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Cronaca

Maschere da snorkeling per i sanitari: il metodo che può rivoluzionare la sanità

In diretta Facebook con il parlamentare Marco Di Maio e il medico Claudio Vicini, l'imprenditore Rocco De Lucia (Siropack) svela il progetto che può mettere in sicurezza medici e operatori socio-sanitari

Una maschera subacquea già in commercio trasformata in uno strumento utilissimo per il personale che opera negli ospedali, per metterli al riparo da possibili contagi da covid-2019. Siropack Italia, grazie all’intuizione del direttore generale Rocco De Lucia, collaborando con il Laboratorio di ricerca Tailor (Technology and Automation for Industry Laboratory) e con il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Bologna, coadiuvati dal professor Marco Troncossi, ha sviluppato “C-Voice Mask”, un dispositivo ideato per agevolare la comunicazione tra personale sanitario medico e paramedico e paziente affetto da Covid-19.

La maschera è stata presentata nel corso del consueto appuntamento in diretta Facebook da De Lucia assieme al deputato romagnolo Marco Di Maio e al direttore del dipartimento "testa-collo" dell'Ausl Romagna, Claudio Vicini, che sta dando il suo prezioso contributo nella messa a punto del dispositivo. Siropack ha deciso di rilasciare disegni, logiche ed ogni altro diritto di proprietà intellettuale relativo al dispositivo C-Voice Mask a titolo gratuito, a condizione che non vengano utilizzati per fini commerciali.

De Lucia ha spiegato il suo impegno nel progetto: “E' partito tutto da un trauma affettivo dopo che la moglie di un mio carissimo amico è morta a 48 anni a causa del covid-2019. Quindi ho pensato dalla terza settimana di gennaio ad una maschera open face per tenere lontano dagli occhi, dal naso e dalla bocca questo maledetto ospite non gradito. Ho coinvolto in questa idea il Tailor e i ricercatori e professori del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Bologna. Abbiamo quindi messo a punto un dispositivo, partendo da una maschera da sub prodotta da un'azienda italiana, dotandola di un collettore con filtri prodotti da un'azienda (la Farè di Varese, ndr) e certificati dal Politecnico di Milano, arrivati in tempi rapidi grazie ad una staffetta della Polizia Stradale”.

La maschera anti-coronavirus, donata di filtri intercambiali ed un amplificatore, è stata presentata con un video pubblicato sulla pagina Facebook, attirando le attenzione dei medici. La maschera può essere riutilizzata dalla stessa persona, sostituendo semplicemente il tessuto del filtro e ottimizzando così le risorse a disposizione del personale sanitario. “Non ho pensato di brevettarla, perchè va messo immediatamente a disposizione delle persone che rischiano la vita per salvarne delle altre”, ha evidenziato l'imprenditore.

Il professor Vicini ha quindi suggerrito alcuni correttivi da introdurre: “Il primo riguarda l'utilizzo di un filtro di facile reperibilità ospedaliera, quelli utilizzati nei circuiti anestesiologici, che sono già certificati, hanno un livello sicurezza altissimo e sono implimentabili nel sistema rapidamente; mentre il secondo di una fonte di luce”. Ha quindi parlato di “miracolo, ringraziando l'imprenditore dell'azienda di Cesenatico”: “Rocco è la punta di diamante di un gruppo di persone di buona volontà”, senza dimenticare “un altro gruppo al quale sono legato e che si sono ritrovati attorno a Salvatore Tabone, che ha costituito un altro prototipo. Sono rimasto colpito dalla volontà delle persone di lavorare tutte assieme per raggiungere un obiettivo nobile ed immediato”.

Ma Vicini ha citato anche altre persone, come il professor Filippo Bosco “che ha mosso i primi passi con la prima maschera”, e il dottor Marco Brancaleoni. “Da Genova – ha annunciato il direttore del dipartimento "testa-collo – arriverà una terza maschera. Si sta lavorando in rete, perchè in questa fase di crisi la condivisione dell'informazione è la risposta unica, compatta ed effettiva ad una burocrazia che onestamente è un pochino strangolante”.

“Qui c'è stata una strage di Stato ed è grave - ha fatto eco De Lucia, ricordando i tanti medici ed infermieri morti nel combattere il nemico invisibile -. Questo mi ha mosso nel dare un qualcosa di migliorativo, tenendo presente lo scopo. Queste maschere saranno costruite da una cooperativa sociale, la Cils di Cesena. Ci sono già operatori che stanno apprendendo le tecniche di assemblaggio. Abbiamo numerose richieste, soprattutto da medici di famiglia che sono spaventati nell'iniziare a visitare i pazienti senza una protezione”.

Tuttavia, recrimina l'imprenditore, “nonostante la maschera sia stata realizzata con tutti i protocolli per renderla certificabile, non c'è una norma che va ad anormare una maschera total-face. Eppure maschera e filtri godono di certificazione e gli esperti dicono che funziona. La burocrazia è un qualcosa di aberrante in questo Paese. E il coronavirus, che ha scoperchiato tante contraddizioni, ci deve fare capire che c'è bisogno di velocità. C'è gente che muore, ma siamo ancora dietro alle norme. Non possiamo aspettare sei mesi. Serve una norma “non normata” per garantire un dispositivo di protezione. Anche perchè andiamo a proteggere persone che corrono rischi permanenti”.

"Abbiamo voluto questo collegamento - ha detto Marco Di Maio - nella speranza che possa servire per mostrare a chi ancora non ha capito, che questa iniziativa è utile prima di tutto a salvaguardare la vita delle persone che in prima linea rischiano la propria per curare la salute degli altri. Di fronte a questo non ci può essere burocrazia che tenga, le autorità competenti dovrebbero capirlo e agire di conseguenza". 

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