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Cronaca

Regolamento del Consiglio, il Comune: "Solo una prima bozza, nessuna volontà di imbavagliare"

"Nel caso delle riprese video, l’obiettivo è di aggiornare il Regolamento alla luce dei mutamenti avvenuti nel mondo della comunicazione con la finalità di dare maggiori garanzie al principale organismo di rappresentanza"

Nessuna volontà di imbavagliare le notizie e di filtrare le informazioni che passano dal Consiglio Comunale ai cittadini. E' il succo della replica che arriva dal Comune di Forlì sulla questione del “regolamento bavaglio”, vale a dire la nuova versione del Regolamento del Consiglio Comunale in cui si abbozzano una serie di carichi esagerati su chi esegue riprese audio-video anche solo con un telefonino in quello che è il luogo pubblico per eccellenza della politica e delle decisioni cittadine. 

Qui nel dettaglio le nuove disposizioni inserite nella bozza: tra cui un obbligo di rispettare una “par condicio” oltre le previsioni della legge stessa sulla par condicio, un obbligo di “non manipolare”, non specificando bene che cosa si intenda per questo intervento e chi sia il 'controllare' dell'informazione, il tutto da autorizzare preventivamente almeno 72 ore prima. Un dispositivo molto pesante che esorbita dai diritti costituzionali garantiti dalla libertà di espressione e dalle leggi nazionali.

Commenta l'ex vicesindaco Giancarlo Biserna: "Il Comune di Forlì sulla modifica del regolamento sull' attivita' del consiglio comunale fa marcia indietro. Dice che era una bozza. Insomma va nelle sedi ufficiali con una bozza. Comunque la ritirata è talmente scalcagnata e scritta in politichese stretto che era meno peggio dire la verità. Cioè i motivi veri e in modo semplice e trasparente. Viva anche in questo caso l'Assessorato alla Trasparenza".

Tuttavia, esplicita la nota del Comune, c'è prima di tutto “una questione di metodo, visto che quanto portato all’attenzione pubblica dal dibattito politico non è altro che una bozza di lavoro (come chiaramente evidenziato nella pratica e comunicato alla conferenza dei capigruppo dell’11 luglio), utile proprio al confronto e a permettere prime valutazioni amministrative da parte degli uffici. Risulta quindi stridente il fatto che un metodo così improntato possa essere fatto passare per volontà di imporre una modifica in sordina”.

Per quanto riguarda invece il merito: “Il secondo aspetto è di contenuto. Nel caso delle riprese video, l’obiettivo è di aggiornare il Regolamento alla luce dei mutamenti avvenuti nel mondo della comunicazione con la finalità di dare maggiori garanzie al principale organismo di rappresentanza istituzionale, ai cittadini, ai consiglieri e al mondo del giornalismo e della stampa. Dal momento in cui tutte le sedute consiliari sono aperte al pubblico e recentemente riprese da un nuovo servizio di streaming con diretta, archiviazione e possibilità di ricerca per parola chiave in archivio, l’ipotesi su cui si sta lavorando parte dalla conferma di quanto già esiste da molto tempo relativamente alla presenza dei giornalisti e foto-cineoperatori di testate giornalistiche al Consiglio comunale, e cioè la possibilità loro assicurata di poter accedere e lavorare nello spazio riservato alla stampa e all’interno del Consiglio”.

“Alla luce di questo non esiste pertanto nessuna volontà di imporre censure e tantomeno di inserire limitazioni improprie. L’obiettivo rimane invece quello di garantire una migliore fruibilità del servizio streaming e di valorizzare il ruolo della professione giornalistica e della stampa”, precisa la nota del Comune.

“Elemento di novità emerge sul tema “Riprese audio-video delle seduta consiliari da parte di soggetti terzi autorizzati” (art.21 in bozza) dove i “soggetti terzi” saranno chiamati al rispetto di regole e comportamenti, consoni a rispetto della deontologia professionale degli operatori della comunicazione e della normativa”, non si sbilancia la nota.

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Su questo punto, che è il più controverso, quello che contiene le previsioni più “fantasiose” e in contrasto con le garanzie della libertà di espressione del pensiero, il Comune fa ufficiosamente sapere che la bozza potrebbe subire importanti modifiche in senso positivo. Resta il fatto che chi ha steso il primo testo di bozza ha tradito una certa volontà censoria, inserendo clausole al limite della burocrazia vessatoria, in certi casi ridondanti ed arbitrariamente estensive rispetto a quanto già prevede la legge, in altre in netto contrasto. In ogni caso ha palesato notevole ignoranza sui principi cardine dell'ordinamento democratico. Attendiamo quindi aggiornamenti sulle bozze più “avvedute”.

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