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Cronaca

Apertura straordinaria per la chiesa del San Domenico: il recupero costa 30 milioni

Sala dell'ex Refettorio del San Domenico gremita, sabato mattina, per la presentazione del libro "San Domenico il restauro", edito da "In magazine"

Sala dell'ex Refettorio del San Domenico gremita, sabato mattina, per la presentazione del libro “San Domenico il restauro”, edito da “In magazine”. L'autore Gabrio Furani è il progettista del recupero dell'ex complesso religioso, divenuto il contenitore museale che tutt'Italia ci invidia. “Questo volume - dichiara il sindaco di Forlì Roberto Balzani - è uno strumento di riflessione per i prossimi cent'anni. Il restauro del San Domenico è un lavoro lungo e grandioso, che alla fine restituirà alla comunità un patrimonio inestimabile”.

Dalle parole del primo cittadino (in sala erano presenti anche i predecessori Sauro Sedioli e Nadia Masini) è facilmente intuibile la portata dell'evento culturale andato in scena in piazza Guido da Montefeltro. La Sala Refettorio era colma di gente molto prima dell'orario d'inizio della kermesse. I trecento forlivesi accorsi hanno capito la storicità dell'evento: una sorta di inaugurazione “ante litteram” del monumento restaurato. Se l'ex convento domenicano è già utilizzato dal 2005 per le grandi mostre di spessore internazionale iniziate con il Palmezzano (è in pieno svolgimento “Novecento. Arte e vita in Italia tra le due guerre”), all'appello manca ancora la chiesa di San Giacomo Apostolo.

“L'intervento - comunica il dirigente comunale Gianfranco Argnani, succeduto proprio a Furani nella direzione lavori del grande recupero - sono a buon punto. Entro l'estate appalteremo con gara europea la pavimentazione e l'allestimento interno, confidando di vedere concluso il tutto per l'estate 2014”. Prima di ammirare il cantiere di San Giacomo e accedere anche ai sotterranei della chiesa, ambienti molto spaziosi che ospiteranno i ritrovamenti archeologici emersi nel corso dei lavori, a cominciare dalla cappella trecentesca del Beato Giacomo Salomoni emersa sotto la sede stradale, i visitatori hanno potuto ascoltare da Gianluca Brusi la storia del sito, seguita dalle annose vicende del recupero del monumento dalla viva voce della Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici Antonella Ranaldi e degli amministratori comunali alla cultura coinvolti nel corso degli anni: Gabriele Zelli e Mauro Bacciocchi.

L'attuale sindaco di Dovadola ha enunciato alcune date epocali, a partire dal 27 febbraio 1988. “E' il giorno in cui, fra Comune di Forlì e Amministrazione della Difesa, è stato stipulato l'acquisto del San Domenico. In realtà si trattò di una permuta: in cambio dell'ex convento, che scontava il crollo di gran parte della chiesa, l'Esercitò ottenne due palazzine residenziali al Ronco, oltre ad un robusto conguaglio atto a pareggiare completamente il valore degli immobili scambiati. Il San Domenico era infatti stato valutato 2 miliardi e 183 milioni di lire”. L'ex assessore Bacciocchi è andato ancor più a ritroso nel tempo, sino al 1978, l'anno del crollo dell'intero lato nord della chiesa: “Fu un dramma per il patrimonio culturale forlivese, ma si rivelò anche provvidenziale per le sorti del monumento: i forlivesi si accorsero del bene inestimabile che stavano per perdere”.

In città si ricominciò a parlare del San Domenico, innescando la complessa procedura per la sua restituzione alla città. La storia, il restauro, le tecniche e i contenuti con tanto di progetto di allestimento: sono tutti elementi riportati nel libro di Gabrio Furani, edito da “In Magazine”, già in vendita nelle librerie cittadine. L'ultima meraviglia dello storico recupero descritto dal progettista, ha le fattezze della sala polivalente che sarà ricavata proprio nella chiesa.

Si parla di una capienza di 750 posti a sedere, destinati a “scomparire” in pochi minuti grazie a un meccanismo all'avanguardia, che modulerà le sedute e lo spazio della navata centrale a seconda degli eventi in programma. Anticipazione doverosa del volume di Furani: tolti i denari per l'acquisto, il recupero di questo “patrimonio inestimabile per la comunità”, come lo ha definito il sindaco Balzani, alla fine verrà a costare 30 milioni di euro, finanziati in gran parte dallo Stato e dall'Unione Europea e spalmati in circa 25 anni di lavori.

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