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Cronaca

Beatificazione di Benedetta, ecco il reliquario: contiene un ciuffo di capelli

Alla base si trova l’Agnello pasquale, sgozzato ma vivente, con lo stendardo della risurrezione. Il fusto è costituito da uno stelo di rosa

E' stata disegnata dall'artista forlivese Franco Vignazia, a partire da una idea di Don Paolo Giuliani, e realizzata dalla ditta Fradel di Vittorio Sardella (di Lodi), il reliquiario di metallo argentato che sarà portato in processione durante il rituale della beatificazione di Benedetta Bianchi Porro, in programma il prossimo 14 settembre nel Duomo di Forlì. Dopo la lettura della lettera apostolica di Papa Francesco con la quale la venerabile Serva di Dio Benedetta Bianchi Porro viene iscritta nel numero dei beati, mentre il coro esegue il canto di ringraziamento, si scopra l’immagine della nuova Beata e si porti processionalmente una sua reliquia, che viene collocata nei pressi dell’altare. La reliquia consiste in un ciuffo di capelli prelevato durante la ricognizione canonica dei resti mortali di Benedetta, avvenuta il 2 aprile scorso. Alla base si trova l’Agnello pasquale, sgozzato ma vivente, con lo stendardo della risurrezione. Il fusto è costituito da uno stelo di rosa, ricco di foglie, che avvolge e sostiene la teca e termina, al di sopra di essa, con una rosa in boccio. Ciascuno degli elementi ha un preciso significato in riferimento all’avventura umana e spirituale di Benedetta.

L’Agnello

Il quarto carme del Servo, nel libro del profeta Isaia al cap. 53 v.7, paragona il Servo di Jahvé a un agnello: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca”. Da queste parole fino alla grande visione dell’Apocalisse (5,6): “Vidi in mezzo al trono un agnello ritto, ma immolato”, l’agnello è nella Scrittura icona del Cristo crocifisso e glorificato, Colui che ha vinto morendo. Ma la forza di questo simbolo, nella vita di Benedetta, si colora anche di una tonalità esistenziale, che ascoltiamo in alcuni suoi scritti. Il 16 agosto 1957 scrive all’amica Maria Grazia: “Alla fine di giugno mi sono operata d’urgenza. In occasione dell’operazione mi tagliarono i capelli a zero ed ora la mia testa assomiglia molto ad una spazzola per abiti”. Alla vigilia dell’intervento confiderà alla mamma: “Mentre mi tagliavano i capelli, mi sentivo come un agnello cui tagliano la lana e pregavo il Signore perché mi facesse forte e piccola. Il Signore, mamma, vuole da noi grandi cose”. Forse l’immagine dell’agnello riaffiora da un ricordo d’infanzia, quando osservava curiosa il lavoro dei tosatori:  “Ho visto Natale che tagliava la lana a una pecora”. Anche l’immagine dell’essere "ritta" le appartiene; ancora a Maria Grazia, pochi mesi prima di morire, dirà di sé: “Soffro molto, credo ogni volta di non farcela più, ma il Signore che fa grandi cose mi sostiene pietoso e io mi trovo sempre ritta ai piedi della croce” (24 settembre 1962).

La rosa

E' l’immagine che ha accompagnato l’ultimo tratto del cammino di Benedetta, pegno di consolazione e di compimento.
Nelle deposizioni del processo diocesano per la beatificazione leggiamo nella testimonianza della mamma: “Circa due mesi prima di morire di morire Benedetta disse alla Giuliana e a mia figlia Carmen che aveva visto o sognato (non lo so) la tomba di famiglia a Dovadola aperta e dentro c’era illuminata una rosa bianca talmente splendente da non poterne sopportare la vista”. “L’ultima mattinata le detti da mangiare come al solito. Mentre mangiava, le dissi che c’era un uccellino sul davanzale della finestra ed essa cantò: «Rondinella pellegrina». E mentre riportavo in cucina le tazze vuote, vidi attraverso la vetrata una macchia sull’aiuola del giardino che era ricoperta di brina. Pensai che fosse un uccellino. Poi scendendo le scale, con mia sorpresa, vidi una rosa bianca sbocciata. Alla Benedetta poi domandai se voleva che gliela portassi. Lei dopo avermi domandato di che colore era, mi disse di raccoglierla più tardi e disse questa frase: «Questo è il dolce segno»”. Benedetta morirà poche ore dopo, il 23 gennaio 1964. L’immagine di una rosa che fiorisce – e per giunta decisamente fuori stagione! – è singolarmente adeguata ad esprimere il punto di arrivo del cammino di Benedetta: la piena fioritura della sua umanità salvata dall’incontro con il Signore risorto e vittorioso. Come ricorda a ciascuno Papa Francesco,  la santità è “l’incontro della tua debolezza con la forza della grazia” (Gaudete et exsultate n. 34); essa non toglie “ forze, vita e gioia. Tutto il contrario, perché arriverai ad essere quello che il Padre ha pensato quando ti ha creato e sarai fedele al tuo stesso essere” (n. 32).
 

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