Zlata è morta dopo i pestaggi durati per anni, pena confermata al marito: 16 anni di carcere
Il decesso di Zlata Zahariuk avvenne in un quadro di violenze domestiche prolungato, che la donna non volle mai denunciare per non separare la famiglia dove cresceva suo figlio
Confermata anche nel processo di appello la condanna a 16 anni per Oleksandr Zahariuk, 39 anni, marito della giovane ucraina di 32 anni Zlata Zahariuk, morta a Forlì il 7 luglio 2019 nella sua casa di via Pantoli. Lo scorso 5 luglio era iniziato alla Corte d'Appello di Bologna il processo di secondo grado nei confronti dell'uomo, ritenuto il responsabile del decesso della moglie e accusato di "maltrattamenti aggravati dalla morte della vittima". Il decesso di Zlata Zahariuk avvenne in un quadro di violenze domestiche prolungato, che la donna non volle mai denunciare per non separare la famiglia dove cresceva suo figlio. Il marito era stato già condannato, in primo grado in Tribunale a Forlì, a 16 anni, pena definita dal giudice Di Giorgio il 22 ottobre 2021 (con la scelta del rito abbreviato l'imputato aveva beneficiato della riduzione di un terzo della pena). La condanna è stata quindi confermata in toto nel secondo grado di giudizio.
Nel processo in Corte d'Appello, a Bologna, è stata discussa la cosiddetta "super perizia", con i nuovi consulenti, due esperti di medicina legale - i modenesi Sabino Pelosi ed Elio Torcia - che hanno riesaminato le carte delle perizie del processo di primo grado, di fatto riconfermando le tesi accusatorie elaborate dalla Procura di Forlì. Il quesito a cui dovevano rispondere i periti, è se l'ematoma subdurale alla testa, che ha causato la morte, fosse da addebitare ad uno episodio di violenza recente rispetto al decesso, o se invece avesse natura cronica e quindi non collegabile direttamente, nel rapporto causa-effetto, alle violenze inferte dal marito. Dalla perizia è emerso, in particolare che le due ferite alla testa, una a destra e l'altra a sinistra, erano effettivamente di origine traumatica e probabilmente non compatibili con un evento accidentale. Ad Oleksandr Zahariuk, irreperibile in Ucraina, non resta che far ricorso al giudizio della Cassazione.
Una triste vicenda di vessazioni
Zlata Zahariuk era una giovane mamma ucraina di 32 anni. Secondo le accuse, subiva vessazioni dal marito che si protraevano da anni. La donna venne trovata a letto senza vita, dallo stesso marito Oleksandr. Quando arrivò il 118, tuttavia, non c'era più niente da fare. Sul corpo c'erano ferite ed ecchimosi, ma niente che potesse far pensare ad un colpo mortale inferto nell'immediatezza. Tuttavia, la causa della morte, secondo l'accusa, era da addebitare ad un colpo alla testa di qualche giorno prima, inferto nell'ambito di maltrattamenti e percosse che andavano avanti da anni, ben noti ad amici e parenti, ma mai formalizzati all'autorità giudiziaria come denuncia. A detta dei conoscenti che l'avevano invitata più volte a denunciare il compagno, lei rispondeva sempre che il loro bambino doveva crescere anche con la presenza del padre. Tuttavia la vittima avrebbe raccolto fotografie dei pestaggi subiti di volta in volta nel corso del tempo.
Il marito quando stava per essere eseguito l'arresto riuscì a fuggire in Ucraina e attualmente si trova latitante nel Paese dell'Est Europa. Sulla vicenda c'era già stato un provvedimento giudiziario nei confronti di un forlivese, compagno della madre dell'imputato, accusato del reato di favoreggiamento per aver condotto Oleksandr Zahariuk a prendere l'autobus che lo ha poi riportato in Ucraina, poco prima dell'arresto. La pena, nel suo caso, è stata di 180 ore di lavori sociali con l'istituto della "messa alla prova".
Lesioni alla testa: due versioni opposte
Per il giudice di primo grado Zlata sarebbe morta per effetto di un colpo in testa ricevuto qualche giorno prima. Prima della morte, la donna lamentava un forte mal di testa, nonché avrebbe presentato ripetuti episodi di vomito che nella sua solitudine vennero sottovalutati da tutti. A circostanziare i contorni delle tante altre liti e aggressioni sono state poi le dichiarazioni rese dalle decine di testimoni, dalle amiche ai conoscenti, ai vicini di casa, agli insegnanti del figlio minore, all’anziana donna dove Zlata prestava servizio come badante: tutte concordanti sui maltrattamenti che ogni persona vicina a lei aveva percepito nella vita della giovane madre.
Le indagini: le foto delle violenze e quel colpo alla testa
La difesa, rappresentata dagli avvocati Gianluca Barravecchia e Erica Ferrini, ha sempre respinto completamente le ipotesi dell'accusa, sostenendo che non sia stato dimostrato il nesso tra il marito e le eventuali percosse che avrebbero provocato le ferite, e ha fatto riferimento invece alla fragilità della giovane e alla sua debilitazione fisica causata da un presunto abuso di alcolici e malattie pregresse. Sono parti civili la madre e la sorella di Zlata. I famigliari sono rappresentati dagli avvocati Giuseppina Castronovo, mentre l'avvocato Elena Toni rappresenta i Servizi sociali del Comune di Forlì, tutori del figlio minore della coppia.
La mobilitazione dei cittadini
La morte di Zlata Zahariuk è stato un caso giudiziario che rischiava di finire nel dimenticatoio, ma che è stato tenuto tenacemente all'attenzione dell'opinione pubblica grazie all'impegno dei vicini di casa di Zlata di via Monari - dove la donna aveva abitato fino a qualche giorno prima della morte -, che hanno creato anche una pagina Facebook 'Chiediamo giustizia per Zlata' e manifestato con uno striscione steso davanti al tribunale ad ogni udienza, compresa quella della sentenza di primo grado. In primo grado a tenere il ruolo dell'accusa è stata il pm Federica Messina della Procura di Forlì, che al termine dell'arringa finale aveva chiesto una condanna a 15 anni. Il giudice Di Giorgio è poi andato oltre la richiesta della Procura, definendo una condanna a 16 anni.