ore trascorse ad ascoltare le persone, in quello che da più parti è stato definito il confessionale del mondo: “Ero già stato dalla "kraljica mira" (regina della pace) – commenta don Firmin – ma anche questa volta mi è parso un luogo di grazia, in cui migliaia di persone si convertono e cambiano vita, mettendola nelle mani del Signore”. “Medjugorje – dichiara don Giuseppe – mi ha destato grande commozione, pensando al sacrificio di tanti pellegrini che lì si sono riscoperti amati da Dio e dalla Madonna. Camminando sui monti e sul piano, nella terra della "kraljica mira" tutto è più lieve, persino i sassi paiono soffici, questo è veramente un luogo di liberazione”. Se Samuele, residente a S. Maria Nuova di Bertinoro, ha raccontato la gioia immutata di tornare pellegrino a Medjugorje, per ringraziare dei doni infiniti, non solo spirituali, ricevuti nel corso della sua esistenza, Arianna, nata a Cesena ma forlivese d’adozione, ha ribadito come la sua fede sia più concreta, dopo aver messo nelle mani di Maria la vita sua e quella dei suoi cari”.

Chi va per la prima volta al santuario bosniaco, posto nel cuore dei Balcani a 150 km da Spalato, poi non può fare a meno di ritornarci almeno una volta l’anno, affrontando senza remore la lunga trasferta di almeno 12 ore di pullman e un migliaio di chilometri di sola andata. Lungo il percorso, quasi interamente autostradale, anche i pellegrini cesenati hanno fatto tappa presso il monumento della Gospa od Puta (la Vergine con Bambino), posto sull’autostrada Zagabria Spalato, nel parco naturale di Krka. Giunti a Medjugorje, sin dal primo giorno è stato possibile conoscere le realtà generate da alcune religiose, che, per intercessione della “Gospa” hanno speso l’intera esistenza per agli altri, magari per strappare dei giovani dalla tossicodipendenza, (suor Elvira fondatrice della comunità Cenacolo), o per accudire bimbi orfani o provenienti da famiglia povere (suor Cornelia), o anche anziani non autosufficienti (suor Paolina) e infine testimoniare la certezza dell’amore materno di Maria (suor Emmanuel). Il gruppo guidato da Carlina e Gianpaolo ha avuto anche l’opportunità di incontrare Mirjana Dragicevic Soldo. La veggente oggi 57enne, nel corso di un’accorata testimonianza in lingua italiana ha raccontato il suo straordinario percorso con la Madre celeste. Ricordato che le apparizioni vengono definite “corporee”, vale a dire che chi vede Maria può parlarle a tu per tu negli occhi, Mirjana ha “visto” quotidianamente la “Kraljica Mira” sino al 2 agosto 1987, giorno del ricevimento del decimo segreto. Dal 2020 contempla la Vergine una volta l’anno, il 18 marzo, incontro a cui si prepara con preghiera e digiuno nei giorni precedenti.

A detta dei mariologi, la Madonna è apparsa nel cuore dell’Erzegovina, la parte meridionale della Bosnia abitata prevalentemente da croati, per “premiare” la costanza di fede e preghiera della popolazione locale, convintamente cattolica nonostante le vessazioni del regime comunista di Josip Broz Tito, “che considerava Dio – parole della veggente – un’invenzione, una favola”. Il motivo più noto dell’intervento mariano a Medjugorje, è il fatto che la Madonna abbia preconizzato il sanguinoso conflitto interetnico, che avrebbe dilaniato quelle terre e la ex Jugoslavia dieci anni dopo. Oggi la “Gospa” appare ancora in quelle terre perché le guerre continuano ad imperversare nel mondo e persino in Ucraina, nel cuore dell’Europa. Mirjana, cui la Madonna ha affidato l’intenzione di preghiera per i non credenti, ossia per quelli che non conoscono l’amore di Dio, ha chiesto ai pellegrini cesenati di leggere tutti i giorni un passo della Bibbia, magari la Parola del giorno: “Se avete una croce, un motivo di sofferenza, recitate il Rosario, Dio non vi lascia soli”. La veggente ha ribadito la richiesta insistente della Madre di Cristo, di pregare per la pace nel mondo e per le conversioni. La chiesa potrà accettare pienamente il fenomeno Medjugorje, solo nel momento in cui saranno terminate le apparizioni: ad ormai 41 anni dalle prime manifestazioni, sono ancora 3 su 6 i veggenti, ora tutti ultracinquantenni, che dialogano quotidianamente con la “Kraljica Mira”. 

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