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Cronaca

Due opere d'arte distrutte dai vandali, ma la "Lunetta di San Mercuriale" e altre 7 salve prima della demolizione

L’ex Universal nel giro di poche settimane sarà abbattuto, per far spazio ad un ambizioso progetto di social housing. Nove opere d'arte che si trovano sui suoi muri sono state salvate

L’ex Universal nel giro di poche settimane sarà abbattuto, per far spazio ad un ambizioso progetto di social housing, con la realizzazione di case a prezzi calmierati. Stretto tra Francesco Nullo e via Maceri, una spina conficcata nel tessuto urbanistico del centro storico, il grosso edificio risalente a 57 anni fa – di cui gli ultimi 12 anni in stato di abbandono o occupato abusivamente – sarà demolito. Manca poco, tra le ultime operazione da compiere – e ormai conclusa quest’estate - c’era quella di recupero di 11 pitture murali di Irene Ugolini Zoli, la popolare artista forlivese morta 21 anni fa, a 88 anni, che ha lasciato un segno profondo nel secondo Novecento cittadino, anche perché la città è disseminata di sue opere, molte nel collezionismo privato, altre come decorazioni di molti palazzi costruiti negli anni ’60  e ’70. I musei civici conservano circa 150 suoi lavori. Lo scorso anno è stato intitolato a questa ex insegnante dell’Istituto d’arte anche l’Istituto comprensivo che ha sede nell’ex collegio aeronautico.

Due opere andate irrimediabilmente perse

Il patrimonio artistico pubblico,  l’anno prossimo, si arricchirà così di 9 sue opere, al termine di un laborioso restauro, ad opera del restauratore di Santarcangelo Bruno Baldini. Quanto sarà laboriosa quest’attività è indicato dal fatto che delle 11 opere dell’ex Universal che andavano salvaguardate, due purtroppo sono state dichiarate irrimediabilmente perse, rovinate senza speranza dalle vernici acriliche spray usate nei vandalismi che si sono amalgamate ai colori originari. Una delle opere perse, che non si è potuto neanche identificare con esattezza, giace ancora sotto una scritta “Maceria vive”, firma degli ultimi “inquilini” dell’ex Universal, un centro sociale occupato che venne sgomberato dalla Polizia sette anni fa dopo una breve occupazione di circa tre mesi.

L’altra opera andata irrimediabilmente persa è un omaggio al “Pestapepe”, a lungo attribuito a Melozzo da Forlì e poi a Del Cossa. Il restauratore ha reperito materiale fotografico che indica che Irene Ugolini Zoli si era cimentata con questo soggetto, un dipinto quattrocentesco che si trova nella Pinacoteca civica. L’artista forlivese venne chiamata ad abbellire il grande salone del secondo piano, dove venne realizzato l’hotel Universal, e scelse di rendere piacevole il soggiorno agli ospiti decorando le pareti con rivisitazioni di opere famose della città. Ben 10 opere tutte nel medesimo ambiente, con tecnica mista tempera e acrilico su fondo liscio e levigato probabilmente a gesso. Doveva essere un bel colpo d’occhio. 

Omaggi alle opere più celebri di Forlì

Il restauratore incaricato dalla nuova proprietà, Investire Sgr di Milano, è riuscito ad operare con un complesso strappo delle pitture dal muro e loro riposizionamento su tela, così da non dover rendere necessario la più complessa conservazione della porzione di muro su cui si trovavano, come inizialmente si era ipotizzato. Tuttavia chiodi, nastro adesivo, abrasioni, intemperie, abbandono e vandalismi hanno deteriorato notevolmente le opere, che torneranno a splendere nel 2020. Tra queste ci sono un omaggio ad un nudo di Modigliani, una riedizione del ritratto di Caterina Sforza di Giorgio Vasari, una “Fiasca fiorita” riprodotta circa quarant’anni prima che una mostra del San Domenico la valorizzasse appieno. Ed ancora: un omaggio alla quattrocentesca “Dama dei gelsomini”, anch’essa un pezzo pregiato dei musei cittadini e un altro omaggio ad un viso di apostolo di Melozzo. Altre opere sono i “Musici su un fondale di finto arazzo”, un particolare dell’Adorazione di Forlì ed uno scorcio prospettico. Le opere sono state datate negli anni Settanta.

Una bellissima riproduzione della lunetta di San Mercuriale

C’è un’opera che tuttavia si è conservata meglio delle altre, forse perché posizionata in un ambiente meno vissuto dai variopinti “ospiti” dell’ex Universal, l’atrio davanti agli ascensori. Si tratta di una scenografica e grande riproduzione della lunetta del portale di San Mercuriale, due opere speculari di tre metri di lunghezza l’una, in due toni rosso-marrone e nero, su un riporto di intonaco di mezzo centimetro. Quest’ultima è un opera che è stata risparmiata dai molteplici lavori e vandalismi e che sarà anch’essa restaurata e salvata. 

Il futuro delle opere restaurate

Che destino avranno queste 9 opere, al termine del loro restauro? Il Comune di Forlì, dando l’ok alla demolizione, ha imposto la salvaguardia delle 11 opere (di cui 2 come detto andate rovinate), che restano tuttavia di proprietà del privato che ha acquistato l’edificio. L’opzione di riposizionarle nella nuova costruzione non pare percorribile, perché non sarebbero fruibili se non dai futuri condomini. Il proposito è quindi di donarle al patrimonio pubblico, o museale o ad una scuola, quando le tele saranno pronte.

Il progetto dell'ex Universal

Si tratta di una struttura dismessa, di proprietà comunale e poi alienata, che si trova tra piazza del Carmine e via Regnoli. Dopo 11 anni di tentativi, un soggetto privato ha partecipato al bando per l'acquisizione della struttura, offrendo l'importo a base d'asta di 200mila euro. Il compratore si è aggiudicato così 6.370 metri quadri disposti su 5 piani (seminterrato, rialzato e tre piani). Ma il dato è poco significativo, dal momento che la struttura, realizzata nel 1962, sarà demolita e ricostruita completamente. Al suo posto verrà realizzato un edificio con 5 piani fuori terra (oltre al piano interrato o seminterrato), con altezza massima non superiore a 17,5 metri. Ad aggiudicarsi il bando è  stata una società pubblico-privata, specializzata in social housing, la 'Investire Sgr', a sua volta di proprietà di 'Emilia Romagna Social Housing', partecipata da Cassa Depositi e Prestiti, Unicredit ed anche dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. Si tratta dello stesso soggetto che a Meldola ha curato il recupero della Casa di accoglienza 'San Giuseppe' a servizio dell'Irst. L'obiettivo del progetto, che impegnerà alcuni milioni di euro, è la realizzazione di abitazioni in “social housing”, vale a dire a prezzi di acquisto o affitti calmierati. Il progetto è finalizzato a tutti i nuclei famigliari in una “fascia grigia” che pur non potendosi permettere canoni o mutui sul libero mercato, tuttavia non rientrano nei parametri degli alloggi pubblici, per i quali comunque esistono tempi di attesa lunghissimi, come per esempio giovani coppie, nuclei monogenitoriali, anziani e famiglie con disabili.

La storia del palazzo

L’edificio fu edificato nel 1962, successivamente alla demolizione del fabbricato preesistente nell'ambito di un isolato del centro storico, uno “sfregio” rispetto alla struttura urbanistica della parte centrale della città, come purtroppo molti ce ne sono stati in centro con la ricostruzione del Dopoguerra. Negli anni l'edificio ha ospitato diverse attività di tipo terziario e artigianale fra cui un albergo (che occupava i piani secondo e terzo), ma anche la fabbrica di tendicollo per camicie “Universal”, con le attività di confezioni e merceria all’ingrosso al piano terra. Della “Tendicollo Universal” rimangono poche tracce se non delle insegne scolorite sui vetri. L'attività sponsorizzò una famosa corsa ciclistica a cronometro, il Trofeo “Tendicollo Universal” che si disputò tra il 1958 e il 1979 sulle strade tra Forlì e Castrocaro e che vide la partecipazione dei grandi campioni del ciclismo dell'epoca. L'albo d'oro annovera tra i vincitori Ercole Baldini, Jacques Anquetil, Felice Gimondi, Francesco Moser, Bernt Johansson.

La struttura è stata poi sede di circoli e associazioni sportive negli anni Ottanta e Novanta, fino all'utilizzo come sede della 1° Circoscrizione cittadina ed in parte come alloggi pubblici temporanei. Dal 2007 l'edificio è stato dismesso, dopo 45 anni di utilizzo per finalità diverse. L'immobile era da tempo inserito nel Piano alienazioni del patrimonio immobiliare. In passato vi sono state diverse aste pubbliche (12 dicembre 2007, 8 aprile 2008 e 5 novembre 2015), tutte andate deserte. L'ultima per un importo di 400mila euro. Nel 2012 vide una breve parentesi di “ritorno alla vita” con un'occupazione abusiva da parte di un centro sociale che prese il nome di 'Maceria' dal nome della strada attigua, via Maceri. Venne sgomberato dalla Polizia e riconsegnato al Comune.
 

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