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La salute dei reni, il dottore che li cura: "E' un organo silente e che non dà segnali". Nel 2021 in 20 hanno ricevuto un trapianto

L'INTERVISTA - La nefrologia è la branca della medicina che si occupa della salute dei reni

Giovanni Mosconi - nuovo direttore per il Dipartimento di Medicine Specialistiche di Forlì e Cesena, che comprende le unità operative di Endocrinologia e Malattie metaboliche, Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, Malattie infettive e Nefrologia degli ospedali "Morgagni-Pierantoni" e "Bufalini"di Cesena e Pneumologia del nosocomio mercuriale – è direttore dell'Unità operativa di Nefrologia e Dialisi di Forlì e Cesena. La nefrologia costituisce una branca della medicina interna caratterizzata da molteplici aspetti assistenziali che cambiano in funzione del grado di compromissione funzionale e delle caratteristiche della persona seguita. 

Le malattie renali, che colpiscono circa il 10% della popolazione, spesso non danno alcun sintomo. Ed è solo quando i reni non funzionano in maniera appropriata, che è possibile accorgersi che qualcosa non va e che è necessario correre ai ripari. “La malattia renale cronica sta aumentando in Italia e nel mondo come espressione di complicanza di altre malattie, come ad esempio il diabete, l'ipertensione arteriosia, e patologie cardiovascolari - esordisce il dottor Mosconi -. Il rene viene progressivamente coinvolto, con segni di progressiva insufficienza renale. Molto attenzione deve esser posta quindi in quelle popolazioni a rischio”.

Nei casi più gravi sono per questo motivo importanti programmi integrati di dialisi e di trapianto che permettono una piena reintegrazione sociale e lavorativa. "E’ importante sottolineare, in altri contesti, l’importanza della branca specialistica che riguarda la gestione di pazienti con problemi acuti per cause diverse, come l'insufficienza renale acuta, che possono beneficiare di trattamento sostitutivo artificiale temporaneo mediante dialisi per tornare, una volta guarita la patologia che ha determinato la compromissione funzionale, ad una vita normale".

Dottor Mosconi, come il rene comunica l'insorgere di un problema?
I reni sono degli organi purtroppo spesso silenti e poco sintomatici. A parte casi che possono essere condivisi con l'Urologia, come la colica renale e la calcolosi, difficilmente il rene dà dei segni eclatanti di problematiche. Spesso infatti vengono individuate delle malattie renali in stato avanzato in pazienti che sono stati asintomatici per molti anni. Occasionalmente possono manifestarsi gonfiori alle gambe per problemi di perdita di proteine o per incapacità ad eliminare il sovraccarico idrico.

Come viene monitorato il comportamento del rene?
La funzionalità renale viene valutata mediante il dosaggio della creatinina plasmatica e il calcolo del volume di filtrazione glomerulare. Un esame di screening importante è quello dell’urina, in particolare la valutazione della proteinuria che costituisce un elemento patologico. L’entità della proteinuria si correla con la possibile evoluzione del danno renale. Nel momento in cui c'è la malattia renale, bisogna identificarne il livello funzionale, studiando le eventuali alterazioni biochimiche che la malattia renale comporta nella sua evoluzione.

La malattia renale presenta distinzioni?
Quella acuta può colpire indipendentemente dalla fascia d'età, quella in forma cronica si presenta solitamente in pazienti più anziani e viene classificata in cinque stadi. Fino allo “stadio 4” è oligo-sintomatica, ma nell'organismo si possono determinare comunque delle importanti alterazioni come l'anemia e del bilancio calcio-fosforo, che possono condizionare successivamente la vita del paziente.

Quali sono le categorie più a rischio?
I pazienti dismetabolici, diabetici, cardiovascolari e coloro che soffrono di ipertensione. Vanno aggiunti a questi tutti coloro che soffrono di malattie sistemiche, anche immunologiche, che possono colpire organismi a tutte le età, come ad esempio il lupus. Inoltre l'attenzione del nefrologo deve essere rivolta anche a quelle famiglie che sono predisposte alla trasmissione di malattie genetiche, ad esempio il rene policistico dell'adulto.

Quali sono le terapie?
Il percorso terapeutico viene valutato sulla base del grado di insufficienza renale. Negli stadi iniziali c'è un rapporto di collaborazione tra medico di medicina generale e nefrologo, basato su un percorso diagnostici e terapeutico assistenziale condiviso e strutturato. Nelle fasi iniziali il nefrologo propone il trattamento terapeutico e il medico di base adatta le problematiche ai problemi intercorrenti. La gestione condivisa sin dalle fasi iniziali ha permesso di rallentare la evoluzione del danno renale verso le forme più avanzate grazie all’utilizzo di farmaci antiproteinurici, la dieta, l’ottimale controllo dei fattori di rischio (pressione, controllo glicemico e lipidico). Progredendo il danno renale, il paziente viene preso in carico dalle strutture di nefrologia e dialisi, che seguono l'evoluzione funzionale e individuano, se necessario, le eventuali possibilità di trattamento sostitutivo artificiale nelle fasi più avanzate (emodialisi, dialis peritoneale e trapianto renae).

Alcuni numeri dell'attività della sua Unità operativa?
Mediamente vengono svolte 7-8mila visite nefrologiche all'anno. I pazienti con insufficienza renale più avanzata che presentano un quadro clinico che può essere gestito con terapia medica e che ancora non necessitano di dialisi sono 250 tra Forlì e Cesena. Sono invece circa 290 i pazienti attualmente in trattamento dialitico, mentre in tutto il territorio dell'Ausl Romagna sono all'incirca mille con una prevalenza di 700-800 pazienti per milione di abitanti. Sempre nel territorio di Forlì e Cesena sono invece oltre 200 i pazienti seguiti in via ambulatoriale che vivono grazie ad un trapianto con normale funzione renale.

Quanti nuovi casi all'anno necessitano di trattamento dialitico?
Ogni anno si può stimare che in Romagna possono necessitare dell’inizio del trattamento di dialisi circa 200-220 pazienti, in pratica 160-175 nuovi pazienti per milione di abitanti.

Quanti sono coloro che hanno ricevuto un trapianto nell'ultimo anno?
Nel 2021 sono 20 i pazienti della nostra provincia di Forlì-Cesena sottoposti a trapianto renale in una delle sedi italiane di trapianto, la maggior parte a Bologna. Cinque di questi hanno ricevuto un rene da donatore vivente. Siamo molto soddisfatti di questi numeri ottenuti grazie ad un intenso lavoro di preparazione dei pazienti da parte di medici e degli infermieri della Unità Operativa. Sono le nefrologie del territorio come la nostra che impostano i programmi di trapianto, studiano i pazienti e li inviano poi alle sedi trapianto per il giudizio finale di idoneità, di inserimento nelle liste di attesa per donatore cadavere o di praticabilità di programmi da vivente, quando esistono dei potenziali donatori. Nella nostra Unità Operativa vengono oggi curate con dialisi 42 persone in lista di attesa presso le sedi di trapianto. Questi numeri vanno rapportati ai dati nazionali; in Italia sono circa 6.500 in attesa di un trapianto a fronte di un'attività trapiantologica intorno ai 2mila interventi all'anno.

Come si possono prevenire le malattie renali?
La malattia renale, come ho ricordato in precedenza, è frequente in pazienti che presentano altre patologie, quindi la prima attività riguarda il controllo e lo screening annuale di persone che soffrono di diabete, ipertensione e problematiche cardiovascolari (per citarne alcune, ndr). Un elemento importante è quello di seguire un corretto stile di vita, cercando di essere il meno sedentari possibili ed evitando errori alimentari in particolare eccesso di sale.  Quando parliamo di prevenzione va evitata inoltre l'assunzione di farmaci, se non consigliati e prescritti, evitare integratori proteici e sostanze potenzialmente tossiche come alcuni farmaci antidolorifici s enon strettamente indicati. Questo concetto vale anche per i giovani.

Consigli sull'alimentazione?
L'alimentazione viene definita in base al grado di funzione renale compromessa. Quando si manifesta l'insufficienza renale, la dieta che prescriviamo è solitamente normo-calorica e progressivamente più povera di proteine animali. Si riduce la quantità di proteine attraverso alimenti come amidi, pasta e pane, integrati con prodotti a-proteici, con un basso numero di proteine all'interno. E' importante mantenere il giusto carico calorico al fine di evitare una malnutrizione. In pratica nella malattia renale cronica, dallo stadio 3 in avanti, si tende a prescrivere una dieta ipo-proteica.

E il consumo dell'acqua?
Di base esiste il concetto che il rene ha bisogno di acqua, soprattutto nei periodi con maggior sudorazione e sotto sforzo fisico. Nei soggetti sani è consigliato bere almeno 1,5 litro di acqua al giorno, ricordando sempre l’importanza di frutta e verdure che sono alimenti ricchi di acqua.

E in caso di patologie renali?
L'apporto idrico va modulato in funzione del funzionamento renale e delle capacità escretorie. In caso di comorbidità, come lo scompenso cardiaco, l'assunzione di liquidi va ristretta. Il paziente in dialisi ad esempio deve evitare un eccesso di liquidi perchè la diuresi è praticamente assente; la quota idrica si accumula nell’organismo e deve poi essere rimossa artificialmente con la dialisi.

Rischi di morte?
In un paziente con insufficienza renale si registra un rischio di morte per patologia cardiovascolare progressivamente crescente quanto più è compromessa la funzione renale, fino a dieci volte superiore a quello della popolazione generale.

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