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Cronaca

Un tesoro di carte che testimoniano il '900 forlivese in un unico archivio digitalizzato: "Apriamo il cantiere della memoria"

“Apriamo un cantiere della memoria che durerà anni. Forlì è stata una città protagonista, nel bene o nel male, del '900”, argomenta Brunelli

I documenti che danno testimonianza della storia di Forlì nel '900 catalogati, digitalizzati e resi disponibili, pur con una provenienza da diversi fondi, in un'unica piattaforma online consultabile da storici, studiosi e semplici appassionati: è l'obiettivo che si pone un protocollo di intesa tra Comune, Fondazione Cassa dei Risparmi e Fondazione Roberto Ruffilli, sottoscritto venerdì mattina, sostenuto da un finanziamento pluriennale di 600mila euro, tra Comune,  Fondazione Cassa dei Risparmi e Regione.

Sarà un lavoro lungo, con un orizzonte temporale di 5 anni, eventualmente rinnovabili, ma l'obiettivo è di mettere a disposizione di tutti una grande quantità di materiale di varia natura, “un tesoro di carta che si ramifica a 360 gradi su eventi nazionali ed internazionali, da rendere consultabile tramite una digital library”, come spiega Gianluca Braschi, direttore dell'Archivio di Stato, che è la struttura archivistica che già detiene al momento la custodia dei fondi che saranno digitalizzati. 

Si tratta, in particolare, del fondo 'Paulucci de Calboli Ginnasi', di 130 metri lineari, donato dai discendenti della famiglia nobiliare forlivese nel 2002 al Comune di Forlì e depositato all'Archivio di Stato, e del fondo 'Paulucci de Calboli Barone', altro ramo della stessa famiglia, custodito anch'esso dall'Archivio di Stato e in via di donazione formale per essere acquisito come patrimonio pubblico. Variegato il materiale presente: tanti documenti, ma anche fogli spuri di appunti, fotografie, tutto materiale su cui gli storici di oggi e di domani potranno basare le loro ricerche storiografiche sul cosiddetto “secolo breve”, periodo storico che ha visto la città di Forlì come uno degli epicentri.

Protocollo per l'archivio digitale del 900

Forlì si conferma quindi 'città del Novento', “un secolo trattato da due grandi mostre al San Domenico nel 2012 e nel 2013”, ricorda Gianfranco Brunelli, vice-presidente della Fondazione. “Un progetto che va nello stesso indirizzo dell'amministrazione della valorizzazione del Novecento”, aggiunge il sindaco di Forlì Gian Luca Zattini. Proprio su questo tema è aperto il progetto del cosiddetto 'Miglio Bianco', vale a dire la valorizzazione del quartiere razionalista di viale della Libertà. Il protocollo del progetto di digitalizzazione, inoltre, indica un altro edificio del Novecento, l'ex asilo Santarelli, come possibile centro operativo di documentazione. 

“Apriamo un cantiere della memoria che durerà anni. Forlì è stata una città protagonista, nel bene o nel male, del '900”, argomenta Brunelli. Sulla storia più recente c'è sempre “il rischio di sovrapporre il presente, anche in modo strumentale, sulle vicende del passato, ma studiare il passato è importante per comprendere la nostra identità”, aggiunge. E proprio per la ricostruzione di quest'identità collettiva, gli archivi digitalizzati saranno un valido strumento di analisi per le prossime generazioni. “Si amplia un percorso di conoscenza, la città si arricchisce dal punto di vista sociale e democratico”, si unisce da parte sua il presidente della Fondazione Maurizio Gardini

“Gli archivi devono avere un'attenzione particolare, essere oggetto di politiche culturali profonde e di lungo periodo”, è il pensiero di Mauro Felicori, assessore regionale alla Cultura. Proprio la Regione Emilia-Romagna finanzia iniziative di questo tipo tramite la Legge regionale della memoria del '900. Nuove risorse derivanti da questa legge potranno così confluire nel progetto forlivese sul Novecento, tramite la Fondazione Ruffilli.

Da un punto di vista operativo, Comune e Fondazione garantiscono un finanziamento da 40mila euro ciascuno, per 5 anni, alla Fondazione Roberto Ruffilli, intitolata ad un altro grande forlivese del '900, il senatore Dc ucciso dalle Brigate Rosse il 16 aprile 1988, una delle ultime vittime del terrorismo politico degli anni '70-'80. La Fondazione Ruffilli ha già digitalizzato il Fondo Ruffilli e il Fondo Melandri, materiale che potrà essere messo a disposizione delle iniziative culturali comuni definite nel protocollo da due commissioni, una tecnica e una istituzionale allargata anche alla partecipazione di Regione, Archivio di Stato e Soprintendenza.

“Proprio la vicenda personale di Roberto Ruffilli, il suo contributo culturale e civile espresso dapprima attraverso lo studio del processo costituente, poi della successiva crisi della rappresentatività come crisi del consenso con la conseguente definizione di nuove forme di libertà attiva del cittadino, e infine la sua stessa morte, quasi impongono che a lui, e quindi alla Fondazione che ne cura la memoria, sia anche simbolicamente riconosciuto questo ruolo”, spiega una nota congiunta relativa al compito della fondazione culturale presieduta da Pier Giuseppe Dolcini.

Il protocollo potrà valorizzare anche altri diversi archivi che documentano la storia forlivese del Novecento. Negli ultimi trent'anni Forlì ha acquisito (in proprietà o in deposito) molti archivi e fondi di personalità e protagonisti del recente passato: basti pensare all'unicum del fondo Dreyfus-Paulucci nella Biblioteca Saffi, all'archivio Paulucci di Calboli presso l’Archivio di Stato, al fondo archivistico e bibliotecario Antonio Beltramelli, all'archivio Diego Fabbri, alla collezione d'arte di  mons. Terzo Natalini (archivista presso l'Archivio Segreto Vaticano), all'archivio Walter Ronchi, fino agli archivi di Manlio e Tullo Morgagni.

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