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Cronaca

Riforma dei consorzi di bonifica, in città non si pagherà più

Approvato dall'Assemblea legislativa il progetto di legge che completa l'opera di riforma dei Consorzi di Bonifica. Più chiarezza per i cittadini nel rapporto con la bonifica

Approvato dall'Assemblea legislativa il progetto di legge che completa l'opera di riforma dei Consorzi di Bonifica. “Più chiarezza per i cittadini nel rapporto con la bonifica e più efficienza nei servizi svolti sul territorio, che grazie a 20 mila chilometri di canali e a 450 idrovore garantisce la sicurezza idraulica a un territorio di quasi mezzo milione di ettari. Con la legge approvata oggi abbiamo concluso e completato il rinnovamento della disciplina di bonifica dell'Emilia-Romagna”. Questo il commento dell’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni all’approvazione, da parte dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, della riforma dei Consorzi di bonifica.

Tra le novità introdotte dal provvedimento quella relativa al pagamento del tributo di bonifica per i proprietari degli immobili situati nelle aree urbane, che non dovranno pagare se la rete fognaria è in grado di allontanare le acque meteoriche senza significative interconnessioni con la rete di bonifica, mentre in caso contrario il tributo è dovuto. Sarà il Piano di classifica degli immobili predisposto dal Consorzio di Bonifica su indirizzo della Regione a stabilirlo.

“Per la montagna – spiega Rabboni - la legge accoglie le richieste delle Unioni di Comuni montani di confermare e finalizzare la contribuenza a lavori ed opere di presidio idrogeologico, di sottoporre preventivamente i programmi di bonifica all'esame delle Unioni di Comuni e di sostenere tutte le possibili forme di collaborazione tra bonifica ed Enti locali”.

“In soli tre anni, attraverso tre distinti provvedimenti di legge – aggiunge l’assessore -  abbiamo riformato una materia fondamentale per la funzionalità della nostra regione, superando antiche difficoltà e resistenze che in passato frenarono i precedenti tentativi di riforma, alcuni dei quali risalenti ad oltre vent’anni fa. Dopo la legge del 2009, che ha dimezzato il numero dei Consorzi di Bonifica, ridotto a 5 i consiglieri d’amministrazione, di cui solo 3 indennizzati, e quella del 2010 che ha riformato in senso proporzionale il sistema elettorale di bonifica, abbiamo legiferato sul delicato ed annoso problema della bonifica nelle aree urbane e montane, nonché sull'applicazione dei minimi amministrativi di contribuenza, sull'uso plurimo delle acque dei canali di bonifica, sui rapporti di collaborazione tra Bonifica e Servizi idrici”.

Le novità del progetto di legge
Se in passato i proventi dei tributi di bonifica in montagna erano destinati a sostenere la sola attività di vigilanza, ora dovranno essere utilizzati per  finanziare quegli interventi di manutenzione  e di presidio del territorio che sono più che mai strategici in queste aree del territorio regionale.

Per quanto riguarda le aree urbane, invece, il progetto di legge chiarisce chi dovrà pagare o meno il tributo di bonifica: non dovranno farlo gli immobili serviti dalla rete  fognaria senza significative interconnessioni con la rete di bonifica, mentre  pagheranno i proprietari di immobili che traggono un beneficio specifico e diretto dalle opere di bonifica. Lo strumento che permetterà di individuare gli immobili esclusi o tenuti al pagamento è il Piano di classifica degli immobili del comprensorio di bonifica, che dovrà essere predisposto da ogni Consorzio, sulla base di criteri definiti dalla Giunta regionale dopo aver sentito  una commissione tecnica composta da esperti di tutte le pari interessate.

Tra le novità del testo: l’obbligo a contribuire alle spese del Consorzio per chiunque,  pur non associato, scarichi acqua nei canali consortili; la possibilità  per il Consorzio di bonifica e il Servizio idrico integrato di accordarsi per una riscossione unitaria dei tributi e,  in casi particolari, per una gestione concordata delle reti. Viene poi stabilito che i canali di bonifica potranno essere utilizzati anche per usi diversi da quello irriguo, come quello civile ed industriale. Si è inoltre intervenuto sui minimi contributivi stabilendo che i tributi di importo modesto saranno riscossi ogni due o tre anni, al raggiungimento di una soglia minima in grado di giustificare le spese amministrative per la riscossione.

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