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Cronaca

Riapertura dei saloni, lo sfogo della parrucchiera: "Le misure restrittive vanno riviste. Così non va"

Alla fine della giornata si cerca di chiudere la porta del salone col sorriso. Perchè è nella passione che si trova la forza nell'andare avanti

Il 18 maggio sarà ricordato come il giorno della ripartenza degli acconciatori ed estetisti dopo la chiusura imposta dall'emergenza sanitaria da covid-19. C'è chi ha tenuto aperto anche nei giorni festivi, per recuperare il tempo perduto, chi invece ha voluto mantenere i vecchi ritmi per rendere meno roventi mani e forbici e rifiatare. Riprendere il ritmo è stato tutt'altro che facile: se i clienti si dimostrano collaborativi e pazienti con le nuove normative, dall'altra parte gli esercenti devono fare i conti con mascherine, guanti e sanificazioni.

Doretta Brancaleoni, titolare dell'omonimo salone di acconciature in via Macero Sauli, si fa portavoce del disappunto di una parte della categoria avendo raccolto le opinioni di diverse colleghe e parrucchieri. "Dopo tre settimane di riapertura non ci siamo ammalati di covid, ma c'è chi a fine giornate combatte contro il mal di testa e chi contro abbassamenti di voce ed è costretto a prendere medicinali - esordisce -. E' una delle conseguenze che derivano dall'indossare le mascherine per circa 12 ore al giorno. E respirare la nostra anidride carbonica non fa bene alla salute. Non è possibile vivere in questo modo. Se non ci ammaliamo di covid, ci ammaliamo di altre patologie. Così non può funzionare e dal mio punto di vista il governo dovrebbe cambiare i protocolli e le ristrettezze che si sono state imposte. Anche per quanto riguarda le sanificazioni, le cui procedure non sono uguali per tutti".

"Dory" critica anche le modalità per il rimborso delle spese dei dispositivi di protezione individuale. "Ho speso 1400 euro per quanto riguarda mascherine, guanti e prodotti per la sanificazione. Abbiamo fatto la gara contro il tempo per presentare domanda ai nostri commercialisti il 18 maggio per il bando di Invitalia. Alle 9 erano tutti pronti per il click, ma dopo quindici secondi i 50 milioni di euro messi a disposizione erano già finiti. E su 92800 domande ne sono state accettate solo 3.700. E' una presa in giro. Anche i miei colleghi stanno cercando di farsi ascoltare dalle associazioni". Alla fine della giornata si cerca di chiudere la porta del salone col sorriso. Perchè è nella passione che si trova la forza nell'andare avanti. Con la speranza in un allentamento delle misure, anche alla luce della riduzione dei contagi.

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