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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Sempre più persone bussano alla porta della Caritas: "Inutile nasconderlo, siamo preoccupati"

Cresce il numero di italiani che nel corso del 2014 ha bussato alla porta della grande macchina di solidarietà guidata da Sauro Bandi: da 1.381 a 1.539, pari al 35,48% dell'utenza totale

“Inutile nasconderlo, siamo preoccupati. Se nel 2014 è rimasto stabile il numero di utenti che si è rivolto ai nostri centri di ascolto, è solo perché la povertà si è cronicizzata”. Non ha remore il direttore della Caritas diocesana di Forlì-Bertinoro Sauro Bandi, intervenuto giovedì 30 aprile, nella sala salesiana San Luigi, al convegno di presentazione del Report Povertà e Risorse 2014, nel descrivere il disagio socio-economico a Forlì dettato dalla persistente crisi economica.

L’inquietudine di volontari ed operatori è però stemperata dal grande percorso di condivisione intrapreso da Caritas diocesana, Comune di Forlì, fondazioni bancarie, associazionismo e terzo settore, nel tentativo di progettare nuove forme occupazionali. Mutuando le parole di Papa Francesco, il vescovo monsignor Lino Pizzi invoca lavoro perché “il lavoro dà dignità all’uomo”. In otto anni crisi la Provincia di Forlì-Cesena ha perso 11.000 posti. “La situazione attuale – dichiara il sindaco di Forlì Davide Drei – ci impone veramente di unire le forze per una nuova consapevolezza e redistribuzione del lavoro, oltre ad un sostegno alla dimensione imprenditoriale che passa da un miglioramento delle infrastrutture e dalla lotta alla burocrazia”.

Curato da Elena Galeazzi, il Report s’intitola “Prossimamente Lavoro” e contiene elementi, dati e statistiche veramente inquietanti. In totale, nel 2014 hanno beneficiato dei servizi erogati dai 30 Centri di ascolto della Diocesi 9.208 persone (erano 9.488 nel 2013) e 2270 famiglie (rispetto alle 2321 dell’anno precedente, per un totale di 4338 utenti presi in carico dai volontari e operatori Caritas. La povertà locale si è cronicizzata: il dato è confermato dall’aumento (+ 9,28%) dei passaggi presso i 30 Centri di Ascolto Caritas dislocati sul territorio: da 71.720 a 78.373. Significa che le famiglie rimaste senza lavoro non hanno ancora trovato una nuova fonte di reddito e sono obbligate a rivolgersi ripetutamente alla Caritas. L’altro aspetto allarmante, desumibile dal Report Caritas 2014, è l’aumento del numero degli italiani, sia singoli che nuclei familiari, che nel corso dell’anno passato si sono rivolti ai Centri di Ascolto: da 1.381 a 1.539, pari al 35,48% dell’utenza totale.

Per quanto riguarda la famiglia, se fino al 2012 la percentuale di utenti e di nuclei locali era attestata sul 25%, nel 2013 cresce rispettivamente di 9 e 6 punti percentuali. Uno sguardo anche agli stranieri: ai primi 4 posti si confermano Marocco, Romania, Burkina Faso e Albania, con un calo vistoso di utenti provenienti dall’Ucraina. La persistente difficoltà a trovare una nuova occupazione, comporta anche una diversa mappatura dei bisogni fra l’utenza italiana e straniera: “Se per entrambi – si legge dal Report Caritas - nel 2013, ai primi posti trovavamo i problemi legati alla mancanza o all’eccessiva precarizzazione del lavoro, l’insufficienza di reddito e, al terzo posto, quelli legati all’alloggio, nel 2014 assistiamo ad una diversificazione dei bisogni fra i connazionali e gli utenti stranieri. Mentre per i cittadini stranieri ai primi 3 posti si ritrovano i bisogni “tradizionali” dell’utenza Caritas (reddito, lavoro, alloggio), per gli italiani nel 2014, alle prime due posizioni ci sono redditto e lavoro, mentre al terzo posto salgono le difficoltà famigliari”. La Caritas, la Chiesa, le parrocchie e le istituzioni stanno facendo pienamente la loro parte per affrontare il problema.

“A mio parere – dichiara Elena Galeazzi – la crisi pazzesca in atto contiene anche aspetti non negativi. Ritengo, infatti, che sia un’occasione imperdibile per cambiare il nostro stile di vita, per rifondare il sistema sociale, puntando alla condivisione fra famiglie delle risorse e allo scambio di beni in buono stato ma inutilizzati”. Dal mito della crescita alla sfida della condivisione, la ricercatrice usa un’altra espressione tecnica: “Economia di prossimità”. Se si vive veramente la fraternità e la carità, è facile rivelare al prossimo bisogni e carenze materiali, ma anche offrire risorse ed energie a disposizione.

Fortunatamente, accanto alla crisi che non accenna a mollare la presa, cresce anche l’impegno per la speranza: “Solo nell’anno scolastico 2014/2015 2014 – comunicano gli operatori Caritas Andrea Turchi e Silvia Gasperoni – nell’ambito dei percorsi formativi proposti ai giovani (Progetto “Il mondo mi sta a cuore”) abbiamo incontrato almeno 50 classi superiori, per un totale di 1.223 giovani, sui temi della relazione d’aiuto, del servizio e della gestione costruttiva dei conflitti ed il riuso”. Molti ragazzi sono stati coinvolti in servizi legati ai Centri di Ascolto, con particolare riguardo alla distribuzione di generi alimentari , al centro diurno e alla mensa serale. Il più curioso di questi percorsi formativi e di sensibilizzazione, predisposto dalla Caritas in collaborazione con gli Istituti Saffi-Alberti e l’Itis di Forlì, è il progetto “Accoglienza Bulli”. Alcuni studenti segnalati dalla scuola per motivi disciplinari sono stati coinvolti in attività socialmente utili, in orario scolastico, in alternativa ai provvedimenti di sospensione dalla frequenza scolastica.

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