"Per non dimenticare i Romiti": nasce il "Comitato delle vittime dell'alluvione"
L'obiettivo, viene spiegato, è "aprire un confronto serio con le istituzioni, affinché siano stimolate a realizzare un progetto credibile di ricostruzione e messa in sicurezza del territorio"
Si costituisce un "Comitato delle vittime dell’alluvione" in collaborazione con il Comitato di Quartiere dei Romiti. L'obiettivo, viene spiegato, è "aprire un confronto serio con le istituzioni, affinché siano stimolate a realizzare un progetto credibile di ricostruzione e messa in sicurezza del territorio, per fare in modo che ciò che è successo non possa su più succedere, senza dimenticare le diverse attività artigianali, commerciali, agricole e professionali che sono presenti nel quartiere Romiti e che oggi sono ancora sospese o interrotte, con conseguenze anche occupazionali".
"Sono passate alcune settimane da quel fatidico giorno, nel quale il Montone, ha prima sormontato e poi rotto l'argine ed è esondato in diverse zone di Forlì, tra le quali il quartiere dei Romiti, ma continua in noi a convivere l’angoscia di un evento che nessuno di noi avrebbe immaginato -. prosegue il neo Comitato -. E’ stato un vero disastro che ha distrutto i nostri ricordi e le nostre case, prodotto ingenti danni a famiglie ed imprese e che ha generato in molti di noi nei giorni seguenti paure e domande sull’evento che ha stravolto le vite di migliaia di cittadini della nostra zona e di gran parte della Romagna".
Non manca un attacco all'amministrazione comunale: "L’evento peraltro previsto dai bollettini meteo è stato ampiamente sottovalutato dalle istituzioni e da chi con congruo anticipo avrebbe dovuto avvisarci con contezza del pericolo incombente. Non possiamo certo dire che il messaggio di salire ai piani alti del sindaco Gian Luca Zattini 60 minuti prima dalla rottura dell’argine sia stato puntuale e sufficiente. Non sono bastati neppure gli scarsissimi sacchi di sabbia distribuiti alla rinfusa alla popolazione poche ore prima a fermare la forza dell’acqua. All’indomani della tragedia però non ci hanno rassicurato neppure i soccorsi, lenti e scoordinati di Comune, Protezione Civile ed Esercito. Molte famiglie sono state soccorse anche dopo 48 ore all’evento e ben pochi mezzi e persone in divisa abbiamo visto venire nelle nostre case quando dopo 3-4 giorni l’acqua ha cominciato a lasciare sul terreno il fango e la distruzione. Solo il lavoro commovente dei volontari e del quartiere ci hanno aiutato a capire che non eravamo soli. Volontari, soprattutto giovani o giovanissimi che si sono coordinati appunto un po’ col Quartiere, un po’ con gli strumenti social per arrivare armati di grandissima umanità, solidarietà e spirito comunitario a spalare acqua e fango dalle case di tutti noi. E nel frattempo abbiamo capito che siamo degli sfollati, senza casa e senza macchina, che non abbiamo certezze di indennizzi e aiuti, anche se presto avremo un contributo minimo di qualche migliaio di euro per le spese di prima necessità per riorganizzare le nostre vite".
"Abbiamo chiaro il percorso, faremo fare le perizie, abbiamo chiaro che saranno necessari diversi interventi per rimettere in sicurezza le nostre case, vere e proprie ristrutturazioni con imprese edili, idraulici, elettricisti e muratori, per sostituire i pavimenti, impianti e serramenti - continuano -. Le domande comunque permangono. Chi pagherà tutto questo? Ce la farò a ricostruire la mia casa? Perché è successo proprio a me? Le amministrazioni che organizzano il piano urbanistico, la sicurezza e i servizi ambientale, hanno chiaro qual è il progetto nel breve nel medio e nel lungo periodo che serve per riportare sicurezza ai quartieri alluvionati? Sanno che devono mettere allo studio progetti per la sicurezza idraulica di un territorio che è stato portato via all’alveo e alle golene del fiume per discutibili scelte amministrative del passato che non ci competono, ma che oggi diventano per noi di vitale importanza per il ritorno alla normalità? Proprio per rispondere a questi quesiti abbiamo deciso di muoverci".
"Il nostro desiderio è aprire un confronto con le istituzioni, affinché siano stimolate a realizzare al più presto un progetto credibile di ricostruzione e messa in sicurezza del territorio, per fare in modo che ciò che è successo non possa su più succedere e che la gente possa tornare ad “abitare” il Quartiere - viene rimarcato -. Per fare questo abbiamo pensato di dare vita ad un Comitato specifico con l’aiuto del Quartiere Romiti che possa dare voce ai nostri sentimenti, ai nostri bisogni, ai nostri pensieri. Il Comitato prima e l’Associazione che da esso ci auguriamo potrà nascere prossimamente, sarà quindi un luogo di confronto democratico, di partecipazione, di elaborazione proposte ed idee, per stimolare soluzioni e mantenere un occhio vigile sulle decisioni delle varie istituzioni. L’ambito privilegiato di intervento del Comitato saranno ovviamente gli aspetti tecnici-ingegneristici, sociali ed economici legati alla gestione del rischio idrogeologico del territorio ed alla resilienza della popolazione-imprese locali".
"L'alluvione ha creato una ferita profonda a questa comunità, particolarmente laboriosa e produttiva, nonché alla sua memoria storica, su cui andrà fatta nel tempo una profonda attività culturale e di sensibilizzazione, soprattutto dei giovani e degli studenti - conclude il neo Comitato -. Per condividere ciò che abbiamo vissuto e ciò che ci aspettiamo da parte delle istituzioni da oggi si dà
inizio ad un cammino, per far rinascere i nostri quartieri, avendo la certezza di sentirci pronti ad affrontare tutto ciò che ci aspetta nel prossimo futuro".