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Giovedì, 28 Marzo 2024
Welfare

Un assegno mensile di 400 euro per le donne vittime di violenza: torna il Reddito di Libertà

L’assessora Lori: “Una misura attesa e concreta che segna un’importante passo avanti per ricominciare e riprendere in mano la propria vita”

Un aiuto concreto per ricominciare, riprendendo in mano la propria vita. La Regione Emilia-Romagna rilancia il Reddito di Libertà, la misura rivolta alle donne vittime di violenza che prevede l’erogazione di un assegno mensile fino a 400 euro per un periodo massimo di un anno. E lo fa con un impegno forte: 1,3 milioni di euro per il 2022, stanziamento regionale che integra in modo significativo i 200mila euro stanziati dallo Stato, portando le risorse già disponibili a 1,5 milioni di euro.

E sono in arrivo ulteriori finanziamenti. Nelle prossime settimane, infatti, verrà assegnata all’Emilia-Romagna un’ulteriore tranche di risorse statali pari a 667mila euro, che permetterà di superare i 2 milioni di euro. Un plafond tale da dare risposte a una platea importante di donne. Il Reddito di Libertà è una misura nazionale che le Regioni possono decidere di integrare con propri finanziamenti. Da qui la scelta della Regione Emilia-Romagna, a fronte di una pratica, la violenza contro le donne, da contrastare con sempre maggiore efficacia, insieme alle condizioni di isolamento e difficoltà economico-sociale che ne seguono, ulteriormente aggravate durante la pandemia.

“Sono molto contenta della decisione corale che oggi vede l’Emilia-Romagna in prima linea con un forte impegno a favore del reddito di libertà - sottolinea l’assessorae regionale alle Pari opportunità, Barbara Lori -. Questa scelta segna un concreto e atteso passo in avanti in risposta ai bisogni delle donne vittime di violenza verso la piena autonomia, una risposta necessaria che avvia la fase di attuazione del nuovo Piano di contrasto alla violenza di genere”. 

Istituto nel 2020, il Reddito di Libertà è diventato operativo tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, dopo la circolare applicativa dell’Inps, con una prima disponibilità per l’Emilia-Romagna di circa 200 mila euro di risorse nazionali. Un budget limitato che ha permesso di finanziare solo 42 sulle 290 domande presentate nei primi tre mesi dell’anno. Ora, grazie all’impegno aggiuntivo della Regione, tutte le domande verranno accolte e lo stesso si potrà fare anche con eventuali nuove istanze.

Cos’è il Reddito di Libertà e a chi è rivolto

Accompagnare le donne che hanno subito violenza in un percorso di autonomia per sé, ma anche per i propri figli. Questo, in estrema sintesi, l’obiettivo fondamentale del Reddito di Libertà, un assegno cumulabile con altre misure di sostegno, come il reddito di cittadinanza, che viene erogato dall’Inps, cui la Regione Emilia-Romagna trasferirà già dai prossimi giorni la propria quota di 1,3 milioni di euro.

Destinatarie: le donne con figli minori o senza figli, seguite da un Centro antiviolenza ufficialmente riconosciuto e in condizioni di bisogno economico. Per questo, la domanda che le interessate possono fare al proprio Comune di residenza deve essere corredata oltre che da un’attestazione del Centro antiviolenza relativa al percorso di emancipazione ed autonomia intrapreso, anche da una certificazione dei Servizi territoriali che attesti le condizioni di difficoltà socio-economica. L’assegno viene erogato in un’unica soluzione per un massimo di 12 mensilità, pari dunque a 4.800 euro. Tra le spese che possono essere coperte anche quelle per l’istruzione e la formazione dei figli.

Da parte della Regione un impegno che continua

Spesso il primo passo verso l’autonomia parte dalla casa. É per questo che la Regione affianca al Reddito di Libertà anche contributi per aiutare le donne vittime di violenza a coprire le prime spese per l’affitto e la gestione di un’abitazione. Dal 2017 ad oggi sono stati stanziati 1.298.400 euro. Risorse distribuite tra Comuni capofila dei 38 ambiti distrettuali socio-sanitari dell’Emilia-Romagna che possono servire per erogare alle donne, inserite in un progetto specifico che preveda l’uscita dalle case rifugio o da alloggi di transizione, forme di sostegno economico fino ad un massimo di 6 mila euro.

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