Fallimento della FulgorLibertas, stangata per Boccio e la moglie. Ma per il tribunale i tifosi non furono truffati
E' l'esito del lungo processo che si è tenuto a Forlì, tenuto alla ribalta da 331 tifosi che avrebbero voluto un riconoscimento in un'aula di tribunale, se non altro simbolico
Massimiliano Boccio e la moglie non hanno truffato i tifosi del basket forlivese quando all'inizio della stagione 2014-2015 fecero sottoscrivere gli abbonamenti con promesse di grandi successi sportivi, ma di fatto poi ritirando la squadra a metà campionato per l'impossibilità di sostenere i costi della società. E' la decisione del Tribunale collegiale di Forlì, che ha assolto entrambi, martedì pomeriggio, dal reato di truffa. Invece ha avuto un indirizzo decisamente diverso per l'altro e più grave reato contestato, quelli legato al fallimento della società. Per la bancarotta Boccio e sua moglie Mirela Chirisi sono stati condannati entrambi a 3 anni e 3 mesi di reclusione (sentenza di primo grado che sarà, con ogni probabilità, impugnata in Corte d'Appello). E' l'esito del lungo processo che si è tenuto a Forlì, tenuto alla ribalta da 331 tifosi che avrebbero voluto un riconoscimento in un'aula di tribunale, se non altro simbolico (dato che che i risarcimenti molto difficilmente sarebbero arrivati) per il loro "tifo tradito". Su questo capo d'accusa incombeva anche la tagliola della prescrizione, che sarebbe scattata il prossimo mese. "Giustizia è fatta, non nel modo in cui avevamo sperato, ma resta comunque il nostro impegno, che oggi come allora ci consente di dire che questa bandiera non si ammaina", commenta sulla propria pagina Facebook il comitato dei tifosi.
Nell'ultima udienza, quella dello scorso mese, avevano parlato, a loro discolpa, proprio Massimiliano Boccio e Mirela Chirisi, marito e moglie, lui patron e di fatto regista dell'allora FulgorLibertas, lei presidente della storica società cestistica forlivese. Il loro nome resta collegato alla pagina più nera del basket forlivese. Ma una cosa è il tifo e una cosa un processo giudiziario: nel primo conta la passione, la fiducia, l'entusiasmo, nel secondo il raziocinio, le carte e la flemma. E proprio per questo che lo stesso pubblico ministero Sara Posa, martedì pomeriggio, ha chiesto l'assoluzione per la truffa. Per la pubblica accusa, in sostanza, non è stato sufficientemente dimostrato il nesso tra le promesse mirabolanti di Boccio a inizio campionato e la scelta dei tifosi querelanti di aver comprato l'abbonamento. Lo stesso comitato dei tifosi, d'altra parte, già alla precedente udienza aveva spiegato di aver raggiunto il suo scopo, quello di aver tenuto i riflettori accesi: "Il nostro comitato ha visto realizzato il suo scopo, quello che ci spinse prima a riunirci in un comitato e poi ad agire per chiedere chiarezza sulle vicissitudini che hanno riguardato le sorti della squadra di basket forlivese di cui eravamo abbonati. Siamo felici che la nostra querela sia arrivata fino a qui, che abbia portato in tribunale due dei maggiori protagonisti di quella dolorosa vicenda che ha ferito noi tifosi e il basket stesso”, scrissero per conto del comitato Lucia Bongarzone e Christian Battistini.
Processo Boccio:
"Boccio chiese un fido con azioni da 378mila euro in garanzia, ma valevano 37 euro"
L'hotel della squadra: "35mila euro mai pagati"
Ascoltato un tifoso: "Feci l'abbonamento per le promesse mirabolanti"
Il comitato dei tifosi sentito dal Tribunale
La lettera di Antonutti: "Avrei voluto indossare la vostra maglia"
Boccio si discolpa: "Sabotato dalla vecchia dirigenza"
Il processo
I reati di bancarotta fraudolenta e truffa erano addebitati a Massimiliano Boccio e Mirela Chirisi. La FulgorLibertas venne dichiarata fallita il 10 aprile 2015 sotto il peso dei debiti, mentre già nel gennaio del 2015 la squadra venne ritirata dal campionato in quanto da tempo la società non pagava gli stipendi e non aveva quindi più giocatori da mettere in campo. Diverse le parti civili presenti al processo: si va dal comitato di 327 abbonati di quella stagione della Fulgor, difesi dall'avvocato Andrea Romagnoli. Battistini e Bongarzone avevano contenuto a poche migliaia di euro la richiesta di risarcimento, mettendo nero su bianco la volontà di destinare il (remoto) denaro recuperato a fini sociali e per la promozione del basket in città. Altri 4 tifosi, invece, hanno scelto di costituirsi parte civile in modo autonomo, dopo la prima querela del comitato, difesi dall'avvocato Vittorio Manes. Parte civile al processo è anche la curatela fallimentare dell'ex FulgorLibertas (curatore Isabella Venturelli), rappresentata dall'avvocato Bressanello, per quanto riguarda il reato di bancarotta. Alla sbarra, infine, c'è la vecchia società della FulgorLibertas per i connessi illeciti amministrativi, difesa dall'avvocato Giovanni Principato. Boccio e Chirisi sono difesi dall'avvocato Guidazzi.
Le accuse
Secondo le ipotesi della Procura Boccio e Chirisi furono responsabili di diversi reati al momento del crollo della FulgorLibertas, partendo dalla distrazione degli ultimi soldi restati in cassa per 167mila euro e la sottrazione delle scritture contabili. Per la Procura, in particolare, tutto partì dopo l'acquisizione della società, quando il capitale sociale venne aumentato fittiziamente da 50mila a 5 milioni di euro così da simulare una capacità finanziaria superiore al reale, il tutto grazie ad un aumento del valore, ritenuto anch'esso fittizio, della società "Gruppo Industriale Chirisi Boccio Spa" fino ad oltre 27 milioni di euro. Per la truffa, che non è stata alla fine riconosciuta dal tribunale, l'ipotesi era che quando con una conferenza stampa del 7 agosto del 2014 Boccio annunciò il progetto di portare la FulgorLibertas nella massima serie entro due anni, fino all'approdo in Eurolega e alla quotazione in Borsa, il tutto da realizzarsi tramite contratti con giocatori e allenatori di primo livello, avrebbe avviato un raggiro che portò all'incasso di circa 132mila euro in abbonamenti. Ma il Tribunale è stato di avviso diverso, non rinoscendo il reato di truffa.