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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

A Forlì i profughi ucraini sono 372, solo 50 gli inserimenti a scuola. Il 30% valuta di restare in Italia per sempre

Per eventuali nuovi flussi la Diocesi ha già messo a disposizione il monastero del Corpus Domini, in piazza del Duomo, che lo scorso ottobre ha visto l'uscita delle suore

A tre mesi di distanza dall'inizio del conflitto in Ucraina aperto dall'invasione di Putin lo scorso 24 febbraio, si è interrotto il flusso di profughi proveniente dall'Est Europa verso la Romagna. Attualmente sono 372 gli ucraini presenti sul territorio comunale, censiti dal Comune di Forlì. Sono di qualche unità in meno rispetto al picco massimo perché qualcuno ha deciso di far ritorno a casa o perlomeno di avvicinarsi alla frontiera ucraina. Dei 372 ucraini, 164 sono minori e 208 adulti, in gran parte donne.  

Sono i numeri forniti in terza commissione consigliare che si è riunita martedì pomeriggio per affrontare il tema dell'accoglienza degli ucraini e aperta con un minuto di silenzio per le migliaia di vittime causate dal conflitto. I 372 profughi presenti sul territorio hanno tutti una sistemazione e assistenza e l'attuale disponibilità di posti nei 'Centri di accoglienza straordinaria' (Cas) è superiore alla richiesta. Per eventuali nuovi flussi la Diocesi ha già messo a disposizione il monastero del Corpus Domini, in piazza del Duomo, che lo scorso ottobre ha visto l'uscita dell'ultimo nucleo di suore Clarisse Urbaniste dopo 235 anni. “E' già presente un nucleo composto da una mamma e dei bambini”, spiega Filippo Monari, direttore della Caritas diocesana. 

Gli alloggi

I nuclei famigliari ucraini presenti a Forlì sono quindi 142, 29 dei quali hanno trovato ospitalità presso famiglie che hanno aperto le loro porte. Dal punto di vista dell'assistenza pubblica, invece, si contano appunto tre 'Cas': il primo è al hotel Airport Paradise gestito dalla Croce Rossa, c'è poi la cooperativa 'Paolo Babini' con suoi alloggi, quasi del tutto saturi e appunto un terzo 'Cas' rappresentato dal monastero di fronte alla prefettura, con disponibilità di posti. In totale gli ospiti nei Cas sono 90 in provincia, di cui 36 a Forlì e 18 a Santa Sofia.

La gran parte del sostegno abitativo è però in carico a ucraini residenti in città, che hanno accolto amici e parenti. “Abbiamo raggiunto un buon livello di accoglienza. Sono tutti integrati e non si segnalano problematiche particolari”, spiega l'assessore al Welfare Rosaria Tassinari. “Sono  maggiormente in difficoltà i nuclei ucraini residenti in città che hanno ospitato parenti e amici. In questo caso li accompagniamo da un punto di vista alimentare”, spiega Monari. In questo caso la Caritas segue con i suoi pacchi alimentari, giunti al quarto giro (uno ogni 10 giorni), circa 90 nuclei di persone, per un totale di 330 persone. 

L'emergenza non è finita, però. Sempre Monari: “Nella comunità ucraina c'è la necessità di stare vicini ai mariti, avvicinandosi al confine, o anche di rientrare dentro in patria. Ed ora con l'estate e il il tempo che lo permette, ci possono stare i campi ai confini dell'Ucraina, uno in Polonia ospita 200mila persone. Ma dobbiamo domandarci come si evolverà. In autunno ci sarà una nuova ondata, anche se non sappiamo in che misura”. 

Tra gli altri aiuti ci sono poi i contributi erogati per tre mesi di 300 euro per adulto e 150 euro per minore, destinati alla ricerca di un'autonoma sistemazione. Altri 50mila euro sono disponibili da un fondo misto sostenuto per metà dalla Diocesi e l'altra metà della Fondazione Cassa dei Risparmi.

Gli inserimenti nelle scuole sono 50

Sempre dalla commissione consigliare emerge che sono relativamente pochi gli inserimenti di bambini e ragazzi ucraini nelle scuole della città. Lo spiega l'assessore alle Politiche educative Paola Casara: “Le richieste presentano numeri bassi rispetto alle presenze di moniri. Questi dati vanno letti col fatto che questi bambini sono rimasti quasi tutti collegati in Dad alle loro insegnanti ucraine e terminano l'anno scolastico così. Da parte sua il Comune di Forlì ha deciso la gratuità per rette, mense, trasporti scolastici e pre e post-scuola, sevizi coperti da risorse comunali”. 

I numeri dicono che a Forlì attualmente sono stati iscritti 50 alunni: 6 nelle scuole dell'Infanzia, 19 alle primarie, 15 alle scuole medie e 10 nelle scuole superiori. Spiega Susi Olivetti, preside del Liceo scientifico e referente per il progetto di integrazione nelle scuole a Forlì: “Anche quelli inseriti alle Superiori hanno scarse conoscenze dell'inglese, e il problema principale resta  la comunicazione. Nella primaria e nella scuola media, invece vengono usati maggiormente  alunni ucraini per la mediazione linguistica”. Al Centro di istruzione per gli adulti (Cpia) è stato da poco avviato un corso di 50 ore per la prima alfabetizzazione all'italiano per 9 alunni. Nel comprensorio forlivese si aggiungono 32 altri studenti iscritti nelle scuole degli altri comuni del Forlivese, con un picco di 13 presenze di ucraini all'istituto comprensivo di Castrocaro.

La nuova sfida sono ora i centri estivi, dopo pare ci sia maggior interesse da parte della comunità ucraina. La Regione ha stanziato 500mila euro per la loro frequenza, di cui 15mila spettanti al distretto di Forlì. “I centri estivi possono essere occasioni importanti di integrazione, ma bisogna  superare la barriera linguistica”, spiega sempre Casara. Per questo Monari suggerisce l'introduzione di figure di mediatori linguistici per questi servizi. Da parte dell'Ufficio Minori del Comune tutti i minori ucraini sono soggetti a controllo per verificare effettivamente il legame di parentela con gli adulti che li accompagnano. Controlli anche sulle vaccinazioni obbligatorie, tanto che chi viene inserito  scuola ha regolarizzato il suo status vaccinale. 

Il sondaggio 

Don Vasyl Romaniuk, assistente spirituale egli Ucraini greco-cattolici della Diocesi di Forlì-Bertinoro ha diffuso un sondaggio dove attualmente, però, sono state compilate solo 22 risposte. Dalla base di dati, abbastanza scarsa, emerge però che la grande maggioranza degli ucraini presenti a Forlì sono soddisfatti dell'accoglienza in città, il 38% di loro riceve aiuti dallo Stato e ben il 76% dalla Caritas. Ed ancora: il 38% vorrebbe lavorare, ma con orari che permettano la cura dei figli (trattandosi in gran parte di donne) e il 30% considera l'opzione di restare stabilmente in Italia. Conclude don Vasyl: “Nella comunità ucraina è sempre piu sentita la necessità di un aiuto economico, i loro soldi stanno finendo e ne mancano per comprare quanto necessario anche per i bambini. Alcuni vorrebbero tornare in Ucraina, ma non hanno i soldi per pagare il viaggio”.

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