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Cronaca

"Boccio chiese un fido con azioni da 378mila euro in garanzia, ma valevano 37 euro"

Nuova puntata del processo a Massimiliano Boccio, accusato di bancarotta fraudolenta e truffa relativa alla ingloriosa fine della storica principale società di basket forlivese FulgorLibertas

Nuova puntata del processo a Massimiliano Boccio, accusato di bancarotta fraudolenta e truffa relativa alla ingloriosa fine della storica principale società di basket forlivese FulgorLibertas. Dopo anni di 'stasi', il processo ora procede celermente con l'audizione di numerosi testimoni per ricostruire quanto accaduto, in particolare il default che portò 331 tifosi a non poter fruire dell'abbonamento pagato per il ritiro della squadra, arrivando ad una denuncia collettiva per truffa. Lo scorso 13 ottobre, di fatto si era ripartiti da zero, essendo cambiato il pubblico ministero, con Fabio Magnolo in aula, così come il collegio giudicante, formato dai giudici Rosati, Giorgi e Deleva. Ma lo scorso aprile erano stati quindi sentiti 6 testi. e altri 10 appunto nella giornata di martedì in particolare l'ufficiale della Guardia di Finanza che seguì le indagini, il capitano Luigi Atalarico.

Il processo è andato in profondità sul passaggio di proprietà dai vecchi soci della FulgorLibertas a Boccio. Su questo sono stati sentiti Maurizio Giannelli, Danilo Ballardini e Roberto Raffoni. Un capitolo a parte per Paolo Maria Magni, il benefattore che di tasca sua pagò, come donazione e prestito, la terza rata federale di iscrizione al campionato 2014/2015, pari ad euro 10.390 euro, quella che, se non fosse stata pagata, avrebbe comportato l'immediata cancellazione della squadra. Il teste ha spiegato in aula che seguiva le vicissitudini della squadra tramite la stampa ma senza seguirne le partite al palazzetto. Davanti alla corte ha spiegato che era persuaso che Boccio glieli avrebbe restituiti e in ogni caso era sua intenzione fare un gesto di generosità alla città.

Quindi il capitolo dolente dei creditori, partendo dalla commercialista ed ex presidente del collegio sindacale della Fulgor Elisa Toni, costretta a dimettersi per l'assenza di contabilità e di gestione finanziaria e per la totale assenza di collaborazione da parte dei titolari. Ha poi deposto Daniele Rossi, il funzionario della banca "Credito di Romagna" che negò a Boccio il fido, nonostante un preteso possesso di fondi costituiti da azioni non quotate in borsa, con valori nominali di 378mila di euro, calcolati invece dalla stessa  banca in un patrimonio di appena 37 euro. C'è poi la Fiera, che si ritrovò assegni impagati per 110mila euro, come spiegato dall'allora presidente Guido Sassi.  Altro capitolo il noleggio personale di una Porsche Cayenne, prima consegnata ma di cui poi la concessionaria pretese ed ottenne la restituzione per il mancato pagamento delle prime tre rate. L'appuntamento è per il prossimo 6 luglio per altri testi dell'accusa. 

Il processo

I reati di bancarotta fraudolenta e truffa sono addebitati a Massimiliano Boccio e Mirela Chirisi, marito e moglie, lui patron e di fatto regista dell'allora FulgorLibertas, lei presidente della storica società cestistica forlivese. La FulgorLibertas venne dichiarata fallita il 10 aprile 2015 sotto il peso dei debiti, mentre già nel gennaio del 2015 la squadra venne ritirata dal campionato in quanto da tempo la società non pagava gli stipendi e non aveva quindi più giocatori da mettere in campo. Diverse le parti civili presenti al processo: si va dal comitato di 327 abbonati di quella stagione della Fulgor, capeggiati da Christian Battistini e Lucia Bongarzone, e difesi dall'avvocato Andrea Romagnoli. Battistini e Bongarzone hanno contenuto a poche migliaia di euro la richiesta di risarcimento, mettendo nero su bianco la volontà di destinare il (remoto) denaro che sarà recuperato a fini sociali e per la promozione del basket in città. Altri 4 tifosi, invece, hanno scelto di costituirsi parte civile in modo autonomo, dopo la prima querela del comitato, difesi dall'avvocato Vittorio Manes. Parte civile al processo è anche la curatela fallimentare dell'ex FulgorLibertas (curatore Isabella Venturelli), rappresentata dall'avvocato Bressanello, per quanto riguarda il reato di bancarotta. Alla sbarra, infine, c'è la vecchia società della FulgorLibertas per i connessi illeciti amministrativi, difesa dall'avvocato Giovanni Principato. Boccio e Chirisi sono difesi dall'avvocato Guidazzi. 

Le accuse

Secondo le ipotesi della  Procura Boccio e Chirisi furono responsabili di diversi reati al momento del crollo della FulgorLibertas, partendo dalla distrazione degli ultimi soldi restati in cassa per 167mila euro e la sottrazione delle scritture contabili. Per la Procura, in particolare, tutto partì dopo l'acquisizione della società, quando il capitale sociale venne aumentato fittiziamente da 50mila a 5 milioni di euro così da simulare una capacità finanziaria superiore al reale, il tutto grazie ad un aumento del valore, ritenuto anch'esso fittizio, della società "Gruppo Industriale Chirisi Boccio Spa" fino ad oltre 27 milioni di euro. Nel mirino della Procura c'è anche la conferenza stampa del 7 agosto del 2014 in cui Boccio annunciava il progetto di portare la FulgorLibertas nella massima serie entro due anni, fino all'approdo in Eurolega e alla quotazione in Borsa della società. Il tutto da realizzarsi tramite contratti con giocatori e allenatori di primo livello. Questo avrebbe portato all'incasso di circa 132mila euro in abbonamenti, denaro poi - sempre secondo le accuse - sarebbe stato distratto assieme agli incassi della biglietteria delle varie partite. Gli abbonati non ebbero modo di fruire del loro abbonamento fino alla fine, dal momento che il 2 gennaio 2015 la squadra venne ritirata dal campionato di A2 Gold. Da qui l'ipotesi della truffa.

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