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Cronaca

Processo Livia Tellus, la Procura chiede la condanna a 3 anni e 4 mesi per l'ex sindaco Davide Drei

E' l'esito dell'udienza di martedì in tribunale dedicata alla sintesi e alla ricostruzione delle accuse, mentre la voce delle difese è stata fissata al 6 febbraio prossimo

Tre condanne: è quanto ha chiesto, alla conclusione della sua requisitoria, la Procura (pm Laura Brunelli) nelle battute finali del processo che vede come imputati l'ex sindaco di Forlì Davide Drei, l'ex presidente di Livia Tellus Gianfranco Marzocchi e l'ex direttore generale del Comune Vittorio Severi. E' l'esito dell'udienza di martedì in tribunale dedicata alla sintesi e alla ricostruzione delle accuse, mentre la voce delle difese è stata fissata al 6 febbraio prossimo. Il Pm ha quindi chiesto una condanna a 3 anni e 4 mesi per Drei, 3 anni e 2 mesi per Marzocchi e 3 anni e 8 mesi per Severi.

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Francesco Roppo (Drei), Marco Martines (Marzocchi), Antonio Baldacci (Severi), mentre l'accusa è sostenuta dal pm Laura Brunelli. Il processo è ancora in corso, la sentenza è attesa probabilmente subito dopo le arringhe difensive, il prossimo 6 febbraio. Dal punto di vista delle accuse è stato ribadito il quadro definito dopo l'inchiesta avviata nel 2016 ed approdata per la prima udienza in tribunale nel 2020.

L'inchiesta

L'indagine della Procura è stata molto rapida. Chiusa a febbraio 2018  quando nel novembre 2017 c'era stato il suo apice con la consegna di avvisi di garanzia al sindaco Davide Drei, all'ex presidente della holding delle partecipazioni nelle società pubbliche “Livia Tellus” Gianfranco Marzocchi, ed infine al direttore generale Vittorio Severi. I reati contestati dall'inchiesta sono quelli di falso ideologico e abuso d'ufficio, vale a dire le accuse tipiche dei funzionari e politici che, negli atti, non avrebbero rispettato la normativa.  

La questione risiede nel passaggio della holding delle partecipazioni pubbliche “Livia Tellus” come società del solo Comune di Forlì a società estesa a tutti i Comuni dell'Unione dei Comuni. In questo passaggio venne riconosciuto un aumento di stipendio tra parte fissa e parte indicata come collegata a risultati al presidente Gianfranco Marzocchi. Un compenso, quello di Marzocchi, effettivamente basso e molto più basso di figure equivalenti in società dello stesso tipo degli altri Comuni: era di appena 8.000 euro annui, per la gestione di una società con un patrimonio da centinaia di milioni di euro. Ma una delle leggi taglia-spesa dell'epoca - mirante proprio a contenere le spese nell'immensa selva di società pubbliche - quello stipendio, per quanto basso, non si sarebbe potuto aumentare, ma anzi era da tagliare del 20%.

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Secondo l'inchiesta, partita da un esposto del consigliere regionale della Lega Massimiliano Pompignoli e gestita dai pm Francesca Rago e Laura Brunelli ,questo avrebbe dato un indebito vantaggio patrimoniale a Marzocchi di circa 25mila euro l'anno per due anni. E per raggiungere quest'obiettivo, secondo l'inchiesta, sarebbero stati fatti dei falsi in atti ufficiali, partendo dai “visti di regolarità”. Insomma, atti viziati che infine avrebbero prodotto la maggiorazione di stipendio a Marzocchi.

Drei, nelle sue dichiarazioni, da parte sua, ha sempre puntato su due elementi forti della sua difesa: il primo è che non c'è stato danno per le casse pubbliche, ma anzi un maggior risparmio di quello imposto dalla legge; il secondo è che, mentre veniva gestita la pratica amministrativa, nessuno ha mai opposto un rilievo tecnico e contabile e che all'epoca non esisteva un'interpretazione univoca della norma. 

In sostanza, secondo l'ex primo cittadino nel luglio 2015, col progetto di creare una holding del 15 comuni, venne effettuata una riorganizzazione.  In più tappe in 4 società partecipate (Livia tellus, Forlìfarma, Forlì città solare e Forlì mobilità integrata) vennero dimezzati gli amministratori, con un risparmio da 146mila a 104mila euro per i compensi degli amministratori, con una riduzione del 29 percento, superiore al 20 percento richiesto dalla legge. In quel frangente, però, nel generale riassetto delle partecipate, è stato aumentato il compenso di Marzocchi, in quanto "dandogli maggiori responsabilità, col passaggio a 15 comuni e un capitale complessivo a 250 milioni, veniva ridefinito un corrispettivo più equo alla responsabilità assunta”, aveva spiegato. Le somme che poi sono state indicate come indebitamente percepite sono state successivamente restituite da Marzocchi.

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