Bimbi di ogni nazionalità e fiori: due potenti simboli di pace nelle foto di Evelyn
L'INTERVISTA - Evelyn Poggiali, conosciuta nel territorio come Evelyn Joyner Photovision, laureata con lode in Sociologia, specializzata in maternità e bambini con un background di studi in Politiche Sociali, ha deciso di cimentarsi in un nuovo progetto fotografico
La fotografia è il suo grande amore. Una passione che la spinge a realizzare reportage su temi di interesse pubblico. Il suo sguardo eclettico l’ha portata ad esempio a documentare attraverso le immagini il lockdown del 2020 imposto dall'epidemia da covid-19 e la riapertura di ristoranti e pub nella primissima settimana di quella che venne definita la "fase 1", quella del lento ritorno alla normalità. Un tour per comprendere come il mondo dei pubblici esercizi si fosse riorganizzato per la riapertura delle attività e quale fosse l’approccio della clientela alla nuova fase di “libertà” post lockdown. Dopo il covid un altro esame da sostenere, con il cuore di tutto il mondo squarciato dalle immagini delle bombe di Vladimir Putin. Ed Evelyn Poggiali, conosciuta nel territorio come Evelyn Joyner Photovision, laureata con lode in Sociologia, specializzata in maternità e bambini con un background di studi in Politiche Sociali, ha deciso di cimentarsi in un nuovo progetto fotografico che mettesse in risalto la "pace universale".
"Ho organizzato un progetto di inclusione sociale con dei bimbi dai 2 agli 11 anni sul tema della pace e della guerra - esordisce -. In particolare sono coinvolti bimbi di varie etnie. Ma non mi sono fermata al semplice scatto fotografico. E' stato realizzato un video grazie alla collaborazione di professionisti di Faenza e Ravenna nel campo fotografico e del videomaking. Questo video è stato inviato a Save The Children che ne ha riconosciuto il valore e la possibilità di poterne fare una raccolta fondi per l'associazione umanitaria". A collaborare la videomaker faentina, Ilaria Negrini, il dronista Gabriele Randi, il fotografo Dario Bonazza, ed un’animatrice faentina, Elena Cavallucci, che ha elaborato le domande per i bambini e messo a disposizione un’area giochi dove effettuare le interviste. Il progetto prende il nome di "Un fiore per il mondo".
"Un fiore per il mondo", che bel titolo Evelyn. Quando è nata l'idea e come ha preso forma?
Avevo da tempo in mente questa idea. Ciò che mi ha portato concretamente a realizzarla sono due fattori: da un lato una ricerca personale, perchè io stessa evevo bisogno di trasformare la rabbia che avevo dentro per una delusione personale in un messaggio positivo e in un insegnamento; inoltre il mio background di studi in sociologia e la mia passione fotografica hanno trovato forza di esprimersi con gli avvenimenti della guerra che è scoppiata in Ucraina, anche se non è l'unica guerra che possiamo citare. Così ho pensato a trasmettere attraverso non solo le mie foto, ma anche un intero progetto video uscito da poco su Youtube "Un fiore per il mondo, Evelyn Poggiali", un messaggio per la collettività, a prescindere da qualsiasi guerra esterna o interna che si stia vivendo.
Un progetto tutt'altro che semplice da mettere in piedi. Come si è organizzata?
L'organizzazione è stato l'aspetto piu' complesso. Sembra buffo, ma sono andata alla ricerca di bimbi di piu' etnie nei modi piu' disparati. Andando a chiedere nelle piazze, nei ristoranti e negozi etnici, su tutti i social e gruppi Facebook e facendo passaparola. Ho pensato che per questo progetto non fossero sufficienti le foto ma ho reperito professionisti del territorio di Ravenna e Faenza per collaborare a questa buona causa. Ci tengo quindi a precisare i nomi: Ilaria Negrini montaggio video; Gabriele Randi drone; Elena Cavallucci tatafata spazi gioco, voce narrante e animazione; Dario Bonazza fotografo collaboratore e me per idea, organizzazione, foto di ritratto bimbi. Inoltre l'organizzazione ha visto vari altri elementi come mettere d'accordo tutti i genitori sul giorno dell'evento e operatori; creare fiori di carta e colorarli tutti con frasi sulla pace; cercare lo spazio adeguato per la sicurezza e comodità di bimbi e genitori; analizzare e decidere le domande per le interviste. Nonche' una strategia per la promozione del progetto.
Quanti bimbi è riuscita a coinvolgere? E la loro provenienza?
Una ventina di bimbi hanno partecipato dai 2 anni e mezzo agli 11. Bimbi nati da genitori italiani e nati da genitori misti: ho avuto due bimbi ucraini che hanno visto coi loro occhi la guerra; una bimba del Montenegro; Capo Verde; tre bimbi italo asiatici, bimbi dal Ghana, un bimbo anche con sindrome di Down e bimbi italiani con caratteristiche somatiche estere proprio a dimostrare che anche all'interno di una stessa nazione possono esserci caratteristiche genetiche completamente diverse.
Le foto hanno un unico comune denominatore, un fiore di carta colorato in mano. Qual è il significato?
Il fiore rappresenta per me la semplicità. Da piccola quando vedevo qualcuno litigare pensavo che lanciando i petali di un fiore questo bastasse a far passare ogni litigio e portare al perdono. Allora ho pensato che con il mio progetto avrei voluto vedere come i bimbi, con la loro semplicità siano in grado di risolvere i problemi piu' di quanto a volte gli adulti ne creino. Ho pensato che cosa significasse la pace e in ogni fiore colorato e ritagliato da me ho messo che cosa significhi la pace nelle varie sfaccettature. "Pace è solidarietà, perdono, amicizia, responsabilità, eccetera". E' stato scelto un fiore di carta e non uno vero proprio per non dare l'idea di sradicare qualcosa dalla propria terra.
Cosa leggeva negli occhi dei bimbi quando scattava le immagini?
I bimbi erano curiosi e ho letto in loro molta spontaneità. In particolare nei bimbi ucraini che hanno visto la guerra si percepiva qualcosa di diverso. Una vena di malinconia nel piu' grande. Quegli occhi non li posso scordare e li posso comprendere fino in fondo. Un bimbo dovrebbe essere spensierato e poter pensare a giocare, nulla di altro.
L'immagine che porta nel cuore?
L'immagine dove tutti i bimbi si divertono e giocano insieme mentre Elena (l'animatrice, ndr) fa le bolle di sapone giganti nel suo parco giochi che ci ha messo a disposizione. Ogni singolo bimbo mi ha lasciato qualcosa di se': qualcosa di buffissimo, di spontaneo e di simpatico.
Dalla foto al videoclip. Cosa l'ha spinta ad estendere il progetto?
Sentivo che questo doveva essere un progetto sociale innanzitutto. Non solo un progetto fotografico. In questo caso avevo bisogno di fare sentire la voce dei bimbi per poter trasmettere appieno il messaggio. Proprio per questo ho contattato Ilaria Negirni di faenza che, come volontaria, mi ha da subito supportata e ci siamo confrontate perchè il video rispecchiasse appieno cio' che volevo dire.
Cosa le ha insegnato questa iniziativa?
Questa iniziativa mi ha insegnato che la sensibilità unita all'arte possono creare qualcosa di grande insieme. Mi ha insegnato che totali sconosciuti possono credere nelle tue idee, perchè il tuo entusiasmo è così forte da essere da esempio per la società.
Qual è l'obiettivo al quale vuole arrivare?
Un primo riconoscimento l'abbiamo avuto da Save The Children Italia che ha riconosciuto e condiviso l'importanza del progetto e sosteniamo attraverso il canale savethechildren la raccolta fondi a favore della campagna "Stop alla guerra sui bambini". Mi piacerebbe poter trasmettere il video alla settimana del Buon vivere a Forlì e in altre occasioni di tipo sociale proprio per rendere il progetto diffuso e spendibile concretamente per una buona causa e non lasciarlo solo sui social. Eventualmente farne anche una mostra con i miei scatti. Mi sto attivando perchè possa prendere forma e lo possano conoscere in tanti.