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Cronaca Bertinoro

Bertinoro, si rinnova la tradizione del Rito dell'Ospitalità: pronte 40 buste

Alla Colonna dell'Ospitalità, insieme al sindaco Gabriele Antonio Fratto – chiamato a proclamare i nomi delle famiglie, ristoranti, associazioni ospitanti, guideranno il Rito il vicesindaco Mirko Capuano e Wilma Malucelli

Domenica alla Colonna di preannunciano almeno 40 buste pronte ad essere scelte dai tanti ospiti e turisti che saranno la mattina sul Balcone della Romagna a Bertinoro. L'antica tradizione, divenuta Rito dell'Ospitalità il 5 settembre del 1926, si rinnova ogni anno poiché fa sperimentare il cuore della convivialità romagnola che, aprendosi all'ospite appena incontrato, dimostra tutta la sua ricchezza e profondità.
La mattinata inizierà alle 10 con la partenza del corteo storico, che camminerà al ritmo dei tamburi del gruppo degli sbandieratori “Brunori” di Forlimpopoli, insieme alle autorità e agli amici dei paesi gemellati (in particolare: Kaufungen, gemellaggio che compie quest'anno 20 anni, e Villefranche sur Saône, un patto di amicizia siglato nel 2013). 

Prima di salire alla Colonna, il corteo farà una sosta importante al Monumento al Vignaiolo, dove ogni anno viene consegnata la pergamena del “Vignaiolo Nuovo” a colui o colei (a Bertinoro sono molte le donne del vino) che, come recita lo scritto «ha deciso di continuare la tradizione». Quest'anno la pergamena andrà a Jacopo Lupo Melia, figlio di Graziella Pezzi della storica azienda Fattoria Paradiso. In realtà Jacopo ha già avuto tale riconoscimento quando a soli 5 mesi, in braccio ad Ave Ninchi, nell'anno in cui il padre veniva nominato “vignaiolo del mondo”, riceveva l'impegno di proseguire il lavoro del nonno. Alla Colonna dell'Ospitalità, insieme al sindaco Gabriele Antonio Fratto – chiamato a proclamare i nomi delle famiglie, ristoranti, associazioni ospitanti, guideranno il Rito il vicesindaco Mirko Capuano e Wilma Malucelli.

"Vino e Cinema": i grandi film che parlano di vino

Domenica alle ore 18.30 nel Palazzo Comunale di Bertinoro, Gianfranco Miro Gori propone un percorso alla scoperta dei grandi film che parlano di vino.  La storia del cinema nasce all'insegna del cibo, perché se è vero che le immagini dei Lumière più ricordate sono l'arrivo del treno, e l'uscita dagli operai dalla fabbrica, accanto a queste campeggia Le repas de bébé (La colazione del bimbo). Di qui in avanti quello dedicato al rapporto cinema e cibo è stato quasi un “genere” cinematografico. All'interno del quale ha occupato un posto via via crescente un filone dedicato al vino che compare anch'esso sin dalle prime pellicole Lumière; e assume un posto sempre più importante mano a mano che ci avviciniamo al presente. 

L'“immagine” del vino cambia. Pur essendo stato sempre un elemento della socialità umana, non rappresentava un esempio di alta qualità della vita. Oggi questo accade e il cinema lo registra e contribuisce al cambiamento. Così assistiamo a non pochi film in cui il vino e la sua produzione fanno parte del “buon vivere”, laddove spesso avevano avuto piuttosto un legame con l'ebbrezza in senso negativo. I principali film di questo “genere” e che peso hanno avuto nella storia del cinema sarà l'oggetto della conferenza che si svolgerà con parole e immagini.

Miro Gori ha fondato la Cineteca del comune di Rimini nel 1986, dirigendola fino al 2012. Tra i primi a dedicarsi in Italia ai rapporti cinema e storia, si è occupato del regista Federico Fellini, dello sceneggiatore e poeta dialettale Tonino Guerra, del musicista Secondo Casadei e del poeta Giovanni Pascoli. Nel 2004 è stato eletto sindaco di San Mauro Pascoli (FC), carica che ha ricoperto fino al 2014. Fra i suoi lavori più recenti, Le radici di Fellini. Romagnolo del mondo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2016, presentato a Bertinoro in occasione dei Pomeriggi del Bicchiere 2017.

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