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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Fondazione, Dolcini rintuzza tutti: "Prof, ci arrivo alla sufficienza?"

Dopo una settimana di interventi e polemiche arriva a mettere un punto fermo il presidente della Fondazione Piergiuseppe Dolcini. A gettare il sasso nello stagno, domenica, era stato il sindaco Roberto Balzani, che su Facebook aveva preso una posizione ferma: “no ai politici”

Dopo una settimana di interventi e polemiche arriva a mettere un punto fermo il presidente della Fondazione Piergiuseppe Dolcini. A gettare il sasso nello stagno, domenica, era stato il sindaco Roberto Balzani, che su Facebook aveva preso una posizione ferma: “no ai politici”, sbarrando così la strada al candidato presidente, successore di Dolcini, più gettonato: l'ex viceministro dell'Economia Roberto Pinza.

Poi sono piovute altre reazioni, tra cui quelle del deputato del Pd Marco Di Maio, del presidente della Provincia Massimo Bulbi, del vicepresidente Guglielmo Russo e dell'ex senatore dei Verdi Sauro Turroni. Un dibattito che, secondo Dolcini, rischia di “prendere una deriva”.

La difesa dell'autonomia della Fondazione. Ai politici, sia quelli che non vogliono i politici ai vertici della Fondazione, sia a quelli che li vogliono, Dolcini dà lo stop e chiede di non interferire in quella che chiama “l’autonomia della Fondazione nella sua struttura e nella sua governance, autonomia che viene sancita dalla legge e dalla Costituzione: l’articolo 2 della legge del 1999 precisa che la Fondazione è una persona giuridica privata dotata di piena autonomia gestionale e statutaria. La politica oggi è molto sbarazzina e pronta ad ogni cosa, ma c’è una Costituzione da rispettare”.

Risposta a Balzani: non ti intromettere. Del commento del sindaco su Facebook a Dolcini non è andata giù proprio la definizione di “regno ventennale”: “E' un potere che ho sempre utilizzato con metodo democratico, cercando sempre consenso petalo per petalo anche per esempio sulla dismissione della Cassa dei Risparmi, cercandolo all’epoca anche con l’attuale sindaco e ottenendolo. L’ipotesi del ‘regno’ dà la stura ad idee non democratiche, di regno assoluto, invece io sono più repubblicano del sindaco Balzani”.

E poi scende nel merito: “Perché quest’ostracismo nei confronti dei politici? Perché non i medici o altre categorie? Perché mettere delle condizioni e dei limiti ad un dibattito che invece deve essere autonomo? Magari il sindaco forse vuole dire ‘no’ ad un determinato politico. L’ostracismo di una categoria, che sia un politico o una persona attempata, è un’intromissione nell’autonomia della Fondazione. Non è stato corretto e mi auguro un ripensamento fatto anche di silenzio”. Infine una battuta: “Parlando di “regno di Dolcini” il sindaco dice che è stato “nel complesso positivo”, mi viene da dire: “Professore, ci arrivo alla sufficienza?”. La risposta Dolcini se la da poco dopo, quando – richiesto un identikit del futuro presidente – risponde provocatorio: “Il ritratto del futuro presidente è ‘Dolcini’. Non ci sono altri presidenti che possano fare meglio di come ho fatto io”.

Sempre Dolcini, all'attacco: “Aeroporto, politica industriale: Forlì è in una deriva assoluta e nell’incapacità della politica di programmare. Come va a finire questa città se viene meno la Fondazione? Perché vi permettete di inserirvi in un dibattito interno della Fondazione? Se viene meno il rapporto tra la Fondazione e la gestione politica della città che succede?”

Rinnovo delle cariche già avviato, impossibile tornare indietro. Dolcini quindi risponde anche a Di Maio, che ha invocato un “metodo Grasso” per la scelta del futuro presidente della Fondazione. Gli manda a dire Dolcini, in questo caso: “La democrazia è tale perché si rispettano le regole vigenti, tanto più su una procedura da tempo avviata. Queste regole non possono essere cambiate ora. La Fondazione è sensibile al tema della cooptazione (vale a dire che entra chi viene chiamato da altri membri già interni, a suo gradimento, ndr). Mi sono posto il problema, ma dobbiamo fare i conti con la legge e la Costituzione e queste ci dicono che siamo già a posto. Invocare ora un “elettorato pubblico” e comunitario di tutta la comunità forlivese in questo momento non è un esercizio corretto delle regole democratiche, ma un “democraticismo deteriore”. E poi non siamo mica lontani dalla città, sentiamo l’impulso che viene dal basso.

Il patrimonio non si tocca. Quindi la sferzata di Dolcini: “Abbiamo un patrimonio di 433 milioni di euro, ci rendiamo conto che in quanto a benefici per il territorio siamo tra le prime 10 in Italia? Ci rendiamo conto della differenza abissale tra questa Fondazione e le altre in Emilia-Romagna? Noi già lo investiamo nei luoghi cardini dell’economia locale: è in Hera, in Cassa Depositi Prestiti, Cassa dei Risparmi e Intesa San Paolo per esempio. Non possiamo certo investire nel primo che capita. Dobbiamo investire in modo sicuro, con partner che danno garanzie di redditività per la Fondazione e ricadute sul territorio. Questo è il mestiere corretto di una Fondazione”.

A proposito di investimenti l'attacco indiretto al Comune: “Abbiamo offerto 5 milioni per la riqualificazione della Barcaccia in piazza Montefeltro, partecipando ad un bando e attendiamo un segno di risposta da oltre un anno dal Comune. Abbiamo un progetto di housing sociale per l’Ex Universal per altri 5 milioni, il Comune ci dica cosa dobbiamo fare. Tutti questi sono investimenti produttivi dove vi è la partnership del Comune”.

Gli investimenti. Sulle questioni tecniche, sollevate dal Sauro Turroni dei Verdi, invece, risponde il segretario della Fondazione Antonio Branca: “Il nostro patrimonio è passato da 78 milioni nel 1992 a 430 milioni nel 2012, è aumentato anche negli anni in cui non ci sono state dismissioni della Carisp, il pettato originale. Le erogazioni, quelle che sono state chiamate ‘panem et circenses’ sono state di 8,12 milioni nel 2012 e sono previste a 10,16 milioni nel 2013. Non considero i ‘ circenses’ che a quanto pare dovrebbero essere le mostre e la cultura. Bene, nel 2008-2012 le erogazioni sono state di 4,1 milioni per il territorio collinare, tutti progetti concordati con i sindaci di quel territorio; 5,4 milioni la ricerca; 4,2 milioni in sanità; 7,2 milioni in solidarietà”.

E sulla società lussemburghese dice Branca: “L’investimento in Polaris è di 150 milioni di euro, il valore attuale dell’investimento è di 187,47 milioni di euro. Polaris è la nostra società di gestione del risparmio, costituita con le altre Fondazioni bancarie, ha un suo codice etico che dice per esempio che non si danno finanziamenti ai costruttori di armi e che non possiede alcun titolo tossico”. Infine sulla partecipazione in Intesa-San Paolo: solo la massima trasparenza del nostro bilancio ci ha fatto inserire il valore di borsa delle nostre azioni, è un investimento immobilizzato , ma se anche volessi vendere ora il valore dell’azione è di 3,06 euro, ci sarebbe comunque una plusvalenza”.

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