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Cronaca

Agricoltura in crisi, cinque chili di pesche costano meno di un caffè

Nel 2011 pesche e nettarine vengono pagate meno di 10 anni fa. Nella campagna del lontano 2001, primo anno di applicazione dell'Euro, l'Osservatorio Agroalimentare aveva rilevato un prezzo medio di 40 cent/kg

Nel 2011 pesche e nettarine vengono pagate meno di 10 anni fa. Nella campagna del lontano 2001, primo anno di applicazione dell’Euro, l’Osservatorio Agroalimentare di Regione e Unioncamere dell’Emilia Romagna avevano rilevato un prezzo medio di 40 centesimi al chilo, il doppio dei 20 centesimi che i produttori ottengono oggi. Si tratta di un prezzo – rileva Coldiretti Emilia Romagna – che non ripaga i costi di produzione e che risulta scandaloso se paragonato ai prezzi di alcuni prodotti di uso corrente

Ci vogliono 5,5 Kg di pesche per una tazzina di caffè, 20 Kg per un bitter, 49 Kg per una crema abbronzante.
 
Una concatenazione di cause, derivata dall’emergenza dell’”Escherichia Coli”, dall’andamento meteorologico, che ha provocato il sovrapporsi di produzioni diverse, e dai bassi consumi, hanno determinato la necessità di salvaguardare i prodotti di qualità italiani, tra i quali, oltre ad ortaggi e a pesche e nettarine, anche altri prodotti come cocomeri, meloni, patate e cipolle.
 
Per questo i produttori di Coldiretti hanno realizzato un presidio a Bologna, all’ingresso del palazzo della Regione, durante il quale è stata distribuita frutta ai dipendenti di via Aldo Moro. Davanti alla sede della Giunta regionale è stato allestito un anfiteatro con 300 cassette di frutta con lo slogan “Arrivano i Nostri”. Nell’anfiteatro, dove è stata presentata la prima mostra comparata dei prezzi di prodotti di uso comune con il corrispettivo in pesche, una rappresentanza dei produttori ortofrutticoli di tutta l’Emilia Romagna ha incontrato il presidente della Regione Vasco Errani e l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni, ai quali è stata presentato un documento di interventi urgenti per fronteggiare l’emergenza.
 
“Da un lato c’è l’inadeguatezza delle normative comunitarie per la prevenzione e la gestione delle crisi di mercato – ha detto il presidente di Coldiretti regionale, Mauro Tonello – dall’altro c’è un diffuso comportamento della Grande distribuzione organizzata (Gdo) ad utilizzare il prodotto ortofrutticolo per aggressive campagne di promozione sottocosto. Il tutto innesca una miscela esplosiva che fa da acceleratore dell’emergenza”.
 
Proprio sulla grande distribuzione si appuntano le critiche più forti dei produttori. “Come prima azione per rilanciare i nostri prodotti – ha detto Tonello – abbiamo cercato un accordo al tavolo interprofessionale nazionale che limitasse l’immissione sul mercato di prodotto di minore qualità e di minor calibro, ottenendo però solo un netto rifiuto da parte della Gdo di impegnarsi a non commercializzare prodotto di importazione con caratteristiche qualitative inferiori a quelle per cui si impegnavano i produttori italiani”.

Nel documento presentato ad Errani i produttori, tra le varie proposte, chiedono un autorevole intervento sul Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali per poter ovviare a  situazione ed intervenire presso la Gdo per:
sottoscrivere l’accordo interprofessionale, già firmato dal resto della filiera;
regolamentare l’uso del sottocosto dei prodotti ortofrutticoli;
regolamentare l’uso della scontistica;
ridurre i tempi di pagamento sui prodotti deperibili,
fissare l’obbligo di una corretta informazione al consumatore sulla stagionalità.
 
Inoltre è stato chiesto rafforzare gli interventi di credito agevolato e di attivare procedure per sospendere rate e pagamenti dovuti dalle imprese agricole nel 2011, consentendone la rateizzazione nel medio periodo.
“Sarà fondamentale – ha concluso Tonello – avviare un piano di ristrutturazione del settore, con interventi per il ripristino della trasparenza nelle transazioni commerciali e il riposizionamento delle Organizzazione di prodotto. Non dobbiamo dimenticare che dal 2005 ad oggi solo in Emilia Romagna sono arrivati circa 500 milioni di euro dall’ente pubblico, che hanno attivato interventi per 1 miliardo di euro, che comunque non hanno scongiurato 4 anni di crisi su 7 campagne”.

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