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Cronaca

"Un pilastro di cemento sotto l'arco trecentesco": l'appello a sindaco e soprintendente

Italia Nostra Forlì, l'associazione per la salvaguardia e la conservazione dell'ambiente e del territorio, scrive al sindaco del Comune di Forlì e al soprintendente Belle arti e paesaggio per la salvaguardia dell'arco trecentesco di Palazzo Orsi in corso Garibaldi

Italia Nostra Forlì, l'associazione per la salvaguardia e la conservazione dell'ambiente e del territorio, scrive al sindaco del Comune di Forlì e al soprintendente Belle arti e paesaggio per le province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini "per la salvaguardia di un altro pezzo di storia di Forlì che rischia di scomparire sotto una colata di cemento". Si tratta dell'arco trecentesco di Palazzo Orsi in corso Garibaldi

LA STORIA - "Della Forlì esistente al tempo di Melozzo restano testimonianze preziose, spesso frammenti superstiti tutelati fin dalla prima metà del ‘900. Fra questi è l’arco attribuito da Maria Cristina Gori ai secoli XIII-XIV, dal quale partiva il portico medioevale dopo il canale di Ravaldino, lungo l’asse principale della città - si legge nella lettera inviata -. L’arco di fine portico  e' descritto anche fra le decorazioni medioevali superstiti dallo storico Gianluca Brusi nel volume Serallium Colunbe.  Gli Orsi, dopo la cacciata ed il guasto operati da Caterina Sforza nel 1488, tornarono e si insediarono al confine dell’originaria residenza a partire da questo portico. Essi mantennero la proprietà fino all’inizio del sec. XIX, affidando, nel 1786, il rifacimento del lato su Corso Garibaldi all’architetto Matteo Masotti  che conservò questa testimonianza, più bassa rispetto alla volta del nuovo loggiato.  Il palazzo passò poi alle famiglie Guarini Matteucci e Foschi. Questi ultimi dopo il 1923 nel corso di restauri riportarono alla luce le tracce dell’impianto rinascimentale nel cortile e fu messa in evidenza l’arcata con ghiera in cotto finemente decorata sotto il portico della facciata. Recentemente, poi, il restauro realizzato dagli stessi proprietari, seguito dalla Soprintendenza di Ravenna ed operato da Ottorino Nonfarmale, ha ripulito la ghiera dalla coloritura del primo Novecento e liberato l’intero arco  mettendo in evidenza l’originaria struttura a tutto sesto, poggiante quindi su solidi piedritti e meno spingente verso l’esterno, rispetto all’arco ribassato che appariva in precedenza".

IL FATTO - "Risulta ora che la proprietà confinante, accusando l’intervento di avere leso il comportamento statico dell’arco, abbia presentato un progetto per creare un pilastro in cemento al di sotto dell’antica volta - riferiscono i rappresentanti di Italia Nostra -. Si tratterebbe di un elemento, non solo inutile in quanto l’arco a tutto sesto non presenta alcun segno di cedimento all’intradosso, ma soprattutto assolutamente incompatibile con la tutela del patrimonio e con qualsiasi tecnica attuale di consolidamento di un monumento". L'associazione chiede alla Soprintendenza ed al Comune di vigilare affinché tale progetto non giunga ad attuazione.
 

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